CHI LA DURAZZO, LA VINCE – GIORGIA MELONI HA CONVONCATO PER OGGI UN VERTICE PER RILANCIARE IL “PIANO ALBANIA”. OBIETTIVO: SPEDIRE SUBITO I MIGRANTI NEI DUE CENTRI DI SHENGJIN E A GJADER, ORA VUOTI – LA DUCETTA NON VUOLE ASPETTARE CHE L'UE SI PRONUNCI SUL CASO DEI PAESI SICURI (IN PRIMAVERA) ED È CONVINTA DI AVERE RAGIONE. SI APPELLA ALLA RECENTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE, SECONDO CUI IL GIUDICE “NON PUÒ SOSTITUIRSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI” NÉ “PUÒ ANNULLARE IL DECRETO MINISTERIALE” CHE ELENCA I PAESI SICURI - PECCATO CHE LA CASSAZIONE ABBIA RICONOSCIUTO IL DIRITTO DELLE TOGHE A DISAPPLICARE “IN VIA INCIDENTALE” IL DECRETO, OVVERO CASO PER CASO…
1. PAESI SICURI E TOGHE CHE COSA DICE LA CASSAZIONE
Estratto dell’articolo di Adriana Logroscino per il “Corriere della Sera”
centro migranti DI GJADER IN ALBANIA
È uno il passaggio essenziale della sentenza della prima sezione civile della corte di cassazione depositata il 19 dicembre, che fa dire alla premier Giorgia Meloni «sostanzialmente hanno dato ragione al governo»: il giudice «non può sostituirsi al ministro degli Affari esteri» né «può annullare con effetti erga omnes il decreto ministeriale» che elenca i Paesi sicuri.
[…]la sentenza stabilisce che «il giudice ordinario» non possa «andare al di là del pieno e completo esame del singolo caso».
Alla Cassazione si era rivolto il tribunale di Roma, chiamato a pronunciarsi sul ricorso di un cittadino tunisino la cui domanda di asilo era stata respinta: chiedeva alla Corte suprema se fosse vincolato alla decisione del ministero che aveva inserito la Tunisia nell’elenco dei Paesi sicuri, o se dovesse valutare se il paese fosse effettivamente sicuro in base alle leggi nazionale ed europea.
IL DECRETO LEGGE SUI PAESI SICURI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
La Cassazione, stabilendo che al giudice spetta «garantire, nella singola vicenda concreta, l’effettività della tutela dei diritti fondamentali» e riconoscendo che l’elenco dei Paesi sicuri è prerogativa del governo, sembra concordare con la memoria del Viminale depositata in giudizio: «La valutazione del giudice trova limite nella attendibilità della scelta della amministrazione».
Poi difende la «verifica in sede giurisdizionale» del «rispetto della dettagliata disciplina esistente» ma è una verifica che «non pone un problema di disapplicazione del decreto ministeriale». Insomma, il giudice può disporre che un Paese non sia sicuro per il singolo richiedente asilo, ma questo non mette in discussione la lista del governo.
IL GOVERNO SFIDA LE TOGHE RIPARTE L’OPERAZIONE ALBANIA “ABBIAMO RAGIONE NOI”
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
matteo piantedosi e giorgia meloni in albania con edi rama ai futuri centri migranti
[…] Giorgia Meloni lancia la sua campagna di inverno sul tema migranti e lo fa ripartendo dal progetto alla realizzazione del quale è pronta a «passare ogni notte da qui alla fine del governo italiano», come ha spiegato nei giorni scorsi: i centri albanesi per i richiedenti asilo, sui quali sono stati impegnati 670 milioni in cinque anni e che, di fatto, non hanno mai funzionato.
Oggi Meloni ha convocato a palazzo Chigi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani (in collegamento dal Kosovo), il sottosegretario Alfredo Mantovano, i ministri di Interno, Difesa ed Affari europei, Matteo Piantedosi, Guido Crosetto e Tommaso Foti. All’ordine del giorno come ripartire, già da gennaio, con la messa in funzione dei centri albanesi. […]
giorgia meloni - migranti albania - vignetta altan
In un primo momento il governo italiano aveva pensato di rilanciare l’operazione insieme con la commissione europea. Ursula von der Leyen aveva promesso a Meloni una nuova formulazione della definizione di paesi sicuri, l’avvio di hub simili a quelli pensati dall’Italia in Albania e una nuova direttiva rimpatri. Bruxelles ha confermato la volontà ma, per ragioni politiche, non si potrà partire prima della primavera.
Troppo tardi per Meloni che sui centri dall’altra parte del Mediterraneo si gioca la credibilità politica. E non solo: la Corte dei conti, a cui sono arrivati già diversi esposti, potrebbe intervenire se i centri restassero chiusi ancora a lungo. Da qui la decisione di ripartire a stretto giro. Sulla base di un argomento tecnico che la premier è convinta essere solido.
Meloni — dopo aver ascoltato i suoi consiglieri giuridici e, soprattutto il fidatissimo Mantovano — ritiene infatti che il progetto Albania, e dunque la posizione del Governo, siano usciti fortemente rinsaldati dall’ultima sentenza della Corte di cassazione: i giudici hanno riconosciuto il diritto della politica di stabilire quali sono i paesi sicuri e quali no.
i primi migranti arrivati nel centro di prima accoglienza di Shengjin
Hanno ribadito che il giudice «non può sostituirsi» al ministro degli Esteri. Ma hanno anche riconosciuto il diritto delle toghe a disapplicare «in via incidentale» il decreto. Se un magistrato ritiene cioè che, per esempio l’Egitto, inserito nella lista dei paesi sicuri in realtà non lo sia, è legittimato a non riconoscere il fermo.
Il governo ritiene, però, che le cose non stiano così. «La sentenza ha sostanzialmente dato ragione al governo italiano: i giudici possono entrare nel singolo caso ma non disapplicare in toto» ha detto Meloni. Che è convinta che ad aiutare la sua linea ci sia anche la nuova norma, l’“emendamento Musk”, che è stato approvato nonostante il parere tecnico contrario del Consiglio superiore della magistratura. La competenza delle decisioni sui migranti è stata ora trasferita dalle sezioni speciali, che avevano bocciato i trattenimenti in Albania, alle Corti d’appello: saranno ora i giudici di secondo grado a dover decidere.
NUOVI CENTRI PER I MIGRANTI IN ALBANIA
Come ha segnalato anche il Csm, non esiste una ragione tecnica dietro questa scelta. Ma solo politica. Evidentemente il governo spera che, soffocati dai procedimenti (il Consiglio ha denunciato anche che si rischia in questo modo di allungare i tempi del processo, facendo fallire gli obiettivi del Pnrr), i giudici non si prendano responsabilità e soprattutto il tempo necessario per motivare caso per caso, «in via incidentale», per citare la Cassazione, ogni singolo respingimento. Approvando così i trattenimenti.
Non a caso il governo ha già in mente una data per riprendere i viaggi della nave Libra in Albania: l’11 gennaio, data in cui diventerà operativa la nuova norma. […]
3. LA VOLONTÀ DI PALAZZO CHIGI DI DARE SUBITO UN SEGNALE (IN ATTESA DELLA CORTE UE)
Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
matteo piantedosi e giorgia meloni in albania con edi rama ai futuri centri migranti
[…] Nell’hotspot italiano di Shengjin e nel centro di trattenimento — con Cpr e sezione di detenzione — a Gjader attualmente c’è soltanto un gruppo di poliziotti che vigila sulla sicurezza delle strutture. L’effetto deterrente che — per ammissione della stessa presidente Giorgia Meloni — si sperava di ottenere con la scelta di aprire i centri in collaborazione con il governo di Tirana al momento non c’è stato visto che gli stranieri trasferiti direttamente in Albania sono stati subito riportati nel nostro Paese per ordine dei giudici.
E allora si ricomincia probabilmente mettendo a punto una circolare per tutte le unità navali che controllano il Mediterraneo in modo che già a bordo verifichino le condizioni degli uomini maggiorenni (il trattato impedisce che in Albania vadano donne e bambini) e che abbiano caratteristiche tali da non poter ottenere ragione con il ricorso ai giudici.
Per evitare sorprese è presumibile che nessun viaggio venga pianificato prima del verdetto della Corte di giustizia che potrebbe esprimere a febbraio un parere definitivo non solo sulla legittimità dei trasferimenti in un Paese terzo di migranti provenienti da Paesi sicuri e soccorsi in mare ma anche proprio su quali siano i Paesi sicuri.
Un passaggio fondamentale anche per l’applicazione dal 2026 del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, che prevede la creazione di centri migranti dislocati in altre nazioni fuori dall’Europa per affrontare i casi con una procedura accelerata, che ha visto l’Italia impegnata subito in prima linea e altri partner pronti a farlo.
Da qui l’intenzione di far ripartire i centri albanesi nel più breve tempo possibile, visti anche i costi logistici e di vigilanza, con un contingente di qualche centinaio di uomini delle forze dell’ordine sul posto, finito al centro delle polemiche qualche settimana fa dopo le frasi di alcuni di loro, carpite di nascosto da false giornaliste albanesi, in cui ammettevano «siamo in vacanza a spese dello Stato».
MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINICENTRO PER MIGRANTI IN ALBANIA migranti in albania - vignetta by vukic