orban meloni

DA "GIUSEPPI" A "BRAVO, GIORGIA", IL PASSO E' BREVE! LA LETTERINA D'AMORE DI ORBAN PER LA MELONI – IL PREMIER UNGHERESE S'È COMPLIMENTATO CON LA FUTURA PREMIER ITALIANA (“BRAVO, GIORGIA!”) E STA FACENDO PRESSIONI SUI SUOI AMICI IN EUROPA PER FERMARE LE SANZIONI ALLA RUSSIA. LA DUCETTA A PALAZZO CHIGI CHE COSA FARÀ? – DA BERLINO ARRIVA SUBITO UN ALERT AL FUTURO GOVERNO SUI CONTI: “CI SONO DELLE REGOLE E CI ASPETTIAMO CHE GLI STATI SI ATTENGANO A QUESTE REGOLE”

Marco Bresolin per “La Stampa”

 

post di viktor orban su giorgia meloni

Viktor Orban non ha perso tempo. Oltre alla raffica di messaggi di congratulazioni distribuiti via social network, il premier ungherese ha scritto personalmente a ognuno dei tre leader della coalizione di centrodestra per dire che «non vede l'ora di iniziare questa collaborazione per preservare la pace e alleviare la crisi energetica». Esultanza e braccia tese (nel senso di invito a cooperare) anche dal governo di Varsavia e da quello di Praga, mentre dalle cancellerie di Parigi, Madrid e Berlino è subito emersa una palpabile inquietudine.

 

Basta dare un'occhiata alle reazioni del lunedì post-elettorale per comprendere quelle che potrebbero essere le nuove dinamiche in Europa con l'avvento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Elisabeth Borne, che di mestiere fa il primo ministro in Francia, ci ha tenuto a far sapere che la Francia vigilerà sul rispetto dei diritti «in particolare su quello all'aborto».

 

giorgia meloni e viktor orban

José Manuel Albares, ministro degli Esteri spagnolo, ha messo in guardia dall'avanzata dei populisti, visto che in casa deve fare i conti con Vox, partito alleato di Fratelli d'Italia: «Siamo in un momento di incertezza e nei momenti di incertezza i populismi acquisiscono sempre importanza, ma poi finiscono tutti allo stesso modo: in un disastro».

 

VIKTOR ORBAN MATTEO SALVINI

A Berlino la cancelleria ha scelto la linea attendista «wait and see», sposata anche dalla Commissione europea, ma dal ministero delle Finanze è subito trapelata quella che sembra essere la preoccupazione maggiore. Se Parigi mette l'accento sui diritti, per il governo tedesco sono le possibili evoluzioni dei conti pubblici italiani a creare qualche ansia per la tenuta dell'Eurozona. «Ci sono delle regole e ci aspettiamo che gli Stati si attengano a queste regole» ha sottolineato un portavoce del ministero delle Finanze.

 

MELONI E ORBAN

Ma i timori tedeschi riguardano anche la questione alto-atesina per un'eventuale messa in discussione dell'autonomia da parte di un partito erede del fascismo. «C'è molta preoccupazione dopo la serata di domenica», secondo Markus Soeder. Il ministro-presidente della Baviera, che è anche leader della Csu, ha anche tirato una stoccata a Forza Italia: «Il compito dei partiti del Ppe non dovrebbe essere quello di portare al governo la destra radicale».

 

Tutt' altro clima tra le forze della galassia euroscettica, dal Rassemblement National di Marine Le Pen agli spagnoli di Vox, fino al Partito della libertà di Geert Wilders e a Nigel Farage. Ma al di là degli entusiasmi dei partiti politici che sono ai margini nei rispettivi Paesi e che vedono in questo risultato una forma di riscatto, ciò che più pesa sono le mosse dei partiti di governo che hanno un ruolo nel processo decisionale europeo.

 

giorgia meloni con viktor orban

Al tavolo del Consiglio europeo, per esempio, aumenterà il peso del partito dei Conservatori, che potrà contare su tre leader e una rappresentanza pari a un quarto della popolazione Ue (il criterio-chiave nelle votazioni al Consiglio dell'Ue). A questi va aggiunto Orban, che non fa parte del partito Ecr, ma che cerca e offre la sua affinità.

 

Ieri ha lanciato una nuova invettiva contro le sanzioni alla Russia. Proprio in questi giorni a Bruxelles sono in corso le discussioni sul nuovo pacchetto, ma l'atteggiamento di Budapest ha convinto la Commissione a congelare il tetto al pezzo del petrolio: troppo alto il rischio di un nuovo scontro e di una conseguente bocciatura. «Non c'è da meravigliarsi se in alcuni Stati il popolo arrabbiato sta cambiando i governi che sostenevano le sanzioni», dice Orban. E ogni riferimento a partiti e Paesi realmente esistenti non è per nulla casuale.

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