IL DOPPIO GIOCO DELLA DUCETTA: SI FA BACIARE IL CAPINO DA BIDEN MA BRIGA CON ORBAN PER AVVICINARSI TRUMP – I RAPPORTI CON IL “VIKTATOR” SI INTENSIFICANO: DOPO LE EUROPEE IL SUO PARTITO, FIDESZ, ENTRERÀ IN ECR. LA MELONA SPERA CHE L’AMICO DI BUDAPEST GLI APRA LA PORTA DELLA FUTURA CASA BIANCA A TRAZIONE TRUMPIANA. E SE VINCE BIDEN? LA PROSSIMA VOLTA, ALTRO CHE BACETTI… - A SUBIACO (CHEZ LOLLOBRIGIDA) IL RADUNO DEI CONSERVATORI...
1. LA FIRMA A SUBIACO
Estratto da "Libero quotidiano"
Un’identità europea che riparte dalle radici cristiane, riappropriandosi della visione benedettina, nel luogo dove il Santo, attraverso la sua “Regola”, istruì i monaci a combinare la preghiera con il lavoro. È il senso della carta dei valori conservatori firmata alla convention di Subiaco dai parlamentari Ecr (il gruppo dei Conservatori Europei) di cui fa parte anche Fratelli d’Italia.
Dodici punti messi nero su bianco, dove si rimarca, tra gli altri, l’importanza della famiglia tradizionale contro la teoria di genere. Un testo per la «diversità di pensiero», che si oppone all’agenda globalista. E che afferma […] «il ruolo della fede e della morale nella formazione di una società giusta». “L’eredità di San Benedetto nei valori del conservatorismo europeo” è il titolo delle giornate dedicate alle radici cristiane dell’Europa […]. […]
2. CON ORBÁN PER RIAVVICINARE TRUMP IL PIANO D’EMERGENZA DI MELONI
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Il “Piano B” di Giorgia Meloni ha un nome e un cognome: Viktor Orbán. Il premier ungherese sta diventando sempre più una sorta di “clausola di salvaguardia” per la premier italiana. Perché se le elezioni europee non andassero sufficientemente bene per il suo partito e soprattutto se Donald Trump vincesse la corsa presidenziale a novembre, lei avrà bisogno di nuove sponde internazionali.
[…] Tra le Cancellerie dell’Unione, la presidente del Consiglio inizia ad apparire sempre meno affidabile. Il recente vertice a tre tra Macron, Scholz e il polacco Tusk ha disegnato bene i nuovi rapporti di forza e le nuove alleanze all’interno dell’Ue. Uno scacchiere che da giugno in poi potrebbe diventare sempre più pericoloso per la destra italiana che va alla ricerca di un sistema di intese alternativo. E nella consapevolezza che i sondaggi non prevedono uno stravolgimento degli attuali equilibri nel Parlamento europeo.
Orbán è allora la chiave. I rapporti con il sovranista ungherese si stanno intensificando. Il suo partito entrerà a giugno nell’Ecr, i Conservatori europei di cui Meloni è presidente. […]
Per Meloni, il premier ungherese è […] il passepartout per aprire l’eventuale porta della Casa Bianca con Trump. Anche perché il pupillo italiano di “The Donald” resta Giuseppe Conte. E di certo non è piaciuto all’ex presidente americano il feeling tra il nostro capo del governo e Biden. La leader di Fdi ha insomma bisogno di ricucire con i Repubblicani americani.
In questo senso si sta già muovendo Orbán. Il “trait d’union” con Trump è David Cornstein, ex ambasciatore Usa a Budapest. È stato lui a organizzare il recente incontro a Mar-a-Lago. La rivista The Hungarian sta diventando il braccio armato dell’internazionale sovranista insieme alla Cpac (Conservative Political Action Conference) cui Meloni è stata spesso invitata e che nella prossima edizione, ad aprile, si riunirà proprio nella capitale magiara.
donald trump e viktor orban a mar a lago
Un impianto di relazioni e rapporti che la destra italiana non può trascurare. Proprio perché la prossima legislatura europea potrebbe essere molto meno agevole per Palazzo Chigi di quanto si potesse sostenere fino a pochi mesi fa. Considerando che la conferma di Ursula von der Leyen […] non è affatto scontata.
donald trump e viktor orban a mar a lago
Il governo italiano, dunque, sta giocando una partita che ha come posta negativa il suo isolamento in Europa. Orbán è allora una sorta di “paracadute” nonostante si stia rivelando sempre più la “quinta colonna” di Putin dentro l’Ue. Ieri il capo magiaro si è addirittura congratulato con il presidente russo per la “vittoria” elettorale. Meloni però non taglia i ponti con lui e anzi lo invita ad aderire all’Ecr insieme al partito dell’estrema destra francese guidato da Zemmour.
Il “Piano B” di Meloni si basa dunque sulla rivitalizzazione delle radici sovraniste. Un modo per rispondere alla possibile emarginazione e al ritorno del “trumpismo”. Anche un ultimo braccio di ferro, se servisse, con l’“alleato-nemico”, Matteo Salvini. Parte la rincorsa a destra.