GIÙ LE MANI DA GIULIETTO! - PASSATA LA BUFERA, TREMONTI TORNA A ESSERE IL COCCO DI BOSSI, E AL BANANA TOCCA DIFENDERLO DAI BLACK BLOC PDL: DA SCAJOLA A RONCHI E DA CROSETTO A ROMANI, TUTTI QUELLI LASCIATI A BOCCA ASCIUTTA DAL DECRETO SVILUPPO - VERDINI CONTINUA LA “CAMPAGNA RICICLAGGIO PEONES”, E IL BOSS PATONZA SI TRASFERIRÀ A MONTECITORIO PER ALITARE SUL COLLO DEI RIBELLI E ASSICURARSI CHE FACCIANO IL LORO LAVORO: PIGIARE IL TASTO GIUSTO E NON SPACCARE LE PALLE…
Ugo Magri per "La Stampa"
Che c'è di nuovo, nell'accampamento berlusconiano, dopo la vittoria al fotofinish della fiducia? Facce un po' meno cupe, il morale appena più su. Quel filo di euforia tipico di chi l'ha scampata bella. La percezione di non avere di fronte avversari invincibili ma altrettanto pasticcioni (se non peggio). Inoltre il Cavaliere, diversamente dai suoi rivali, può farsi guidare da uno «scout» come Verdini, che della giungla parlamentare conosce perfino gli angolini più oscuri.
Le quotazioni del «toscanaccio» Denis cresceranno ancora, agli occhi del Capo, perché d'ora in avanti gli verrà affidata l'«operazione recupero». Quei 4-5 che venerdì si sono dissociati dal Pdl verranno inseguiti e riacciuffati a uno a uno. Quindi niente espulsione per Gava e per la Destro, sebbene dei due Silvio dica privatamente che dovrebbero dimettersi dal Parlamento «perché non si cambia casacca restando onorevoli» (la pensava diversamente un anno fa, quando accolse a braccia aperte i transfughi del Pd e perfino ex dipietristi).
«Figurarsi se rivelo quale sarà il mio piano», se la ride Verdini, svelando che un piano ce l'ha. Si sbilancia: «I numeri in Parlamento non saranno il problema». Perlomeno nelle grandi occasioni perché, come dà atto il portavoce del premier Bonaiuti, «la vera sfida sarà rappresentata dal day-by-day, i deputati dovranno presentarsi tutti i giorni alla Camera».
E il primo a voler dare l'esempio pare sia Berlusconi, anche lui si trasferirà a Montecitorio armi e bagagli, perlomeno fino a Natale, si mescolerà ai «peones», ne condividerà gli umori, cercherà di guarirli dal loro «male oscuro». Oscuro perché, fiducia o no, il futuro del centrodestra rimane tetro.
A renderlo nero sono i sondaggi, che pronosticano una sconfitta ineluttabile se si votasse in primavera. Per cui il Cavaliere spera di spostare nel 2013 il «redde rationem» elettorale. Falso, falsissimo che non veda l'ora di andare alle urne. Semmai è consapevole dei trabocchetti, veri o semplicemente immaginati. Per quanto in molti (compresi vecchi comuni amici) abbiano tentato di convincerlo che Montezemolo non c'entra nulla con certe defezioni, lui continua a vedere ovunque lo zampino del presidente Ferrari.
Ma in cima alla sua black list in questo momento colloca Casini: è lui lo sfortunato regista del tentato regicidio parlamentare, le voci fatte uscire sul possibile ritorno al Mattarellum (sistema elettorale inviso ai centristi) sembrano fatte apposta per tenere sulle spine l'ex amico Pier, ammesso che Casini ci caschi.
Secondo certi ministri avvelenati con Tremonti, all'indomani della fiducia la mina vagante rimane lui, Giulio. I suoi rapporti col premier sembrano normalizzati, anzi perfino ispirati a cordialità . Però chi bazzica Palazzo Grazioli invita a non equivocare. Nessun rapporto sadomaso tra il premier e il suo ministro. Se Berlusconi lo tratta con tutti i riguardi, è solo per paura di Bossi. Il quale Bossi ancora l'altra sera, tra un tramezzino e l'altro, spiegava che guai a chi osa toccare il Professore, andrebbe a casa l'intero governo.
Il risultato? Tremonti «intoccabile» torna a fare il bello e il cattivo tempo, come ai vecchi tempi. Lui, il ministro, ha appena varato una Legge di stabilità che non concederà un euro al prossimo decreto sullo sviluppo. Sarà dunque un provvedimento «a costo zero», il rovescio di ciò che chiedono folle di deputati, dal mite Ronchi al gigantesco Crosetto al capo degli scontenti Scajola, chi dice che siano 40 chi 80 pronti a piantare una grana colossale. E forse nemmeno Verdini stavolta basterà a quadrare il cerchio del Cavaliere.
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