renzo piano giovanni toti marco bucci ponte genova

FORZA GENOVA! – MARCO BENEDETTO: “LA RICOSTRUZIONE DEL PONTE È UNA LEZIONE, MA POCHI SE NE SONO ACCORTI. INVECE DI PERDERSI FRA MESSE, RAMADAN E PARRUCCHIERI, SAREBBE STATO MEGLIO CHE CONTE AVESSE MANDATO COLAO E I SUOI 17 ESPERTISSIMI A IMPARARE DA PIANO E BUCCI” – “SE SI TRATTA DI MAFIA, ALLORA SI CHE SIAMO BRAVI A PARLARNE. IL SUCCESSO DI GENOVA È UN QUALCOSA DA SBANDIERARE IN TUTTO IL MONDO..."

 

 

 

Marco Benedetto per www.blitzquotidiano.it

 

ponte di genova tricoloregiuseppe conte genova ponte assembramento

Il ponte di Genova è una lezione per l’Italia. Peccato che pochi se ne siano accorti. Dei principali giornali di mercoledì 29 aprile, solo il Corriere della Sera ha queste parole: “È un modello per il Paese”. Ma le ha dette il presidente della Regione Liguria, il milanese (d’adozione) Giovanni Toti. Ci si sarebbe aspettato che a pronunciarle fosse Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Invece di perdersi fra messe, ramadan e parrucchieri, sarebbe stato meglio che Conte avesse detto: “È la prima volta in Italia. Come avete fatto? Mando subito Vittorio Colao e i suoi 17 espertissimi a vedere come avete fatto e carpirvi il segreto”.

MARCO BENEDETTOil varo dell'ultimo impalcato del nuovo ponte di genova 1

 

le macerie dopo il crollo del ponte morandi a genova

Il segreto non è racchiuso in me, gli avrebbe risposto Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione del ponte. Ma è sotto gli occhi di tutti. Forse non di chi non vuole vedere. Ma basta un minimo di voglia di capire. Che invece non sembra sia molto diffusa. Aggiungendo: è tutta una questione di poteri e procedure. Bucci è entrato in politica da grande, a 58 anni d’età. Prima aveva fatto 30 anni di gavetta in multinazionali della chimica. Profilo medio, direbbe un cacciatore. Altro che il super manager Colao. Ma esperienza dal basso, capacità di decisione e chiarezza di idee. Niente comitati, un uomo solo al comando.

pietro salini il varo dell'ultimo impalcato del nuovo ponte di genova il varo dell'ultimo impalcato del nuovo ponte di genova 2

 

E alla fine il ponte è stato completato, venti mesi dopo il crollo del vecchio ponte Morandi, alla vigilia di Ferragosto del 2018. Nemmeno Giulio Cesare avrebbe fatto meglio. Avendo accanto un tizio di nome Renzo Piano. Il quale Renzo Piano avrebbe aggiunto: procedure, chiarezza di competenze e responsabilità, decisione senza retropensieri. Piano è il più grande architetto italiano degli ultimi cent’anni e tra i più bravi al mondo. Vai all’aeroporto di Osaka, in Giappone, o a New York, fra il palazzo del New York Times e il museo di J.P.Morgan, a Parigi al Beaubourg. Sono i rari momenti d’orgoglio per un italiano all’estero. Opere grandiose, alcune come Osaka quasi titaniche. Eppure la semplicità, l’essenzialità ti rapiscono. Senti la differenza.

GIUSEPPE CONTE ALL INAUGURAZIONE DEL PONTE DI GENOVA

 

giovanni toti marco bucci

Essenziale si può definire il nuovo ponte sul Polcevera. Piano ha progettato il suo ponte immaginandolo tutto in acciaio. L’acciaio, dicono, è usato nella costruzione dei ponti in tutto il mondo. In Italia non piace. Pare che richieda molto poca manutenzione. Può essere una malignità. Ma colpisce leggere sul Secolo XIX le meraviglie tecnologiche che caratterizzano il nuovo ponte. Renzo Piano ha calcolato tempi e definito metodi. E la tabella di marcia fissata un anno fa finirà per subire un ritardo di qualche settimana, massimo un paio di mesi. In mezzo c’è stata l’apocalisse del Covid-19 o coronavirus che ha bloccato quasi tutta l’Italia. E le burrasche e le piogge che sono la delizia di Genova d’inverno.

ponte di genova

 

renzo piano (2)

Ma non c’è da meravigliarsi che il completamento del ponte sia avvenuto quasi in sordina, rispetto alla portata e al significato dell’evento. Se si tratta di mafia, allora si che siamo bravi a parlarne. Il successo di Genova è un qualcosa da sbandierare in tutto il mondo. Lo dico non da genovese della diaspora (ne sono venuto via 50 anni fa e non tornerei indietro). Lo dico da italiano che un po’ il mondo lo ha girato. Che spesso si è dovuto vergognare perché il principale effetto dell’antimafia è che all’estero tutti gli italiani sono mafiosi.

il varo dell'ultimo impalcato del nuovo ponte di genova VITTORIO COLAO

 

Che è consapevole che l’impero romano è caduto 1.600 anni fa. Che Genova era tanto povera che i longobardi ci sono andati due secoli dopo aver preso Pavia. Che le glorie nazionali del passato, Dante, Michelangelo, Raffaello, sono sottoterra da mezzo millennio. O sono andate a lavorare per i re stranieri, vedi Colombo. Dicono che attorno a Vasco de Gama c’erano i marinai genovesi. Ma al servizio non del doge di Genova bensì del re del Portogallo.

 

il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 24giovanni toti marco bucci pietro salini completata l'ultima pila del nuovo ponte di genova 1

E al servizio di qualche capitale straniera sono dovute andare le glorie recenti: Meucci, Marconi, tanti Nobel. Una cosa mai vista, a memoria d’uomo, quanto meno a partire dagli anni ’60. Invece tutto quello che siamo stati capaci di rimarcare è stato che attorno a Conte a Genova c’era troppa gente. Fenomeno scontato in qualsiasi evento di quella portata in qualsiasi regime. Come se il completamento in tempo quasi perfetto di un ponte lungo un chilometro fosse come un barbecue su un terrazzo a Palermo. Ci sono, in giro per l’Italia, opere mai terminate. Pensate al Mose che dovrebbe salvare Venezia.

giovanni toti marco bucci ponte morandiil crollo del ponte morandi a genova

 

Consentitemi un po’ di orgoglio genovese. A Venezia, ogni tanti anni piangono che la città sta per morire. Mezzo secolo fa fu il picco dei lamenti. Ci furono film e canzoni. Poi vendettero gli appartamenti ai ricchi italiani e stranieri, e tutto tacque. Da quarant’anni si trastullano con un progetto di dighe e paratie mobili noto come Mose. Lo Stato italiano ci ha profuso qualche miliardo e ancora non funziona. In compenso, a un certo momento, c’è stata una retata. Ma non è colpa dei veneziani, la colpa è del sistema.

 

il ponte morandi a genovail crollo del ponte di genova i lavori di soccorsi

Un ente pubblico, strattonato fra le competenze di enti, società civile, ambientalisti e mugugni vari. A Genova, infatti, i due progetti chiave per rilanciare la città e il porto, il terzo valico ferroviario e la bretella autostradale che chiamano gronda. Il terzo valico è stato a lungo ostaggio non solo dei grillini, ma dei pasticci politici, soprattutto a sinistra. La linea ferroviaria dovrebbe essere pronta fra 3 anni, 10 dopo l’avvio dei lavori. Punto d’arrivo sarà Novi Ligure, appendice di Genova oltre Appennino. Come farà il treno iperveloce a arrivare da Novi a Milano ancora non sembra chiaro. Della gronda meglio non parlare. La morale che si può trarre dalle vicende veneziane e genovesi, è: che dove prevalgono calcoli elettorali e confusione decisionale e organizzativa tutto si impantana. Coté giudiziari a parte.

ponte morandi a genova

 

RENZO PIANO E BEPPE GRILLO CON FORATTINI

Non parlo del Meridione, non parlo di tutti i casi di opere incompiute che sono pietre miliari della storia d’Italia. Ma dovete riconoscere che il successo della ricostruzione del ponte di Genova, ha solo una chiave: procedure snelle, organizzazione chiara. Lo scrivo pur con tutta l’ammirazione per Piano e Bucci che uno può provare. E, alla base, un grande progetto. Tanto che Beppe Grillo ha dovuto tacere. E accantonare il bizantino progetto che all’inizio aveva deciso di sostenere. Avrebbe perso l’amicizia di Piano. E la faccia.

il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 25il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 33il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 31il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 27il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 19il nuovo ponte di genova supera il polcevera sollevata la campata centrale 18

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...

milano fdi fratelli d'italia giorgia meloni carlo fidanza ignazio la russa francesco gaetano caltagirone duomo

DAGOREPORT - PIJAMOSE MILANO! E CHE CE' VO'! DALL’ALTO DELLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2023, CON IL TRIONFO DI FRATELLI D'ITALIA (25,18%), MENTRE LA LEGA SI DEVE ACCONTENTARE DEL 16,5 E FORZA ITALIA DEL 7,23, L’ASSALTO DI FRATELLI D’ITALIA ALLA MADUNINA ERA INEVITABILE - LA REGIONE È IN MANO DEL LEGHISTA ATTILIO FONTANA CHE, CON L’ASSESSORE ALLA SANITÀ GUIDO BERTOLASO, HA SBARRATO LA PORTA ALLE MIRE DELLA MELONIANA FAMIGLIA ANGELUCCI - EPPOI, SAREBBE PURE ORA DI DARE SEPOLTURA A ’STI POTERI FINANZIARI CHE SE NE FOTTONO DI ROMA: ED ECCO L’ASSALTO DI CALTAGIRONE A GENERALI E DI MPS-CALTA-MEF A MEDIOBANCA - IN ATTESA DI PRENDERSI TUTTO, LE MIRE DELLA DUCETTA PUNTANO AD ESPUGNARE ANCHE PALAZZO MARINO: AHÒ, ORA A MILANO CI VUOLE UN SINDACO ALLA FIAMMA! - ALLA FACCIA DEL POTERE GUADAGNATO SOTTO IL DUOMO IN TANTI ANNI DI DURO LAVORO DAI FRATELLI LA RUSSA, IL CANDIDATO DI GIORGIA SI CHIAMA CARLO FIDANZA. UN “CAMERATA” GIÀ NOTO ALLE CRONACHE PER I SALUTI ROMANI RIPRESI DALLE TELECAMERE NASCOSTE DI FANPAGE, NELL’INCHIESTA “LOBBY NERA” - UNA NOTIZIA CHE L’IMMARCESCIBILE ‘GNAZIO NON HA PER NULLA GRADITO…