IL CERCHIO “SQUALLIDO” DI FORMINCHIONI - LA MOGLIE DELL’EX ASSESSORE ALLA SANITA’ ALBERTO SIMONE (IN CELLA DA TRE MESI A SAN VITTORE) NON DEMORDE - LA CIELLINA CARLA VITES DESCRIVE IL GOVERNATORE COME UN “CAGNOLINO AL GUINZAGLIO DI DACCO’” - FREQUENTAZIONE “SQUALLIDA” QUELLA TRA I DUE, TRA CHEF D’ALTO BORDO E LOCALINI DELLA COSTA SMERDATA - “IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA NON PUÒ CIRCONDARSI DI PERSONAGGI COME QUELLI…”

Andrea Sceresini per "la Stampa"

Come definirei l'amicizia tra Formigoni e Daccò? Direi che fu una frequentazione squallida». Parola di Carla Vites, la moglie dell'ex assessore alla Sanità della regione Lombardia Antonio Simone, coimputato degli stessi Formigoni e Daccò nell'inchiesta Maugeri.

«Non credo che Formigoni abbia commesso i reati che gli vengono contestati - aggiunge la signora Vites -. Non credo che da parte sua ci sia del dolo. Tutto ciò che posso dire è questo: le frequentazioni del presidente Formigoni erano quantomeno inopportune». Ciellina di antica data, giussaniana doc come il marito: Carla Vites e Roberto Formigoni si conoscono da molti anni.

Stesso ambiente, stessa militanza, stesse frequentazioni: un complesso microcosmo, che la moglie di Simone descrisse minuziosamente a metà aprile, in una lunga lettera pubblicata sul «Corriere della Sera», raccontando gli stretti legami - in parte negati dal diretto interessato - che legavano il governatore lombardo al discusso mediatore d'affari.

«Lo spettacolo dei suoi "rapporti" con Daccò - scrisse la donna, riferendosi a Formigoni - è sotto gli occhi dei molti chef d'alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò stesso, vuoi Sadler, vuoi Cracco, vuoi Santin, vuoi Aimo e Nadia, per non parlare dei locali "à la page" della Costa Smeralda dove a chi, come me, accadeva di passare per motivi vari, era possibilissimo ammirare il nostro governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio Daccò».

Sono trascorsi oltre tre mesi. Antonio Simone è ancora in carcere, nella sua cella di San Vittore. I magistrati hanno proseguito lungo la loro strada: le indagini si sono ulteriormente sviluppate e Roberto Formigoni è stato raggiunto dal fatidico avviso di garanzia. «Non entro nel merito delle questioni legali - avverte Carla Vites -. Non spetta a me: quello è il lavoro della magistratura. Se ripeterei oggi le stesse cose che scrissi in quella lettera? Certo che sì, assolutamente. Ho scritto quello che pensavo, ed è ciò che penso ancora adesso».

Nessun commento sulle dichiarazioni rilasciate da Formigoni durante la canonica conferenza stampa («Un'altra conferenza stampa? - sorride la donna - Fa sempre conferenze stampa, quello lì...»). Il giudizio non è giuridico: è morale e politico. «Formigoni io lo contesto - spiega la signora -, ma per me resta un amico. E allora dico: il presidente della Regione Lombardia non può circondarsi di personaggi come quelli che conosciamo. C'è stata da parte sua, a mio giudizio, una profonda mancanza di senso dell'opportunità. Questo è assolutamente lampante».

I rapporti tra la signora Simone e il titolare del Pirellone si sono interrotti bruscamente dopo la pubblicazione della missiva sul quotidiano di via Solferino («Se l'è presa, non s'è fatto più sentire»). Poco male: l'unica priorità di Carla Vites, da tre mesi a questa parte, è la situazione giudiziaria del marito, che dal carcere invia missive di fuoco, accusando i pm di volergli estorcere accuse contro Formigoni. «Mio marito è convinto che sia in atto una macchinazione politica - ribadisce la signora -. Ma lui non ha nulla da confessare. Questa è la pura verità».

 

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