IL GIORNO DOPO, COME TI DIMEZZO CONTE: È IN ATTO UNA TRATTATIVA SOTTERRANEA PER UN INGRESSO ORGANICO DI FORZA ITALIA NELL’ALLEANZA DI GOVERNO PD-M5S-LEU CHE PREVEDE UN CAMBIO DEL PREMIER E UN ACCORDO SUL NOME DEL SUCCESSORE DI SERGIO MATTARELLA - IL PD, SU CONSIGLIO DEL CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI, SI OPPONE AL TRASLOCO DI LUCIANA LAMORGESE DAL VIMINALE E DI CONSEGNARE LA DELEGA DEI SERVIZI A MARIO TURCO - SECONDO IL CONTE CASALINO, IL RIMPASTO PREVEDE LA CONSEGNA DEI DUE DICASTERI EX RENZIANI (FAMIGLIA E AGRICOLTURA) AI VOLENTEROSI VOLTAGABBANA, DELRIO AL POSTO DI PAOLA DE MICHELI E ORLANDO A CAPO DI UN NUOVO MINISTERO DEDICATO ALLA GESTIONE DEL RECOVERY. CONTE, CHE ERA GIÀ PRONTO A UN DECRETO LEGGE PER AUMENTARE IL NUMERO DEI DICASTERI, IN TAL MODO AVREBBE EVITATO IL NEFASTO RIMPASTO CON DIMISSIONI, HA TROVATO PERÒ L’OPPOSIZIONE SECCA DI MATTARELLA...
DAGOREPORT
meme sulla crisi di governo mattarella e conte
Dopo la risicata e grottesca fiducia ottenuta da Conte, sul Colle gli animi dei consiglieri di Mattarella sono titubanti, divisi e soprattutto in stato di allarme per le lamentele informali che arrivano da Bruxelles per i tempi italiani sul Recovery Plan e sul fatto, ancor più preoccupante, che la bozza che circola fa acqua da tutte le parti.
Malgrado il can can dei giornaloni, Conte nel giro delle cancellerie europee è considerato lo Zelig della politica italiana, assolutamente non affidabile al punto che lo chiamano il “No-delivery guy”, il ragazzo che non mantiene le promesse.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles
Alcuni consiglieri quirinalizi, poi, sono perplessi sul fatto che Mattarella sia poco incline a spingere Conte verso le dimissioni per procedere poi a un rimpasto (il premier lo chiama “rafforzamento di governo”) e varare quindi il Conter Ter.
Il bisConte dimezzato, che alla parola “dimissioni” rischia un coccolone, sa che se dovesse mollare la poltrona si scatenerebbero le faide all’interno degli spappolatissimi 5Stelle e teme di finire in mezzo a una strada con Casalino a carico.
sergio mattarella parla con dario franceschini e nicola zingaretti
Intanto, le anime del PD sono in movimento al punto che da tre sono diventate due: Zingaretti e Franceschini. La terza, quella riformista, si sta sgretolando. Luca Lotti, indagato per il caso Consip, si è acquattato dietro le quinte di Zingaretti e si è portato dietro Lorenzo Guerini, distanziandosi così da Marcucci. L’ambizioso Andrea Orlando si è posizionato invece a metà strada tra Franceschini e Zingaretti in vista di uno scranno ministeriale.
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
Il corpaccione del PD deve poi fare molta attenzione al potere dei governatori: ieri Bonaccini si è dichiarato a favore di una ricucitura con Renzi, idem il governatore della Toscana, Giani. De Luca invece è una anomalia che gioca in proprio ma sempre sarà grato a Lotti che ha portato il figlio in Parlamento.
Il neo indebolimento di Conte si è subito appalesato quando il Pd, su consiglio del capo della polizia Gabrielli, si è opposto al trasloco di Luciana Lamorgese dal Viminale. E sull’idea di consegnare la delega dei servizi al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco (quota M5S), i malumori si sono sprecati.
A questo punto, tutte le anime del PD convergono unite su alcuni punti: si porti subito avanti la nuova legge elettorale proporzionale, si proceda al rimpasto e si faccia l’accordo di programma entro 3 settimane al massimo, a partire da ieri.
Secondo il Conte Casalino, il rimpasto prevede la consegna dei due dicasteri ex renziani (Famiglia e Agricoltura) ai Volenterosi voltagabbana, Delrio andrebbe a sostituire l’inadeguata Paola De Micheli e Orlando andrebbe a capo di un nuovo ministero dedicato alla gestione del Recovery.
Naturalmente si è incazzato Enzo Amendola, ministro degli affari europei. Conte, che era già pronto a un decreto legge per aumentare il numero dei ministeri, così da evitare il nefasto rimpasto con dimissioni, ha trovato però l’opposizione secca di Mattarella: i dicasteri sono già troppi.
In queste ore sono in atto due trattative, ambedue a conoscenza del Quirinale, da concretizzare in vista della prossima primavera. La prima è in mano al duo Letta-Bettini che punta a imbarcare Forza Italia e ottenere così una maggioranza più ampia. La seconda, più sotterranea, mira a un ingresso organico di Berlusconi nell’alleanza di governo Pd-M5S-LeU ma con un cambio del premier e un accordo sul nome del successore di Mattarella.
In Forza Italia la situazione è però caotica. Finora, con l'atteggiamento responsabile del Cav da europeista convinto, i sondaggi danno il partito nuovamente a due cifre (10%). Da un lato, Berlusconi smania per non essere vincolato a Meloni e Salvini, sempre ipnotizzati dal sovranismo comiziante. Dall'altro, il fu Banana sarebbe tentato di restare distaccato dal teatrino della politica. E nel caso in cui qualcosa andasse storto, la colpa sarebbe di Tajani e Letta...