FINI RISCHIA FINO A 12 ANNI DI GALERA. ORA VUOLE ESSERE INTERROGATO DAI MAGISTRATI E MINACCIA QUERELE CONTRO L’EX SODALE LABOCCETTA PER LA STORIA DELLE SLOT MACHINE – IL PERICOLO DELL’INQUINAMENTO DELLE PROVE: VIVE ANCORA SOTTO LO STESSO TETTO CON ELISABETTA E IL SUOCERO – IL COGNATO SCAPPATO A DUBAI

 

Cristiana Lodi per Libero Quotidiano

 

Fini - Elisabetta TullianiFini - Elisabetta Tulliani

Gianfranco Fini, accusato di riciclaggio come il cognato fuggito a Dubai, rischia dai quattro ai dodici anni di carcere (articolo 648 bis del codice penale). L' ex presidente della Camera è rimasto a Roma con la moglie (coindagata) Elisabetta Tulliani. Egli non ha cercato di scappare come invece ha fatto il fratello di lei, Giancarlo. Dichiarato "irreperibile" dalla magistratura italiana che nei suoi confronti ha firmato un ordine di cattura. Fini e la famiglia Tulliani (suocero Sergio incluso), stando al gip Simonetta D' Alessandro «si sono resi "protagonisti seriali" di numerosi episodi di riciclaggio, consumati in un lungo periodo che va dal 2008 e al 2015».

fini tulliani H fini tulliani H

 

L' ex terza carica dello Stato ha dunque motivo di temere che il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino e il sostituto Barbara Sargenti, possano presentare uguale richiesta d' arresto anche per lui. Con tanto di accoglimento del gip che potrebbe spedirlo in cella con la stessa accusa contestata al cognato. Per questo l' ex leader di An, adesso, chiede di essere interrogato. E annuncia querela per l' ex deputato di An e suo ex collaboratore, Amedeo Laboccetta.

 

Questi, arrestato (e scarcerato) per associazione a delinquere e riciclaggio e altri reati insieme con il "re delle slot machine" Francesco Corallo, infatti lancia accuse sia nei confronti di Fini, sia della moglie Elisabetta e dello stesso cognato. Le dichiarazioni di Laboccetta trovano riscontro nell' esito delle indagini dei pm. I gravi indizi, a carico di Gianfranco Fini, dunque ci sono. Ed egli ha motivo di preoccuparsi.

 

FINI-TULLIANI, montecarlo2FINI-TULLIANI, montecarlo2

Certo al momento, forse, mancano le esigenze cautelari. A differenza di Giancarlo Tulliani, Gianfranco, non è fuggito a Dubai. E non avrebbe cercato di scappare altrove. Nemmeno avrebbe di recente cercato di nascondere denaro. Può però inquinare le prove? Di fatto Fini indagato per riciclaggio, convive e parla con i familiari (cioè la moglie e il suocero) finiti sotto accusa insieme con lui stesso. E se quindi si mettessero d' accordo sulla versione da dare ai magistrati? Nessuno può escluderlo.

 

FRANCESCO CORALLO jpegFRANCESCO CORALLO jpeg

Giancarlo Tulliani le esigenze cautelari le ha fatte scattare già il 13 dicembre scorso, quando Francesco Corallo e Amedeo Laboccetta e altri coindagati sono stati portati in cella. Il gip Simonetta D' Alessandro lo scrive chiaro nell' ordinanza: «Due giorni dopo la perquisizione avvenuta il 13 dicembre scorso nel suo appartamento romano, Giancarlo Tulliani vola a Dubai. Contestualmente cerca di trasferire negli Emirati Arabi 520 mila euro depositati su un conto corrente del Monte dei Paschi». Come non bastasse, gli uomini dello lo Scico, nella perquisizione del 14 febbraio scoprono che la sua villa è stata abbandonata in fretta: i letti disfatti, la cassaforte svuotata, un sacco nero con fogli di carta triturati e al centro un fiocco verde a simboleggiare lo scherno per la stessa Finanza.

TULLIANI FIOCCO VERDETULLIANI FIOCCO VERDE

 

«La volontà di allontanarsi dall' Italia» si legge nelle carte «emerge dalle conversazioni con il padre Sergio: "Non voglio tornare perché ho paura di non poter più venire a Dubai, anche se l' avvocato mi ha detto di tornare"». Sergio gli risponde di non «parlare al telefono». I tabulati dicono che Giancarlo chiama ancora il padre e lo fa da: Malta, Ungheria, Romania, Estonia, Polonia, Olanda, Finlandia, Irlanda e Danimarca. Questo il cognato.

 

VILLINI DI GIANCARLO TULLIANI ROMA jpegVILLINI DI GIANCARLO TULLIANI ROMA jpeg

I gravi indizi nei confronti di Gianfranco Fini, invece rimbalzano dalle dichiarazioni di Amedeo Laboccetta e trovano riscontro: «per far ottenere l' assegnazione della multimilionaria concessione statale per i videogiochi al gruppo di Francesco Corallo» dice l' ex politico «Fini si mosse con tutto il suo gruppo politico di riferimento. Era il 2002-2003». Agli atti anche gli incontri a Montecitorio tra Fini, i Tulliani e Corallo; con l' allora terza carica dello Stato che "al re dello slot" dice: «...speriamo che lei voglia esaudire il desiderio mio e di Elisabetta di avere la casa di Montecarlo».

 

LABOCCETTA jpegLABOCCETTA jpeg

Poi i festeggiamenti, ancora a Montecitorio, per la figlia dell' allora presidente della Camera e di Elisabetta, nonché i finanziamenti ai parenti di lei culminati con l' acquisto dell' appartamento monegasco. Versamenti di soldi estero su estero, che stando al giudice consentono di «cogliere il ruolo di prestanome dei Tulliani», nonché di intravvedere un «accordo societario siglato da Corallo con i Tulliani emissari di Fini».

 

Gli indizi bastano e avanzano. Intanto l' ex leader di An aspetta di poter concordare l' interrogatorio con i pm. Mentre la difesa dei Tulliani chiede il dissequestro dei beni per cinque milioni. E domani il Riesame esaminerà la pratica.

 

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...