GIANFRANCO CHI? DONNA ASSUNTA ALMIRANTE NON VUOLE PIU’ PARLARE DI FINI - “VOGLIO RICORDARE COM’ERA IL GIOVANE GIANFRANCO, QUELLO CHE HO PRATICAMENTE IMPOSTO A MIO MARITO PER LA SUCCESSIONE” - AMICA DA UNA VITA DEL COSTRUTTORE GARZELLI, CONTATTATO DAI TULLIANO’S PER LA RISTRUTTURAZIONE: “SIAMO FRATELLO E SORELLA, IO E LUCIANO. DICIAMO CHE IO SAPEVO GIÀ TUTTO DI QUESTA STORIA QUANDO VOI NON SAPEVATE NULLA...”

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per IlGiornale.it

Roma «Fini? Montecarlo? Tulliani? Corallo, Walfenzao, le offshore, i fax? Leggo tutti i giornali, so tutto. Mi intervistate su altre cose, però?». L'esordio di Donna Assunta alla richiesta di un commento sull'ultimo capitolo della «Montecarlo story » è spiazzante. La vedova Almirante sembra inflessibile: «Sentite, della questione di Fini non voglio parlare».

Perché? È diventato un tabù?
«Macché. Diciamo che preferisco non parlare proprio di lui, ricordando com'era il giovane Gianfranco, quello che ho praticamente imposto a mio marito per la successione. Mi sono impegnata, molto, perché lo credevo tutt'altro da quello che adesso dicono di lui».

Capiamo il rammarico, ma...
«Rammarico? Vorrei non averlo mai conosciuto. Ma l'ho conosciuto. Così, vorrei parlare d'altro. Per esempio di Nello Musumeci, un giovane che è un signore di altri tempi, uno che somiglia ai politici che conoscevo io, di destra, sinistra e centro, e che ora non esistono praticamente più. O di Storace: io sto accanto a lui, sperando che il popolo si accorga che c'è una destra vera, ecco. O parliamo di legge elettorale. Ce ne vuole una nuova, che ci consenta di votare per candidati che conosciamo. Se poi ci danno fregature, pazienza, abbiamo tentato. Le delusioni le mettiamo in conto».

A proposito di delusioni, dopo le rivelazioni dell' Espresso ,anche lui è sembrato allontanarsi da compagna e cognato...
«Auguro a lui tutto quello che noi sognavamo, che io sognavo. Ma non credo più a nulla, quando una persona dice certe cose e poi si comporta in maniera diversa... E non credo che lui possa avere dato quella casa perché è stata la compagna a suggerirglielo. Quando uno ha capacità e una certa educazione morale, certe cose non le fa».

Lei in questa vicenda ha un contatto privilegiato: il costruttore monegasco che per primo i Tulliani contattarono per i lavori, Luciano Garzelli.
«Non è un semplice contatto, siamo fratello e sorella, io e Luciano, sono vent'anni almeno che ci conosciamo, mica un giorno. Ho spesso avuto lui e la moglie miei ospiti a Sanremo, e ho ricambiato la visita da loro, a Montecarlo. Diciamo che io sapevo già tutto di questa storia quando voi non sapevate nulla...».

L'ha mica presentato lei Garzelli a Fini e parenti?
«No, no, no. Fini non ha mai conosciuto nessuno di Montecarlo, io a Montecarlo invece conosco tutti. Ho avuto anche un buchetto lì, mio figlio aveva difeso un tenore e aveva ricevuto come pagamento questa casetta a Montecarlo vecchia. Troppi gradini, comunque, l'ho subito lasciata».

E la Colleoni l'ha conosciuta?
«Certamente sì, prima di lui, prima di Gianfranco, sono stata anche ospite sua».

Non ci dica che è stata nella casa di Boulevard Princesse Charlotte...
«Eh no, era a Roma, non a Montecarlo. Aveva un affetto straordinario per mio marito: la casa lasciata al partito, per merito della figura di Giorgio,non è l'unica cosa che ha donato. Regalò anche appartamenti a Verona, e mio marito però ha trasmesso subito al partito la proprietà di quei beni ».

Come la casa in questione, doni per la «buona battaglia».
«Io come la Colleoni sono rimasta al Msi. Ero contraria alla svolta di Fiuggi, già sapevo quale sarebbe stato l'esito. So che cosa intendeva Annamaria con "buona battaglia", la conoscevo benissimo».

Non intendeva «casa a Tulliani? ».
«Ma Tulliani che c'entra? Arriva tramite la sorella... comunque non ho piacere a parlare di questa storia, è inutile, poi finisce tutto a tarallucci e vino».

Fini, però, è «amareggiato» da comportamenti che «non condivide ». Forse si sente abbindolato anche lui.
«Staremo a vedere. La verità la sanno solo loro due: la realtà è questa, punto e basta»

 

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