GENTILONI ACCENDE UN CERO A SAN BOLLORE’ - SE IL GOVERNO INTERVIENE A SOSTEGNO DI MEDIASET, SILVIO NON FARA’ MANCARE IL SOSTEGNO - ED ORDINA AI SUOI TONI SOFT - BERLUSCONI PREOCCUPATO DAI CINQUE STELLE: UNICI A NON CHIEDERE IL SOSTEGNO DI PALAZZO CHIGI AL BISCIONE
Carmelo Lo Papa per “la Repubblica”
L' affaire Mediaset-Vivendi rotola sugli equilibri politici italiani e sui rapporti tra Forza Italia e il governo Gentiloni appena insediato. Il partito di Berlusconi potrebbe trasformarsi nella "stampella" occulta dell' esecutivo che è subito intervenuto in difesa dell' azienda «patrimonio del Paese».
cyrill vincent e yannick bollore
È il timore dei falchi del partito, la convinzione di tutta quell' area dura che sta sposando l' altra scalata - politica stavolta - di Salvini e della Lega alla leadership del centrodestra. «Nessun attacco scomposto a Gentiloni e al governo » è stato l' input partito da Berlusconi in persona ai dirigenti già due giorni fa, quando la situazione è precipitata.
E gli occhi di tutti ora sono puntati sul Senato, dove dalla prossima settimana e ancor più da gennaio i numeri della maggioranza - dopo lo strappo coi verdiniani - sono appesi al filo di un pugno di presenze: 169 i voti di fiducia (con ministri e senatori a vita), 161 la soglia di sopravvivenza.
Basteranno poche assenze strategiche nei banchi di Forza Italia per consentire a Gentiloni una navigazione più o meno tranquilla almeno fino alla primavera. Molto dipenderà dalla necessità o meno dell' azienda di Cologno Monzese di un aiuto dell' esecutivo nell' aspro scontro coi francesi. A seconda che la famiglia Berlusconi decida di fare le barricate se accetterà piuttosto di sedere a un tavolo e trattare con Bolloré. Ieri nella war room permanente tra gli uffici Fininvest e Villa San Martino ad Arcore, tanto la figlia Marina quanto Berlusconi hanno imposto la linea della "resistenza". Per il momento si fa quadrato con l' aiuto del governo, appunto.
GENTILONI CHIEDE LA FIDUCIA ALLA CAMERA
Ma come potrebbe intervenire lo Stato, oltre che con i paletti posti già ieri dall' Agicom? «Se la situazione dovesse precipitare, se il "Bretone" dovesse tentare di asfissiarci, allora Gentiloni potrebbe chiedere al governo di un Paese amico come la Francia, con una moral suasion, di dissuadere Bolloré dai suoi propositi su un' azienda delicata come la nostra, che si occupa di comunicazione e incide sulla politica», è l' auspicio del Cavaliere.
La paura, rimbalzata tra un vertice familiare e uno aziendale è che Vivendì, che ha conquistato il 20 per cento, si sia assicurata in realtà il controllo indiretto del 30-35 di Mediaset, attraverso i fondi stranieri che possiedono altri pacchetti importanti dell' azionariato. Semmai fosse vero, il "Bretone" sarebbe già in condizione di trattare alla pari con la famiglia Berlusconi (al 38).
de puyfontaine mediaset vivendi
In un quadro così incerto si può comprendere quanto l' ex premier sia stato raggelato dall' uscita dei Cinque stelle. Nelle ore in cui tutte le forze politiche, Lega compresa, invocavano o plaudivano all' intervento del governo, ecco le barricate grilline. «Questo è consociativismo, nessun aiuto» ha urlato Alessandro Di Battista. «Se vincono loro, noi siamo spacciati, ma tutto il Paese va a picco», ha ripetuto om queste ore il Cavaliere. «È chiaro che adesso non abbiamo alcun interesse a far cadere il governo Gentiloni, soprattutto prima che si raggiunga un' intesa sulla legge elettorale», sostiene uno degli uomini più vicini al leader forzista.
Renato Schifani nega invece qualsiasi "soccorso azzurro": «Nessun aiuto, che poi sarebbe fin troppo facile da smascherare, perderemmo consensi. Gentiloni è un galantuomo ma siamo opposizione, discuteremo invece insieme la legge elettorale dopo il 24 gennaio e dovremo partire dal proporzionale. Più i grillini si dimostrano forza irresponsabile anti sistema, più cresce l' esigenza di proteggere il Paese». È uno stato d' animo diffuso nel centrodestra. «L' intervento del governo fa onore a Gentiloni» dice Gianfranco Rotondi. Pier Ferdinando Casini tira le somme: «Su Mediaset un' unità nazionale, la politica non può perdere l' interesse del Paese».