UFFICIO SINISTRATI - LA MINORANZA BERSANIAN-DALEMIANA PROVA A RIPRENDERE IL CONTROLLO DELLA “DITTA” E AVVERTE IL PREMIER: “O CI ASCOLTA O NON CI STIAMO” - PECCATO CHE NEL PD ORMAI SIANO TUTTI RENZIANI (“NON PER AMORE MA PERCHÉ CONVIENE STARE CON LUI”)

Laura Cesaretti per “Il Giornale

 

Matteo Renzi Matteo Renzi

Nel microcosmo Pd si attende con il fiato sospeso la giornata di giovedì, quando si terrà la Direzione che dovrà nominare la nuova segreteria «unitaria» del partito, attesa da febbraio.

 

Una scadenza che non interessa praticamente nessun altro al mondo (probabilmente neppure al premier, che ha altro da fare: ieri lunga riunione con Cottarelli, Padoan, il consigliere economico Gutgeld, la Boschi e lo staff economico di Palazzo Chigi su tagli e legge di Stabilità; oggi un pranzo in Vaticano con segretario di Stato, presidente della Cei e alte gerarchie varie, domani Renzi incontrerà tutti i ministri per discutere di spending review), ma che agita molto le acque interne.

pierluigi bersanipierluigi bersani

 

Soprattutto dopo che due «grandi vecchi» come Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani hanno riaperto le ostilità, frenando le trattative della minoranza con Renzi. Ma il silenzio che è seguito alle esternazioni polemiche dei due fa capire chiaramente che nelle «nuove leve» Pd, bersaniane o dalemiane o comunque anti-renziane che fossero in origine, nessuno o quasi ha intenzione di seguire i padri nobili sull'Aventino:

 

Massimo D Alema Massimo D Alema

«Vogliono tutti stare con Renzi, ormai», dice un dirigente filo-premier, «non per amore, magari, ma perché quel 40% delle Europee ha chiarito a tutti che la sua è l'unica leadership possibile, per gli anni a venire, e conviene stare con lui». Lo hanno capito anche Bersani e D'Alema, che tuttavia provano a convincere i loro a mettere almeno qualche condizione al premier pigliatutto.

 

PINOTTIPINOTTI

Così il fido bersaniano Alfredo D'Attorre si fa portavoce dell'ex segretario nel chiedere che la segreteria abbia «una funzione politica» e non sia «un semplice allargamento dello staff di Renzi». Insomma, le posizioni della minoranza devono «trovare ascolto» nel governo, e condizionarne le mosse. Sulla stessa linea anche Stefano Fassina, che avverte: «Se non risolviamo le differenze di fondo non credo sia possibile parlare di segreteria unitaria». E D'Attorre si spinge fino a chiedere una sorta di «conferenza programmatica» del Pd, nella quale si «ragioni sul ruolo e l'autonomia del partito nel momento in cui il suo segretario è anche presidente del Consiglio».

 

Marina Sereni Marina Sereni federica mogherinifederica mogherini

È il vecchio sogno bersanian-dalemiano di recuperare un controllo sulla «Ditta» e di mettere le briglie al premier. Facile capire quanto la proposta possa essere gradita a Palazzo Chigi: Renzi non ci pensa per nulla, ovviamente. E purtroppo per Bersani, D'Alema e compagnia, non ci pensano neppure i giovani leoni delle loro correnti, pronti ad entrare nella maggioranza renziana. Con la sola eccezione dei civatiani. Ma Renzi difficilmente si strapperà i capelli per l'assenza di Pippo: peraltro ha già infilato in segreteria, come responsabile economico, il civatiano Filippo Taddei, che probabilmente verrà confermato.

 

ENZO AMENDOLA ENZO AMENDOLA micaela campanamicaela campana

Da sostituire ci sono Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Lorenzo Lotti e Federica Mogherini, tutti al governo, e poi Pina Picierno emigrata al Parlamento europeo. C'è la solita grana delle «quote rosa»: il premier ci tiene a confermare il suo record di nomine femminili (ragion per cui il nome più gettonato dai bersaniani, ad esempio, è quello di Micaela Campana, molto vicina all'ex segretario), ma non è facilissimo.

 

FILIPPO TADDEIFILIPPO TADDEI

Per il posto della Mogherini in segreteria, ad esempio, sarebbe in pole position per competenza Enzo Amendola, giovane dalemiano e brillante capogruppo Pd in commissione Esteri. Ma la Mogherini andrà presto sostituita anche al governo, quando la sua nomina Ue diverrà ufficiale. Renzi ha già detto che non vuol fare rimpasti di sorta, e la soluzione di cui più si vocifera (sempre in ossequio alle quote rosa) è quella più «indolore» della promozione di Roberta Pinotti (assai apprezzata dal premier) agli Esteri, e del debutto di Marina Sereni, vicepresidente della Camera, alla Difesa.

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…