
GIORGETTI IN TRINCEA: “NON FACCIO ALTRO DEBITO” – IL MINISTRO DELL’ECONOMIA RISPEDISCE AL MITTENTE LE RICHIESTE DI CROSETTO DI AUMENTARE LE SPESE MILITARI (“È UNA NECESSITÀ INELUDIBILE”): È CONTRARIO A UNO SCOSTAMENTO DI BILANCIO E CHIUDE LA PORTA ALL'ATTIVAZIONE DELLA CLAUSOLA DEL PROGETTO REARM, CHE CONSENTE DI ESCLUDERE QUELLE SPESE DAL PATTO DI STABILITÀ – GIORGETTI VUOLE ATTENDERE IL VERTICE NATO DI GIUGNO. E CON IL TERREMOTO DAZI CHE DESTABILIZZA L'ECONOMIA EUROPEA, TORNA SUL TAVOLO IL FONDO SALVA-STATI, TABÙ PER LA DESTRA: “COSÌ COM'È, IL MES NON LO APPROVIAMO”
Estratto dell’articolo di Giuseppe Bottero e Luca Monticelli per “la Stampa”
giancarlo giorgetti guido crosetto
[...] per Giancarlo Giorgetti, non si può trasformare nel momento del liberi tutti. Da settimane, di fronte alle pressioni, il ministro dell'Economia predica calma. Lo fa con chi chiede di allentare le regole per spingere la concorrenza, ma anche con chi ha premuto per attivare subito uno scudo anti-dazi.
Ed è deciso a ribadirlo al «partito dello scostamento», quello che, nella grande partita che si gioca attorno alle manovre militari, vorrebbe dare un calcio al rigore: l'Italia, dal suo punto di vista, è già arrivata al 2% di spesa per la Difesa in rapporto al Pil e non ha bisogno di operazioni straordinarie per stanziare nuove risorse.
UNIONE EUROPEA – ARMI E DIFESA
Il titolare del Tesoro, secondo quanto filtra, è assolutamente contrario a rivedere la traiettoria di risanamento dei conti pubblici per finanziare il riarmo, e ha chiuso la porta all'attivazione della clausola nazionale prevista dal progetto ReArm, che consentirebbe di escludere quelle spese dai vincoli del Patto di stabilità. Bruxelles ha «invitato» i Paesi membri a comunicare l'adesione entro il 30 aprile, ma l'Italia non ha intenzione di rispondere, forte del fatto che il commissario Ue Valdis Dombrovskis ha ricordato che quella scadenza non è un ultimatum.
[...] Giorgetti, semmai, vuole attendere il vertice Nato di giugno: solo allora sarà chiaro a quale impegno saranno chiamati gli Stati dell'Alleanza. La discussione su risorse aggiuntive da destinare alla sicurezza – rilanciata ieri su questo giornale dal ministro Guido Crosetto – sembra destinata all'ennesimo rinvio.
«Non si possono fare ora previsioni su quello che sarà il contesto a giugno»: è il messaggio recapitato dal Mef, che a livello europeo ha provato a far avanzare la proposta di una sospensione dei vincoli fiscali per tutti i Paesi, come accaduto con il Covid, per disinnescare il pericolo delle tariffe. Ipotesi che, per ora, Bruxelles ha respinto. «Ma la posizione del governo – ha spiegato più volte il ministro – è quella di portare avanti con serietà una revisione complessiva delle direttive».
giorgia meloni - meme by vukic
Prima del summit Nato, però, Palazzo Chigi vuole capire direttamente da Donald Trump quale sia la sua aspettativa sulle responsabilità militari dell'Europa. Ecco perché non ci saranno solo i dazi al centro dell'incontro nello Studio Ovale del 17 aprile tra Giorgia Meloni e il presidente americano. La premier tornerà subito a Roma per ricevere, il giorno dopo, il vicepresidente americano J.D. Vance.
Il terzo round sarà invece il viaggio di Giorgetti negli States per incontrare il suo omologo Scott Bessent, una colomba della turbo-finanza con un percorso professionale lontanissimo da quello del ministro italiano. Il rafforzamento delle capacità strategiche dell'Unione e il contributo all'Alleanza sono due dossier paralleli che, in questa fase, in via Venti Settembre non si sovrappongono.
giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto
Nel grande sconvolgimento globale, è tornato sul tavolo anche il fondo Salva-Stati, tabù per la destra. «La posizione dell'Italia sul Mes è la stessa fin dal primo giorno: così com'è, non lo approviamo. Se però il concetto di sicurezza finanziaria si estende anche ad altre dimensioni, allora siamo aperti a un aggiornamento», ha spiegato Giorgetti a chi gli ha chiesto un approfondimento.
«Servirebbe un approccio nuovo, che fino a poche settimane fa non trovava spazio. Adesso, anche dopo il rapporto di Letta, si è capito che quella formula, pensata per un certo tipo di rischio, va rivista», è il ragionamento. Però «il Meccanismo europeo di stabilità ha un processo complicato perché passa attraverso il voto dei Parlamenti nazionali e quindi c'è una sorta di difficoltà di esecuzione. Anche se è chiaro che il cambiamento di approccio generale da parte del governo tedesco cambia il quadro».
GIORGIA MELONI - ER MES - MEME BY DAGOSPIA
[...] Giorgetti si trova davanti a una doppia sfida. Una esterna, per evitare che lo tsunami delle tariffe torni a minacciare l'export italiano. E una interna, con il pressing di Crosetto per aumentare le spese militari e quello del vicepremier Antonio Tajani, che oltre all'impegno con la Nato auspica la stessa attenzione per il piano ReArm lanciato da Ursula von der Leyen: «C'è un pilastro Usa che è molto forte e noi abbiamo il dovere di rinforzare quello europeo».
Il volto "pacifista" di Giorgetti si accorda meglio con la posizione del suo partito. Salvini ieri ha ribadito che per potenziare «gli investimenti e difendere gli italiani si può spendere anche più del 2% della nostra quota nella Nato. Ma fare debito europeo per improbabili eserciti destinati a entrare in guerra e ad acquistare armi in Germania e Francia: no».
matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse