toninelli di battista fico

I NUOVI MOSTRI GRILLINI - FILIPPO FACCI: “TONINELLI È UN PUPAZZO CHE OGNI VOLTA CHE PARLA FA LA GIOIA DELLA SATIRA - DI BATTISTA RESTA UN DISOCCUPATO CHE HA TROVATO IL PRIMO IMPIEGO A 35 ANNI - ROBERTO FICO E’ L'UNICO DEI TRE CHE ABBIA IN QUALCHE MODO LAVORATO: TOUR OPERATOR, CENTRALINISTA DI CALL CENTER, IMPORTATORE DI TESSUTI DAL MAROCCO, INSOMMA UN CLASSICO DISOCCUPATO NAPOLETANO CHE S'ARRANGIA E UNA FINTA SFINGE MORALISTA…”

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

FILIPPO FACCI

Nei giorni scorsi Gianmarco Tognazzi (figlio di Ugo) ha parlato dell' idea di rifare con Alessandro Gassman (figlio di Vittorio) un remake del mitico I mostri di Dino Risi, film del 1963 che descriveva alcuni spaventosi archetipi italiani e a cui seguì il degnissimo I nuovi mostri di Mario Monicelli.

 

E siccome il nostro palcoscenico istituzionale è ormai una commedia all' italiana (la regia è di un comico) possiamo tranquillamente prospettare I nuovissimi mostri della nostra politica a cominciare, ovviamente, da quelle sagome che sono i grillini: i quali però - diversamente dai Tognazzi e Gassman junior - non sono decisamente figli di nessuno, a meno di considerare come archetipi anche i genitori di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e Paola Taverna: un abusivista edilizio alla napoletana, un nostalgico fascista e un'abusiva che non vuol mollare la casa popolare. Allora via, motore, azione, le luci sono accese da tempo.

 

TONINELLI CONTESTATO A PIOLTELLO 3

TONINELLI

Ormai non si dice più «sparare sulla croce rossa» bensì «sparare su Danilo Toninelli», che è sin troppo facile, ma la colpa è sua. Neppure i detrattori della prima ora lo chiamano più «Tontinelli» o «Tontinulla» o «Toninulla»: è più che sufficiente «Danilo Toninelli», sarebbe quasi da registrarlo alla Siae. Che dire? Sappiamo già tutto: l'hanno piazzato alle Infrastrutture e Trasporti che è un ministero importante dove servirebbe gente preparata e sobria, e ci siamo ritrovati un pupazzo che ogni volta che parla fa la gioia della satira.

 

salvini toninelli

C'è il triste capitolo del Ponte Morandi, con le gaffe che non fanno neanche più ridere: dopo il crollo lui e Di Maio promisero immediatamente la revoca della concessione ad Autostrade e la rimozione delle macerie, due cose - la concessione, le macerie - che sono ancora lì, e godono di ottima salute. Il cattivo gusto però resta indimenticabile. Nel pieno del disastro, Toninelli partì per le vacanze e si fotografò sorridente con moglie e cappellino della Guardia Costiera: «Qualche giorno di mare con la famiglia con l'occhio sempre vigile su ciò che accade in Italia».

 

toninelli tav

In settembre parlò di rendere il ponte «un luogo vivibile, un luogo di incontro in cui le persone si ritrovano, possono vivere, giocare, mangiare». Un ponte. Un viadotto autostradale sospeso a 45 metri dal suolo. Di seguito inventò che «la famiglia Benetton era ed è azionista di punta dei gruppi che controllano quotidiani come la Repubblica, L'Espresso, Il Messaggero. Ecco il motivo per il quale i media attaccano il Governo del Cambiamento».

 

Nota: i Benetton non sono mai stati azionisti di questi gruppi. Poi, a Porta a Porta, rise accanto alla riproduzione del ponte Morandi e scatenò perciò la rabbia dei telespettatori. In risposta, postò una foto per sfoggiare un nuovo taglio di capelli: «Ho revocato la revoca della concessione al mio barbiere». Doveva essere una battuta.

 

toninelli

Ma sono troppe le gaffe di Toninelli sui più svariati argomenti. Resta celebre quando esaltò l'utilizzo decennale del tunnel del Brennero, e annesso «trasporto su gomma», di fronte a una commissaria Ue: anche se il tunnel non è stato ancora costruito e anche se resta un tunnel ferroviario, quindi il trasporto su gomma non c' entra niente. Altre volte ha lanciato allarmi sulle condizioni degradate di alcuni viadotti (tipo a Bugnara, L' Aquila) ignorando che a intervenire direttamente, per primo, poteva o doveva essere lui. Ma potremmo farci una pagina intera con le gaffe di Toninelli. Sarebbe una noia. Servirebbe un film.

 

DI BATTISTA

ALESSANDRO DI BATTISTA OSPITE DI BARBARA DURSO

Anche l'esotico Alessandro è un gaffeur di prim'ordine, ma si vede meno, perché in genere non c'è (una dote) o parla di temi di cui magari non sapete neanche voi che leggete: figurarsi i grillini medi, che manco leggono. Pazzo di sé, il rivoluzionario Di Battista ora si è occupato delle colpe coloniali della Francia, ma è l'ultima uscita di una lunga serie. Dal palco del Circo Massimo disse che la Nigeria era in mano per «il 60 per cento ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte è Ebola».

 

Nota: la percentuale di Boko Haram era e resta infinitamente minore, e l'Oms ha successivamente dichiarato la Nigeria «Ebola free». Dello svarione si accorse persino il New York Times. Poi, dopo aver associato le guerre africane al consumo di carne («Molte guerre vengono combattute per il rifornimento idrico fondamentale per l'industria della carne») ha rivelato che «in Grecia i cittadini disperati si iniettano il virus dell'Aids per prendere il sussidio».

ALESSANDRO DI BATTISTA OSPITE DI FABIO FAZIO

 

Uno studio dell'Oms, che citava la rivista Lancet, in realtà accennava a pochi casi isolati e fece marcia indietro con tante scuse ai lettori. Poi c'è questa, quasi famosa: «Il terrorista non lo si sconfigge mandando più droni, ma elevandolo a interlocutore, l'Isis nasce come prodotto delle strategie Usa e Nato». Infine, a proposito del successo dei 5 Stelle, dichiarò che «prevedo attacchi sempre più mirati... Pezzi di stato deviati ti mandano qualche ragazza consenziente che poi ti denuncia per stupro, ti nascondono una dose di cocaina nella giacca che hai lasciato incustodita... succederà se continuiamo ad andare così bene». Sarà per questo che non vanno più così bene.

luigi di maio e alessandro di battista in auto 2

 

Ma queste cose, ora, non interessano: interessa il Di Battista terzomondista che ha viaggiato tra Colombia, Bolivia e Guatemala, il sapore dell'avventura, roba da antipode di quel Di Maio che invece sa di carrierista incravattato. Di fatto, però, Di Battista resta un disoccupato che ha trovato il primo impiego a 35 anni (dichiarazione 2013: 3.176 euro; l'anno dopo, in Parlamento, 78.000) ma che nel 2008 era stato candidato nella prima lista grillina e prese un pugno di voti. Il regolamento ai tempi prevedeva che i trombati potessero candidarsi alle politiche, così entrò alla Camera.

ALESSANDRO DI BATTISTA IN GUATEMALA

 

Nel 2016 fece un giro d'Italia in moto e ci scrisse un libro per la Rizzoli berlusconiana. Il Foglio segnalò questo dialogo, riportato nel libro. «"Ma lei è lei?", domandò lo sconosciuto. "Io sono io, lei è lei?", risposi sorridendo. "Sì, anche io sono io", "Quindi ognuno è sé stesso, molto bene", aggiunsi». Direttamente dal Guatemala ha definito «puttane» e «pennivendoli» i giornalisti, escluso quel Marco Travaglio che intanto pubblicava i reportage di viaggio del «Dibba».

 

Nel 2018 non si è ricandidato: cosa che lo avvantaggerebbe su quel Di Maio che in teoria, per regola interna, dovrebbe rinunciare alla terza candidatura. Di Battista attende sul bordo del fiume: che sia il Tevere o l'Orinoco.

 

FICO

roberto fico

Il casting si completa con l'attuale presidente della Camera: dopo un comico involontario (Toninelli) e dopo un frullato di piacionismo che ruba l'obbiettivo (Di Battista) era fisiologico un classico terzo comodo, Fico, uno che peraltro rientra in un ruolo da protagonista per il rotto della cuffia: il parco-attori grillino resta quello che è, monopolizzato da comparse magari funamboliche, pittoresche, da circo, da B-movie, ma comparse.

 

ROBERTO FICO SANTO SUBITO

Roberto Fico invece è un protagonista che si agita meno, ma viene fuori alla distanza e vive di rendita. Prima rendita: aver fondato la prima cellula grillina a Napoli ed essere considerato un puro che non ha mai sgarrato, o quasi. Seconda rendita: subentrare a Laura Boldrini, che l'avrebbe fatto benvolere anche se fosse stato lo strangolatore di Boston. Che poi rendita si fa per dire, visto che è l'unico dei tre che abbia in qualche modo lavorato: tour operator, centralinista di call center, importatore di tessuti dal Marocco, insomma un classico disoccupato napoletano che s'arrangia.

 

Nel suo curriculum definì «master» un corso di «gestione del capitale umano» finanziato dal ministero del Lavoro, ma per il resto è sempre stato il classico grillino che nell'abbattimento di spese e stipendi vede la salvezza del Paese. Già nel suo discorso di insediamento parlò di «taglio ai costi della politica».

 

roberto fico

Ha rinunciato all'indennità presidenziale e l'aveva fatto anche quando aveva guidato la commissione di vigilanza Rai. Si è fatto fotografare in autobus (chiede i rimborsi dei biglietti) e a Napoli votò Bassolino, poi s'iscrisse a Rifondazione comunista, è immigrazionista, a favore dello ius soli e delle adozioni gay: insomma, due palle. L'ideale per fare la finta sfinge moralista tra gli agitatissimi Toninelli e Di Battista, che intanto si sbracciano a favor di telecamera. Un grande film. Ma è difficile immaginare un sequel.

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…