GIORNALISTI DA RIOTTAMARE - RIOTTA E SEVERGNINI TOPPANO NELLA LORO SPECIALIZZAZIONE: L’AMERICANOFILIA SPICCIOLA - RIOTTA: “CHI NON CAPISCE PERCHÉ NEW YORK HA CONFERMATO LA MARATONA MALGRADO SANDY NON CAPISCE NEW YORK”. NEANCHE IL SINDACO BLOOMBERG LA CAPISCE, E L’ANNULLA - SEVERGNINI: “PIAZZE VUOTE E CAMPAGNA ONLINE”. PECCATO CHE ROMNEY E OBAMA ABBIANO RIEMPITO CENTINAIA DI COMIZI …

1- AMERICANISMI SPICCIOLI
Martino Cervo per "Libero"

È che Twitter ti frega. Sono le 20.54 ora italiana di venerdì quando Gianni Riotta, navigato columnist della Stampa ed ex direttore del Sole 24 Ore, affida ai suoi numerosi follower un pensiero forte sulla maratona di New York, in quel momento ancora in calendario. «Chi non capisce perché New York ha confermato la Maratona malgrado sia ancora nel caos per l'uragano Sandy non capisce New York».

Guia Soncini, al solito felicemente spietata, sparge acido: «Troviamo qualcuno che riferisca questo tuo messaggio al Nypost, presto», riferendosi al quotidiano cittadino che aveva duramente attaccato Bloomberg per aver acceso i generatori per i maratoneti mentre interi quartieri restavano senza elettricità né riscaldamento. È davvero infelice, a questo punto, il tempismo con cui il sindaco, schiacciato tra esigenze degli sponsor e rabbia dei cittadini (e di molti atleti), decide clamorosamente di cancellare l'evento.

Tanto infelice da indurre un sillogismo che sarebbe ingeneroso svolgere. Ma in fondo l'America è grande e funziona così: ognuno ci vede quello che vuole e ci proietta quello che desidera, soprattutto a una manciata di ore da un voto che attira il mondo, lo cambia, ne catalizza emozioni, aspettative, e una certa dose di puttanate qua e là. Sempre Riotta sulla Stampa di ieri ha fornito una lucida analisi del rush finale della campagna elettorale che potrebbe riconfermare Barack Obama alla Casa Bianca.

Citando «i sondaggi di Nat (è Nate, ndr) Silver, il sito realclearpolitics », probabilmente intende fivethirtyeight, cioè il blog del New York Times (e di Silver appunto) che però di realclear è uno dei più tosti e autorevoli rivali. E quell'8% del tasso di disoccupazione «che, per tradizione, elimina i presidenti» è forse piuttosto il 7,2%, ovvero la soglia massima che consentì a Reagan di ottenere appunto la rielezione. Sopra questa, mai nessuno ce l'ha fatta a ottenere il secondo mandato consecutivo.

Ma sono minuzie, come quando in un'intervista a John Elkann sul Sole ribaltò nome e cognome dell'obamiano Rahm Emanuel trasformandolo in Emmanuel Rahm: e in questo pezzo c'è sicuramente di ben peggio. È l'America che gioca questi scherzi: larga abbastanza per vederci quello che vuoi, trovare conferme alle proprie idee, e in fondo anche ai postumi della colossale sbronza ideologica per il messia Obama di quattro anni fa, al tempo delle lontanissime elezioni tra il demiurgo Barack e quell'altro.

E così capita di leggere nel pezzo di una delle firme di punta del Corriere, Aldo Cazzullo da Miami: «Ai comizi di Romney [...] non si beve Coca light ma un intruglio dolciastro che si chiama Dr Pepper (non a caso i democratici spesso sono magri e i repubblicani grassi)». Ciccioni maledetti. Per Vittorio Zucconi, storica firma di cose Usa per Repubblica, l'uragano Sandy scatena narrative spettacolari come sempre, ma ancor più suggestive se messe a confronto con quelle di Katrina.

A fine agosto del 2005 scriveva della «vendetta dell'acqua sugli uomini», di un Bush che si limitava a «qualche preghiera e qualche buon consiglio da mamma»: «cerotti, palliativi, pannicelli» distribuiti dall'«asciuttissima Arizona». E l'Obama di Sandy? «Barack prega nei sotterranei della Casa Bianca», ma è tutta un'altra orazione: «"Tutto quello che vi serve, avrete", rassicura i governatori », e soprattutto l'impermeabile «è punteggiato di gocce grosse».

Quattro anni dopo siamo lì: e se Beppe Severgnini commentava con impercettibile bias: «Finché non vedo un nero sveglio alla Casa Bianca, continuerò a pensare che un bianco mediocre possa farcela» (Corriere, 23 ottobre 2008), oggi lo troviamo su La7 nelle repliche di «Atlantico-Pacifico», allegro coast-to-coast in cui si stupisce sinceramente che esistano persone di colore che votano repubblicano. Ecco, quando Romney sventola lo spauracchio di finire come l'Italia, è una minaccia seria.


2- IL COMIZIO È ROBA PREISTORICA? NEGLI USA ANCORA NO
Valter Delle Donne per http://www.secoloditalia.it/

"Campagna con piazze vuote: lo scontro è in tv e online". Se lo scrive Beppe Severgnini, c'è da credergli. Quelli del "Corsera" lo hanno inviato apposta a Chicago per raccontare la campagna elettorale che sceglierà l'uomo più potente della terra dei prossimi quattro anni. E Severgnini ci illumina da par suo: «Chi arrivasse oggi a Chicago non vedrebbe l'agitazione di una vigilia... Manifesti, cartelli, spille e coccarde sono invisibili. La campagna elettorale, ormai, avviene altrove».

Insomma, politici italiani, voi che andate ancora a fare i comizi nelle piazze del paese, siete provinciali, superati, preistorici. Le adunate di una volta? Roba da prima Repubblica italiana. Viene da dire: meno male che c'è Severgnini, che è andato Oltreoceano per raccontarci come vanno davvero le cose. Poi accendi la tv e sulla Cnn trovi Mitt Romney davanti a una folla da stadio.

Immagini di repertorio? No, di due giorni fa. Tanto per avere un'idea, in Pennsylvania, il candidato repubblicano ha tenuto un comizio davanti a venticinquemila persone. «Mai vista tanta gente dal 2004», ha scritto la stampa locale. Saranno stati americani che non hanno letto Severgnini. Non sanno come va fatta una campagna elettorale negli Usa.

 

Gianni RiottaLetta Severgnini SEVERGNINI Obama Romney lultima sfida tv Obama Romney lultima sfida tv maratona newyorklapresse maratona newyork verrazzanobridgeCOMIZIO ROMNEY IN PENNSYLVANIA

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

giorgia meloni marina berlusconi paolo barelli sigfrido ranucci antonio tajani

DAGOREPORT - DOPO LE VIOLENTE POLEMICHE PER LA PUNTATA SU BERLUSCONI-DELL’UTRI-MAFIA, DOMENICA PROSSIMA LA CAVALIERA MARINA POTREBBE PERSINO INVIARE UNA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A RANUCCI - '’REPORT’’ SCODELLERÀ UN SERVIZIO AL VETRIOLO SU PAOLO BARELLI, FEDELISSIMO SCUDIERO DI ANTONIO TAJANI, DEL QUALE DIVENTERÀ PRESTO CONSUOCERO - CON TAJANI RIDOTTO A CAVALIER SERVENTE DELLA DUCETTA, L'IMPERO BERLUSCONIANO HA BISOGNO DI UN PARTITO CON UNA NUOVA E CARISMATICA LEADERSHIP. MA MARINA E PIER SILVIO HANNO TEMPI LENTISSIMI PRIMA DI TRASFORMARE LE PAROLE IN FATTI. NON SONO RIUSCITI NEMMENO A OTTENERE DA TAJANI LA MESSA IN FUORIGIOCO DI BARELLI E GASPARRI - ORA VEDIAMO SE “REPORT” RIUSCIRÀ A DARE UNA SPINTARELLA AL CAMBIO DI GUARDIA DENTRO FORZA ITALIA…

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO