pnrr raffaele fitto

“IL PNRR VA SMANTELLATO E CAMBIATO ANCHE NEGLI OBIETTIVI. ALTRIMENTI CI FACCIAMO MOLTO MALE” - SIAMO DAVVERO NEI GUAI SE IL MINISTRO PER IL PNRR, RAFFAELE FITTO, CI AVVERTE CHE IL RECOVERY E’ DA RIFARE: "FARÒ UNA REVISIONE STRUTTURALE DI OBIETTIVI ORMAI SUPERATI DAGLI EVENTI. GRAN PARTE DEL PIANO NON È SPENDIBILE. DOVREMO DEFINANZIARE UNA SERIE DI INTERVENTI NON STRATEGICI - LE GRANDI OPERE NON SONO TUTTE REALIZZABILI, PERCHÉ IL SISTEMA IMPRENDITORIALE ITALIANO NON È IN GRADO DI TRIPLICARE IN UN ANNO QUESTO GENERE DI INTERVENTI” - E CHE CE FAMO CO’ ‘STI SOLDI? SENTITE BENE: L'IDEA È SPOSTARE DECINE DI MILIARDI VERSO GLI INCENTIVI ALLE IMPRESE (COSI’ GODRANNO I SOLITI “PRENDITORI”)

Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

raffaele fitto giorgia meloni

Sostiene Raffaele Fitto, il ministro che ha in mano il dossier del Pnrr su cui si gioca il destino del governo e del Paese, che «è questione di pochi giorni, poi sarà tutto chiaro.

Io non mi faccio condizionare da attacchi al limite degli insulti, che mirano a screditarci in un gioco di sponda tra Roma e Bruxelles, né distrarre da un dibattito surreale come quello sull'uso dei fondi del Pnrr per il dissesto idrogeologico. Noi stiamo lavorando e porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto, molto male».

 

raffaele fitto foto di bacco

L'analisi di Fitto parte dai numeri, «[…] serve una diagnosi reale per non sbagliare terapia. In pochi mesi abbiamo monitorato l'utilizzo dei fondi europei 2014-2020. Tre anni dopo la scadenza, su 126 miliardi ne abbiamo speso il 34%. Vogliamo riproporre questo schema con i fondi del Pnrr che sono quasi il doppio (ai 220 miliardi bisogna aggiungere i 30 del fondo complementare), con meno della metà di tempo di spesa, regole e vincoli molto più rigidi? Il calcolo è facile. Giugno 2026 sembra lontano, ma è vicinissimo. Questo è il problema».

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN

 

[…] La ricognizione dello stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza […] è praticamente conclusa […] e Fitto ha le idee chiare. Non si tratterà di cosmesi […] ma di uno «smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi». Questa è la conseguenza inevitabile che scaturisce dalla «oggettiva constatazione che «gran parte del Pnrr non è spendibile. C'è un problema di quantità di interventi e uno di qualità. Non si può spendere tanto per spendere. Quindi noi stiamo immaginando dei cambiamenti importanti. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità».

 

PNRR, TRAGUARDI, SCADENZE E IMPORTI - GRAFICO LA STAMPA

[…] Sicuramente il capitolo infrastrutture sarà notevolmente sforbiciato.

«Quelle grandi non sono tutte realizzabili, perché il sistema imprenditoriale italiano non è in grado di triplicare in un anno questo genere di interventi».

 

Si può stimare un taglio del 30% delle grandi opere. Quanto alle piccole, il problema è «la polverizzazione in decine di migliaia di progetti. Per lo più preesistenti al Pnrr, […] Serve una riflessione all'insegna del realismo, alla luce dei meccanismi di controllo europei: campionamento a sorteggio e restituzione di tutto il finanziamento in caso di mancata realizzazione anche solo dell'1% di un'opera, una beffa con effetti pesanti sulle finanze pubbliche».

 

RATE DEL PNRR PER L'ITALIA - LA STAMPA

[…] Considerando che nel Pnrr ci sono 110 miliardi di opere pubbliche su 220 totali, l'impatto della revisione sarà gigantesco. Scartata l'idea di rinunciare ai fondi, si tratta di decidere dove ricollocarli. Sul punto vacilla persino la mitezza dorotea di Fitto, mai intaccata dall'approdo meloniano. «Si fa un dibattito surreale, privo di lucidità e concretezza» ipotizzando di cambiare i progetti in corso d'opera, a seconda dell'emergenza contingente: ieri l'immigrazione, oggi le alluvioni, domani chissà.

 

PNRR - I FONDI PER L ITALIA

Il ragionamento di Fitto è che «non si possono sostituire gli interventi del piano, in gran parte ereditati dal passato, anacronistici e comunque in ritardo, inventandone di nuovi ancora da progettare e a maggior ragione irrealizzabili in tre anni. I ritardi nella spesa sul dissesto idrogeologico, con progetti per 2,5 miliardi già esistenti e inseriti nel Pnrr dal governo Draghi, dovrebbero essere una lezione. Bisogna cambiare gli obiettivi».

 

RAFFAELE FITTO ALLA CAMERA ALLA DISCUSSIONE SUL DL PNRR

A cominciare da alcuni dei 27 legati alla quarta rata da 16 miliardi, con scadenza a giugno. Entrano nella trattativa, che in ogni caso si chiuderà entro la fine di agosto. «Questa è la finestra, il momento di un'operazione verità».

 

Della categoria «obiettivi non raggiunti» fa parte il bando flop sulle colonnine per la ricarica di idrogeno, su cui era sorta una «incomprensione» con la Corte dei Conti che aveva pubblicato un dossier di censura. Fitto, che aveva protestato, oggi rilancia: «Che colpa abbiamo noi se arrivano solo 36 domande per 40 colonnine? Come si fa a ipotizzare una responsabilità? E in ogni caso quella competenza è dell'Ue. Piuttosto, bisognerebbe pensare che l'obiettivo era sbagliato».

 

PNRR - LE SEI MISSIONI

L'idea guida è spostare decine di miliardi verso gli incentivi alle imprese, con meccanismi automatici e rapidi, già sperimentati con successo perché minimizzano l'intermediazione delle pubbliche amministrazioni.

«Incentivi che alla luce delle nuove regole sugli aiuti di Stato, ormai ammessi anche per il funzionamento delle imprese, servono a garantire la nostra competitività nei confronti di Paesi con forte capacità fiscale. La Germania ha messo sul piatto 200 miliardi. Noi non avremo spazio nemmeno con il piano RepowerEu in discussione, perché abbiamo preso tutta la quota a debito. Dunque dobbiamo rendere la nostra competitività industriale sostenibile. Altrimenti non reggiamo».

 

pnrr

[…] Il ministro non si nasconde difficoltà e incertezze della trattativa. […] Resta l'indizio del blocco da gennaio della terza rata da 19 miliardi. «Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, stiamo aspettando una risposta dalla Commissione. Forse c'è un eccesso di attenzione. Peraltro quella rata riguarda il governo precedente, perché è la rendicontazione a fine 2022». […]

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…