giorgia meloni fabio rampelli

ANCHE GIORGIA MELONI HA LA SUA OPPOSIZIONE INTERNA - IL SUO AVVERSARIO NUMERO UNO, FABIO RAMPELLI, APPROFITTA DELLA SCONFITTA DI MICHETTI A ROMA PER BASTONARE LA "DUCETTA": "FRATELLI D'ITALIA DEVE PARLARE ALLA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI E NON A QUELLI PIÙ RUMOROSI. LA MIA IDEA ERA DI ALLARGARE LA NOSTRA PROPOSTA ANCHE A CHI NON PROVENIVA DA DESTRA" - CHISSA' SE RAMPELLI AVRA' IL FEGATO DI SFIDARE LA MELONI A VISO APERTO PER SFILARLE IL PARTITO…

giorgia meloni con enrico michetti

Francesco Boezi per "il Giornale"

 

La batosta è forte: Enrico Michetti, uomo simbolo della campagna elettorale meloniana, ha perso. Ora, in via della Scrofa e dintorni, si ragiona di futuro. L'asse di Fdi è l'argomento. Se Luciano Ciocchetti avanza l'ipotesi di un «campo largo dei conservatori», Fabio Rampelli, uno dei padri fondatori di Fdi, usa un'altra espressione: «Partito-nazione».

enrico michetti fabio rampelli

 

Il capo, senza dubbio, sarebbe sempre Giorgia Meloni. Solo che una virata così comporta modifiche, tanto in Italia quanto in Europa. Nel Belpaese, Fdi si sposterebbe da destra al centrodestra: un ritorno al passato, dopo anni in cui si è occupato un altro spazio. Sul piano europeo, sarebbe la fine del dialogo con Visegràd. La presidenza dell'Ecr, per l'onorevole Rampelli, è un buon viatico per riallacciare con il Ppe e con i Conservatori inglesi. Il deputato traccia la rotta: «Ora occorre investire nel dialogo con i Tories, anche se il Regno Unito è fuori dall'Ue, e con il Ppe, per costruire in Europa il modello italiano di un centro alleato con la destra e ribaltare l'asse culturale del continente».

 

FABIO RAMPELLI TOGLIE LA BANDIERA DELLA UE DAL SUO STUDIO

Un centrodestra 2.0, dunque, tanto in Europa quanto in Italia, dove bisogna «costruire la rete per non farsi sottomettere dai gruppi editoriali e dalla magistratura come capita dal 1994 a oggi». Nell'ambiente permane una certa preoccupazione dopo l'avvertimento lanciato da Guido Crosetto: il monito del deputato sulla «magistratura» forse non è un caso. Il ragionamento però rimane politico.

 

ENRICO MICHETTI E GIORGIA MELONI

La Meloni ieri ha detto che il centrodestra deve elaborare un progetto. Rampelli ha un'idea che svincola dalla destra purista: «Giorgia Meloni deve essere l'Aznar italiana, mantenere le sue radici di destra ma essere capo di un nuovo partito-nazione, il partito degli italiani». Sembra un predellino. Ma bisogna che la Meloni esca dal campo stretto della destra sovranista. Il confine disegnato dalle nuove generazioni che al deputato romano sembra stare stretto: «Penso che Fdi debba parlare alla maggioranza degli elettori e non a quelli più rumorosi, forte dell'unica leadership credibile nel panorama politico».

 

fabio rampelli

Se non è un volersi smarcare dai No Green Pass e simili, cos' è? Il restyling è un argomento di secondo grado, fiamma compresa, ma esiste: «Ne avrei fatto a meno - insiste l'onorevole - perché la mia idea era di allargare la nostra proposta anche a chi non proveniva da destra». Ai tempi c'era l'ipotesi di una nuova An degli ex colonnelli.

 

La situazione è cambiata ma la «discussione» sulla fiamma «è sempre aperta», afferma. C'è un rischio: che Fdi, un po' come il Pci nella Prima Repubblica, arrivi al 30%, restando fuori dai giochi: «Quel sistema di cui il Pd è il braccio armato lo vorrebbe, ma non cadremo nella trappola. All'Italia serve una democrazia vera, che non ha saputo conquistarsi». La medicina di Rampelli è la riforma presidenziale. Sul tavolo delle priorità può spuntare altro: la legge elettorale. Il deputato lo sa e cerca d'indirizzare tutti. Fuori dal perimetro del popolarismo c'è un potenziale taglia-fuori.

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