UN EMENDAMENTO IN TOTO - IL REUCCIO DELLE AUTOSTRADE AVEVA UN CONTENZIOSO MILIONARIO CON L'ANAS. CHI INGAGGIÒ PER LAVORARE A QUEL CONTENZIOSO? CERTO, L'AVVOCATO BIANCHI, CHE RICEVETTE DUE MILIONI DI EURO IN PARCELLE. 700MILA FURONO DIROTTATI SUI CONTI DELLA FONDAZIONE DI RENZI, PROPRIO MENTRE IL GOVERNO GENTILONI, CON UN EMENDAMENTO, ''RISOLVEVA'' QUEL CONTENZIOSO CHE AVREBBE SVENATO TOTO…
Giacomo Amadori e Alessandro Rico per “la Verità”
Già nove mesi fa la Guardia di finanza di Firenze invitò la Procura a puntare l' attenzione sui rapporti tra il Giglio magico e il gruppo imprenditoriale Toto. La conferma si trova a pagina 35 dell' annotazione delle Fiamme gialle del dicembre 2018, che segnalava all' attenzione del procuratore aggiunto, Luca Turco, il contenuto di alcuni articoli di giornale usciti nel 2017 e nel 2018 sulla Strada dei parchi, il tratto autostradale abruzzese di cui il gruppo imprenditoriale è divenuto concessionario, subentrando ad Autostrade per l' Italia (che detiene ancora circa il 2% delle quote).
Un' attività gestionale che aveva comportato un contenzioso milionario con l' Anas, risolto da un emendamento alla manovra del maggio 2017 dal governo Gentiloni. Nella conclusione della comunicazione di notizie di reato le Fiamme gialle, in poche righe, lasciavano già presagire quale sarebbe stata la pista investigativa percorsa dagli inquirenti, ovvero i rapporti del gruppo Toto con i petali del Giglio. Per questo chi aveva letto questa annotazione non è rimasto sorpreso dall' attività nei confronti dell' avvocato Alberto Bianchi, perquisito e indagato per traffico di influenze illecite.
L' ACCUSA
Infatti il legale ha ricevuto un incarico professionale dalla Toto costruzioni generali spa (di cui è presidente Alfonso Toto, figlio di Carlo, destinatario, a luglio, di un decreto di perquisizione della Finanza) per un contenzioso con Autostrade per l' Italia. Allo studio è stato corrisposto un onorario da circa 2 milioni di euro.
Di questi, 700.000 euro sono stati pagati direttamente a Bianchi che li ha dirottati sui conti della Open, la fondazione di raccolta fondi a favore di Matteo Renzi, di cui era presidente e rappresentante legale. Come ricorda il libro L' Intoccabile, di Davide Vecchi, anche in passato Bianchi aveva impiegato del suo per sostenere le spese elettorali di Renzi. Durante le elezioni del 2009 lui e suo padre garantirono 72.000 euro, firmando una fideiussione bancaria. L' anno successivo la estinsero attraverso un mutuo acceso da una nuova associazione, la Festina lente, che viene dismessa nel 2012 dopo aver organizzato tre eventi di finanziamento elettorale e avere incassato 120.000 euro.
Adesso Bianchi è accusato di aver promesso o comunque agevolato la conclusione di affari proprio grazie alle sue conoscenze politiche e alla posizione di presidente del consiglio di amministrazione di Open, composto da Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Luca Lotti. Quest' ultimo, da sottosegretario, aveva una delega al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), organismo chiave per lo sblocco dei fondi destinati alle infrastrutture.
ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI
L' avvocato venne ingaggiato per occuparsi di un contenzioso riguardante un appalto ricevuto dalla Toto costruzioni da Autostrade per l' Italia, la società dei Benetton, per alcuni lavori, iniziati a fine 2013, sulla variante di valico dell' A1, opera poi inaugurata in pompa magna dallo stesso Renzi nel dicembre 2015: in quell' occasione, proprio Alfonso Toto fu immortalato mentre dava il cinque al Rottamatore.
I lotti della discordia erano i numeri 6 e 7, nel tratto La Quercia-Badia Nuova. Nella galleria Sparvo, il 21 novembre 2013, si era verificata una frana con lieve cedimento della volta e deformazione dell' armatura in ferro. Toto avrebbe voluto rifare la galleria modificando il percorso, invece Autostrade ha preferito rafforzare la struttura già completata. Di qui, l' aggravio di costi per la società dell' imprenditore abruzzese e il contenzioso economico con quella dei Benetton. Alla fine, le due società avevano raggiunto un accordo, certificato dalla Toto costruzioni generali nel bilancio 2016, dove si legge che Autostrade per l' Italia «ha provveduto a riconoscere all' appaltatore un congruo indennizzo per i maggiori oneri [] e a versare la seconda rata pari a 75 milioni, a saldo del corrispettivo convenuto tra le parti».
Evidentemente gli inquirenti ritengono che i Toto abbiano ingaggiato Bianchi perché quest' ultimo aveva le entrature giuste presso quei personaggi politici della galassia renziana, in grado di sbloccare la disputa sul cantiere stradale dell' A1.
D' altro canto, pochi anni dopo, sotto il governo Gentiloni, come raccontano gli articoli segnalati dalla stessa Guardia di finanza, la Strada dei parchi spa (controllata per circa l' 80% dalla Toto holding spa e per la restante parte dal presidente Carlo Toto), concessionaria delle autostrade abruzzesi A24 e A25, avrebbe incamerato in Parlamento un buon successo. Si tratta della vicenda, che La Verità vi ha raccontato ieri, dell' emendamento alla manovra del maggio 2017, con cui furono «abbuonati» i 121 milioni di euro di debito di Strada dei parchi con Anas, per le rate scadute del prezzo del corrispettivo di gara per la concessione delle due autostrade. Il canone era stato regolarmente pagato da Strada dei parchi fino al 2013, quando il ruolo di concedente passò dall' Ente nazionale per le strade al ministero delle Infrastrutture.
L' emendamento alla manovra del 2017 risolse così la questione: i 121 milioni non venivano versati ad Anas, purché il concessionario li impiegasse per i lavori di manutenzione dell' autostrada, in particolare per quelli di adeguamento sismico. La somma sarebbe stata restituita a rate, direttamente allo Stato, entro il 2031.
L' allora ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, commentò così quell' emendamento: «Non c' è nessun regalo; è un prestito con interessi, diciamo, ma è per la sicurezza immediata, altrimenti non c' è la bancabilità da parte dell' azienda».
LE AZIENDE
Al centro dell' inchiesta ci sono anche i flussi finanziari tra la holding guidata dalla famiglia teatina e la Immobil green di Lilian Mammoliti e Patrizio Donnini, fondatori dell' agenzia di comunicazione Dot media che si è occupata di gestire l' immagine delle prime Leopolde e di politici di primo piano del Pd. Tra il 2016 e il 2017 l' immobiliare toscana avrebbe realizzato una plusvalenza di 950.000 euro acquistando e cedendo alla Renexia dpa (controllata per circa l' 80% dalla Toto holding dpa e per la restante parte dal presidente Carlo Toto), cinque società con in pancia autorizzazioni per centrali eoliche. L' accusa per quell' operazione è di appropriazione indebita e autoriciclaggio (per questo sono stati perquisiti diversi soggetti in contatto con Donnini).
È indagato con tali contestazioni anche Lino Bergonzi, ad di Renexia. Ma i finanzieri della loro annotazione collegano logicamente la decisione di Bergonzi di facilitare quella plusvalenza con gli articoli che nei mesi precedenti aveva raccontato gli affari del gruppo Toto e i loro presunti santi in Paradiso.