GIORGIA ON MY MIND – IL “FINANCIAL TIMES” INCORONA LA MELONI: “ASTRO NASCENTE DELL’ESTREMA DESTRA ITALIANA. SEMBRA IN GRADO DI SUPERARE LA LEGA” – LA “DUCETTA”, TRUMPIANA DELLA PRIMA ORA, ORA SPOSA LA DOTTRINA BIDEN SULLA TASSAZIONE ALLE MULTINAZIONALI, PER CONTRASTARE LA “GLOBALIZZAZIONE SELVAGGIA” – L’OBIETTIVO DELLA “DUCETTA” SUL PIANO INTERNAZIONALE: INSERIRSI COME INTERLOCUTORE AFFIDABILE DI UNA DESTRA RESPONSABILE CHE NON VUOLE CONFLITTI…
1 - "MELONI ASTRO NASCENTE, PRONTA A SUPERARE SALVINI"
L ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES SU GIORGIA MELONI
"L'astro nascente dell'estrema destra italiana". Così il Financial Times definisce Giorgia Meloni in un profilo dedicato alla leader di Fratelli d’Italia, che ha deciso di capitalizzare sulla "decisione della Lega di fare un'inversione a U e abbracciare il governo Draghi".
'E' la Marine Le Pen italiana?' si chiede la testata inglese, che spiega: “La leader di Fratelli d’Italia ha scelto di rimanere da sola all’opposizione mentre Salvini e gli altri grandi partiti politici appoggiavano Draghi.
La conseguenza è stata che il partito di Meloni è stato in grado di intaccare la 'pista' elettorale di Salvini e sembra essere in grado disuperare la Lega come più grande partito della destra italiana. Un recente sondaggio pubblicato dal quotidiano italiano Corriere della Sera vede la Lega ancora di poco come il più grande partito, al 21,9 per cento, con i Fratelli d'Italia al 18,9 per cento...".
"Il mese scorso - si legge - Fratelli d’Italia ha promosso un voto di sfiducia a Roberto Speranza, ministro della Salute. Il voto non ha avuto successo ma ha costretto Salvini a votare a favore dell’uomo che aveva passato mesi ad attaccare in quanto incompetente.
Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ufficialmente formano un’alleanza di destra anche per le elezioni regionali e governerebbero all'unisono se dovessero vincere le prossime elezioni italiane, che si terranno al più tardi nel 2023. È fondamentale che le tre parti abbiano un accordo sul fatto che chi riceve più voti scelga il premier".
GIORGIA MELONI VOTA NO ALLA FIDUCIA A MARIO DRAGHI
"Se l’opposizione solitaria di Meloni a Draghi - conclude l’articolo - dovesse spingerla al di sopra di Salvini nei sondaggi, le conseguenze politiche potrebbero essere esplosive. Salvini può decidere che non può più permettersi di sostenere politicamente Draghi se vuole realizzare il suo sogno di diventare premier.
Questo però lo spingerebbe contro potenti forze all'interno della Lega che sostengono fermamente l'ex presidente della Banca Centrale Europea. La corsa tra Meloni e Salvini per guidare la destra italiana alle prossime elezioni generali potrebbe rivelarsi il fattore più importante per la durata del governo Draghi".
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI SELFIE IN PIAZZA
2 - SE LA TRUMPIANA MELONI SPOSA LA DOTTRINA BIDEN
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Colpo di scena: la trumpiana Meloni sposa la dottrina Biden. Lo fa sul terreno economico in nome delle «identità nazionali» e del «sistema occidentale», per contrastare la «globalizzazione selvaggia» che consente alle multinazionali di adottare «sofisticate tecniche di elusione fiscale» a livello mondiale, e per porre fine in Europa al «dumping» che produce una concorrenza sleale tra gli stessi paesi dell' Unione.
È per salvaguardare «i principi fondanti della nostra civiltà», insomma, che «Giorgia» decide di andare a braccetto con «Joe», ritenendo «condivisibile» il piano proposto dal presidente americano di stringere un accordo tra Stati per adottare una «global minimum tax».
Si tratterebbe di una tassa con un' aliquota del 21% che obbligherebbe le multinazionali - «comprese alcune società tricolori pubbliche e private» - a versare in patria la differenza delle imposte pagate nei «paradisi fiscali». E poco importa se la visione di Biden sconfessa la linea di Trump, che minacciò una guerra commerciale nel caso in cui l' Europa avesse applicato la modesta «digital tax» del 3% sui profitti dei giganti del web.
Ora che la pandemia ha allargato il fossato tra sistemi economici e produttivi, mettendo in ginocchio le attività commerciali nazionali («in particolare quelle di vicinato»), secondo la Meloni è necessaria «la governance della globalizzazione» che il presidente statunitense auspica. E per formalizzare la sua posizione, la leader di FdI ha fatto presentare dai suoi gruppi in Parlamento una mozione con la quale chiede al governo di «appoggiare la riforma» avanzata dal nuovo inquilino della Casa Bianca: sia nel G20 - dove l' Italia è presidente di turno - sia a livello europeo.
DONALD TRUMP JOE BIDEN BY EDOARDOBARALDI
Con l' obiettivo poi di ridurre in patria l' Ires al livello della global minimum tax. Si vedrà se il progetto americano sarà realizzabile, ma a livello politico la mossa di FdI annuncia una imminente rivoluzione copernicana della destra italiana, perché riconosce che per difendere gli interessi nazionali siano necessari accordi su scala mondiale, e che i sovranisti debbano patteggiare con i fautori del neo globalismo, individuati in Biden ma anche in Draghi.
matteo salvini e giorgia meloni alla foiba di basovizza per il giorno del ricordo 1
L' operazione della Meloni infatti si muove su due piani: a livello nazionale continua a tessere un rapporto con il premier, senza però pregiudicare il suo ruolo di «opposizione repubblicana»; e a livello internazionale - guidando il gruppo dei Conservatori a Strasburgo - mira a inserirsi nel mainstream occidentale ed europeo per offrire l' immagine di una «destra di governo» che lavora per cercare soluzioni di sistema e non per provocare conflitti nel sistema.
È l' evoluzione di un partito ancora intriso di vecchi tic e di contraddizioni, che però mostra di aver fatto tesoro dell' esperienza di questa legislatura, iniziata con i populisti al potere e che - non a caso - sta proseguendo con Draghi a Palazzo Chigi. A dimostrazione che il gioco politico si può muovere solo dentro il perimetro dell' europeismo e dell' atlantismo. E che non è contemplato navigare oltre queste due colonne d' Ercole.
giorgia meloni donald trumpIL TWEET DI GIORGIA MELONI SULL IRRUZIONE DEI SUPPORTER DI TRUMP AL CONGRESSO USA