IL GAROFOLI NON FIORISCE NEL GOVERNO GIALLOROSSO - IL CONSIGLIERE DI STATO SCRIVE AL ''FATTO'': ''MI È STATA CHIESTA DISPONIBILITÀ A RICOPRIRE RUOLI DI VERTICE, MA NON HO ACCETTATO E SOPRATTUTTO NON HO CHIESTO NOMINE O INCARCHI A CHIECCHESSIA. QUANTO ALLA 'CACCIATA' DAL VECCHIO GOVERNO, NESSUN COLLEGAMENTO TRA LE MIE DIMISSIONI E LA STORIA FALSISSIMA DELLA NORMA SULLA CROCE ROSSA''
Lettera di Roberto Garofoli al ''Fatto Quotidiano''
A precisazione dell' articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano il 7 settembre, chiarisco e confermo che mi è stata richiesta disponibilità a ricoprire ruoli di vertice nel nuovo Governo. Viceversa, non ho mai richiesto a chicchessia nomine o incarichi, non essendo nel mio costume ed essendo peraltro tornato con impegno ed entusiasmo a svolgere la funzione giudiziaria per la quale ho studiato e mi sono preparato per lunghissimi anni, superando plurimi e rigorosi concorsi pubblici.
Tornando alle richieste di impegno al servizio del Governo, ho manifestato la mia gratitudine, ma ho declinato valutando che, per ragioni personali e professionali, non ci sono allo stato le condizioni.
Quanto alla "cacciata" dal vecchio Governo (su cui ancora una volta torna il Fatto), nessun collegamento ci fu all' epoca tra le mie "dimissioni", intervenute solo a completamento dell' iter della legge di bilancio, e la storia falsissima (e ufficialmente smentita dal Ministro dell' economia di allora) della norma della Croce Rossa o tra le stesse dimissioni e altri episodi raccontati.
piercarlo padoan raffaele cantone roberto garofoli andrea guerra
Quanto, invece al Suo editoriale dell' 8 settembre e ai conflitti di interesse cui Lei fa un generico riferimento, preciso che: non ho mai avuto incarichi incompatibili con il mio ruolo di Magistrato; ho avuto solo l' onore di lavorare, al pari di molti altri Colleghi Magistrati, con diversi Governi, anche di diverso orientamento politico, su richiesta del Presidente del Consiglio dei ministri o dei Ministri degli esteri, della funzione pubblica e dell' economia e comunque dietro formale autorizzazione del mio organo di autogoverno;
che ho avuto l' onore di presiedere, lavorando a fianco di Colleghi e Accademici stimati (da me, da tutti e persino dalla Sua non sempre tenera Testata), la Commissione di Governo che ha licenziato i testi di legge oggi vigenti in materia di contrasto ai conflitti di interesse; che, come ad un giornalista con la Sua esperienza non può sfuggire, è quanto meno ingenuo pensare che in una posizione di governo da cui transitano dossier delicatissimi e di impatto economico rilevantissimo, oltre che numerosissime e prestigiose designazioni in enti e società, un conflitto di interessi possa essere ravvisato nella nomina -con atto del Ministro- di uno o due giuristi di indiscussa competenza che con me hanno collaborato sul piano dell' elaborazione scientifica o divulgativa, peraltro confermati dopo le mie dimissioni;
che ho svolto molte di queste funzioni in modo gratuito, rinunciando ad ogni indennità; che, sempre a proposito di conflitti di interessi, ho svolto le funzioni di governo con il rigore e l' attenzione dovuti anche alla costante consapevolezza di dover tornare (come accaduto) ad essere e fare il Magistrato, non certo pensando di preparare le condizioni per diversi percorsi professionali.
Per cultura personale considero fondamentale il ruolo della stampa come presidio di chiarezza e verità.
E proprio per amor di verità mi riservo di valutare se, come per gli attacchi dello scorso anno per i quali ho già notificato i primi atti giudiziari in sede civile, sussistono i presupposti per querelare tutti i responsabili di questa nuova campagna di stampa.
Roberto Garofoli
Risposta di Carlo Di Foggia e Marco Palumbo del ''Fatto Quotidiano''
Prendiamo atto della precisazione con alcune puntualizzazioni. Non abbiamo mai parlato di una richiesta di incarico da parte del Dott. Garofoli, ma abbiamo solo scritto che è stato il neo ministro Gualtieri a offrirglielo. Quanto al pregresso, ci siamo limitati a ripercorrere gli eventi che hanno preceduto le sue dimissioni dal ministero a fine 2018, quando molteplici e concordanti fonti qualificate di Palazzo Chigi ci riferirono dell' intervento del premier Conte. All' epoca, peraltro, il Fatto chiese all' interessato, ma senza successo, una sua versione dei fatti di cui avremmo volentieri dato conto allora. Lo facciamo ora.