giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

GIORGIA IN MODALITÀ “SFASCIO TUTTO IO” ANCHE SULLA MANOVRA – MELONI HA MESSO AL TAVOLO SALVINI E TAJANI PER CERCARE DI BLOCCARE GLI SCAZZI CONTINUI TRA LEGA E FORZA ITALIA – E HA MESSO IN CHIARO CHE NON CI SONO SOLDI PER L’ESTENSIONE DELLA FLAT TAX VOLUTA DAL CARROCCIO NE’ PER IL TAGLIO DELL’IRPEF PER I REDDITI FINO A 60 MILA EURO PRETESO DAGLI AZZURRI – IL TESORO CHIEDERÀ ALLA BANCHE UN “CONTRIBUTO” DI 4 MILIARDI DI EURO IN DUE ANNI (NON CHIAMATELA “TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI”) MA LA TRATTATIVA CON L'ABI NON È CHIUSA…

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/15/news/manovra_2025_cdm_decreto_anticipi-423555331/

 

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

«Chiudiamola qui». La manovra. E la discussione che logora il governo. Il blitz di Giorgia Meloni va in scena domenica sera. Convoca d’urgenza Matteo Salvini e Antonio Tajani per un vertice in gran segreto. Al tavolo vuole anche Giancarlo Giorgetti: al ministro dell’Economia il compito di presentare lo schema della legge di bilancio. Anche se abbozzato. Anche se le coperture sono ancora incomplete.

 

[…] La necessità è un’altra: dare un segnale. E in fretta, per spegnere i litigi che lacerano la maggioranza. Sugli extraprofitti delle banche, con la Lega a brandire la tassa e gli azzurri a ripudiare l’atto ostile che colpirebbe anche Mediolanum, l’istituto controllato dalla famiglia Berlusconi. Ma le frizioni hanno a che fare anche con i tagli ai ministeri dopo che Giorgetti si è detto pronto a fare la parte del «cattivo».

 

MATTEO SALVINI ANTONIO TAJANI

La traduzione del blitz di Meloni è l’inserimento della legge di bilancio nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri già convocato alle otto di stasera. Un pacchetto “tutto incluso”, validato dalla neo Ragioniera Daria Perrotta, insieme alle tabelle del Documento programmatico di bilancio e ad un decreto Anticipi asciutto, che riuscirà a liberare uno spazio esiguo nel bilancio del 2025, fallendo il bis dell’anno scorso.

 

Quando il vertice si avvia alla conclusione, i due vicepremier chiedono conto alla presidente del Consiglio delle misure bandiera che vogliono inserire nella manovra. L’estensione della flat tax, è il cruccio di Salvini. Il taglio dell’Irpef per i redditi fino a 60 mila euro è il tarlo di Tajani. Giorgetti dà qualche indicazione. Non certezze. Non può perché la manovra da 25 miliardi è ancora appesa alla ricerca delle risorse che servono a tenerla in piedi.

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 4

Il bacino più incerto è costituito dalle banche. «Il confronto è in corso e andrà avanti a oltranza », fanno sapere dal Mef, dopo una giornata di trattative con l’Abi. Il Tesoro esclude un aumento dell’addizionale Ires e un incremento ulteriore dell’Irap da parte delle Regioni, ma i banchieri temono che la rassicurazione possa sfaldarsi. Anche perché una cosa è sicura: Giorgetti ha chiesto 4 miliardi in due anni. Un «contributo» che va allineato alla volontà di intervenire solo modificando il trattamento fiscale delle imposte differite (Dta).

 

Dall’accordo con gli istituti di credito dipenderà il futuro delle misure che vogliono Lega e Forza Italia. Tutte in bilico. Non a caso la nota informale che parte dal Mef conferma solamente «gli interventi in favore dei redditi medio bassi e delle famiglie con figli».

 

LA PARTITA DEL CUORE NEL CENTRODESTRA - MEME BY SARX88

[…]  Tajani riunisce i suoi nella sede del partito alla vigilia del Cdm. […] E fa i conti con le questioni in sospeso. A iniziare dal taglio delle tasse per il ceto medio: l’obiettivo è insistere con Giorgetti per abbassare di due punti, dal 35% al 33%, l’aliquota di riferimento per i redditi tra 28 e 50 mila euro. «Il ministro ci ha fatto già sapere che non ci sono i soldi per arrivare fino a 60 mila», spiega un big del partito. Ma i soldi vanno trovati anche per l’intervento caldeggiato. Le coperture sono ancora fragili. Giorgetti prova a insistere sui tagli. Almeno 3 miliardi per la spending review dei ministeri, con un taglio del 5%. […]

 

pier silvio marina berlusconi

Dice anche un’altra cosa la comunicazione del Tesoro: «Si conferma che non ci sarà un aumento di tasse per le persone e le aziende ». La scure avrebbe quindi risparmiato le imprese. Ma le coperture non bastano. Alle dieci di sera inizia la maratona notturna tra i tecnici del Tesoro e quelli dell’Abi. Meno di 24 ore per arrivare pronti al Consiglio dei ministri. E per capire chi pagherà il conto della manovra.

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 1antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)