“IL FATTO” SI SMARCA (AL 50%) DAL GRILLISMO SENZA LIMITISMO – CAPORALE: “UN LEADER NON È UN POLIZIOTTO E LA SUA AUTOREVOLEZZA NON SI SOSTIENE CON LE SANZIONI. HA CREATO UN MOVIMENTO NON UN CARCERE. E I SUOI MILITANTI NON SONO SECONDINI DEL PENSIERO” – FRECCERO PRO-BEPPE: “LUI NON VUOLE CHE IL M5S DIVENTI UN PARTITO, E NON TOLLERA IL DIBATTITO INTERNO”…

Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

Per esaminare la comunicazione di Beppe Grillo, Carlo Freccero chiede tempo: "Due minuti e la richiamo. Mi serve un'idea".

Allora, ha pensato qualcosa di forte?
Facciamo un discorso interno o esterno al Movimento?

Che vuol dire?
I suoi articoli, i servizi televisivi, gli speciali settimanali non servono a nulla. Non spostano l'efficacia di Beppe.

Cos'è, un tipo di immunità mediatica?
Chi vota per il Movimento 5 stelle non si fa impressionare dal linguaggio del fondatore che, in questo momento, mi appare più rabbioso che felice come durante la traversata tra la Calabria e la Sicilia. Ma il quadro è diverso, e lo dovete comprendere. Almeno provateci.

La concorrenza?
Mi chiedo: che campagna elettorale sta venendo fuori? Il tavolo è sempre più ampio e ragioniamo su Montezemolo che non scende mai eppure sta lì per lì, su Berlusconi che distrugge il Pdl per salvare se stesso, sul Pd che celebra le primarie e Renzi che si eclissa. Tutti qui desiderosi di sapere se i centristi di Casini si amano con Monti, se il matrimonio tra Berlusconi e Maroni andrà a buon fine! Ma che roba è?

Sì, però Grillo annuncia ed esegue il repulisti.
Appunto, lui non vuole che il Movimento diventi un partito. Dice: chi sta con me è dentro, chi non sta con me è fuori. E questo comportamento, netto, forse strano per le nostre abitudini, non rovina quel rapporto tra gli elettori e Beppe che si è creato in rete. Non tollera il dibattito interno.

Non sbaglia, per lei?
Io e lei, si fidi, non possiamo capirlo.

2 - PREVALE UN FURORE LENINISTA E IL COMICO NON FA PIÙ RIDERE
Antonello Caporale per il "Fatto quotidiano"

Beppe Grillo dovrebbe fare un grande respiro e pensare che, dopotutto, lui è un comico. Ha fatto molto più di quel che poteva, ma resta un comico, non un leader, nemmeno un capo. Un ispiratore, un suggeritore, un grande e fortunato movimentatore di idee. Di più non sa fare e si vede.

Un leader non è un poliziotto e la sua autorevolezza non si sostiene con le sanzioni. Ha creato un movimento non un carcere. E i suoi militanti non sono secondini del pensiero, indagatori delle altrui intelligenze, esploratori delle vergogne comuni. I militanti sono per lo più brave persone che hanno voglia di fare qualcosa per l'Italia. Promuova i migliori, non i più fedeli.

Nel grande calderone si nascondono infiltrati, i soliti furbetti di un Paese che in fin dei conti ha eletto la furbizia come virtù, ma sono effetti collaterali del successo. Contenerli è possibile, sopprimerli è fatica inutile. Secondo consiglio non richiesto: ritorni a sorridere. A rendere lieve l'aria, e un po' gioioso un movimento che sta divenendo funereo. Ritrovi lo spirito dell'avventura e se non riesce a far tagliare i riccioli da mondo Gaia a Casaleggio almeno gli chieda di prendersi due settimane di sabbatico.

Chiami i dieci migliori a gestire insieme, magari non dalla sala da pranzo della casa di Genova, il movimento. E pensi che se propugna la democrazia diretta e orizzontale non può furbescamente evitarla quando si tratta di selezionare le candidature. Faccia ammenda, dica che forse ha ecceduto.

È ancora in tempo per recuperare una connessione col suo popolo che oggi sembra interrotta. Ci sarà più confusione senza Casaleggio e i suoi algoritmi? Meglio il disordine che l'ordine spettrale delle esecuzioni online. Meglio infiltrati che abbattuti dal furore tardo leninista dell'obbedienza cieca. A Grillo consiglio poi di non prendere sul serio i sondaggi: sono gonfiati e presto lo capirà. Non si faccia conquistare dal terrore di dover governare l'Italia: lui è fuori, garantito. Non è Cavour, e se ne faccia una ragione.

 

 

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