FINANZIARIA SBALLATA - IL GOVERNO CI TASSA SENZA MOTIVO? PER IL BIENNIO 2015-2016 SONO PREVISTI 31 MILIARDI DI COPERTURE DI TROPPO

Francesco De Dominicis per "Libero"

Ci tassano senza motivo. Più del doppio rispetto al necessario. Per il biennio 2015-2016, il Governo di Enrico Letta, con la legge di stabilità, ha messo in conto maggiori entrate per 60,9 miliardi di euro rispetto a spese stanziate pari a 29,4 miliardi. La differenza è di 31,4 miliardi: più 107%. Un extra gettito fiscale su cui si è concentrata l'attenzione dei tecnici del Senato.

Appena arrivato a palazzo Madama, il ddl di stabilità (la ex finanziaria) è stato passato ai raggi X dal Servizio bilancio. E la «anomalia» è saltata subito agli occhi dei funzionari. Il prospetto messo a punto dal Tesoro, si legge in un documento del Senato, «indica un eccesso di copertura rispetto agli oneri, pari a 137 milioni nel 2014, 14.149 nel 2015 e 17.336 nel 2016». In qualche modo è un budget sballato.

La differenza per il prossimo anno, secondo i dati storici in possesso del Servizio bilancio di palazzo Madama, rientra nella prassi. Su 10,6 miliardi da coprire, il Governo individua fondi (tra nuove tasse e tagli alla spesa) per 10,7 miliardi. Poco di più dello stretto indispensabile (+137 milioni), per prudenza. Fin qui tutto normale. Il divario per i due anni successivi, invece, è assai rilevante: nel 2015 sono previsti oneri da coprire pari a 13,9 miliardi e i fondi ammontano a oltre 28 miliardi (+14,1 miliardi); mentre nel 2016, a fronte di oneri per 15,5 miliardi, sono stati individuati fondi per 32,8 miliardi (+17,3 miliardi). In tutti e due i casi le percentuali sono superiori al 100%. Totale: oltre 31 miliardi di troppo.

I tecnici non si sbilanciano e si limitano a definire il dato «curioso». E in effetti lo è. Con la finanziaria per il 2012, la prima fatta dal Governo di Mario Monti, il terzetto di «surplus di previsione» era pari a 294 milioni (2012), 10 milioni (2013) e 10 milioni (2014). Cifre un po' più alte quelle della manovra per il 2013. Che indicava mezzi di copertura oltre lo stretto necessario per 667 milioni (2013), 459 milioni (2014) e 933 milioni (2015). Nei due anni successivi a quello di competenza delle finanziarie, i tesoretti erano inferiori al miliardo.

Le ragioni delle coperture extra large della prima finanziaria targata Letta non sono chiare: potrebbero essere spiegate coi timori non fugati di nuovi scossoni della crisi e con la recessione. L'Esecutivo ha previsto il pil in crescita, nei prossimi tre anni, dell'1%, dell'1,7% e dell'1,8. Quelle indicazioni, però, si fondano più su eventi sperati che su stime attendibili. E sappiamo che fine hanno fatto, negli ultimi anni, le stime di crescita. Di qui, forse, la scelta di mettere fieno in cascina. Che per i contribuenti vuol dire altre tasse.

La speranza è che fra un anno ci siano le condizioni per ridurre il giro di vite tributario. L'emergenza concreta, oggi, è l'Imu. E in particolare la seconda rata dell'imposta municipale unica, visto che la prima è stata cancellata con l'ok definitivo del Senato arrivato giovedì. La domanda è sempre la stessa: Letta troverà i soldi per azzerare anche il versamento di dicembre? Una risposta va trovata tra le righe di una dichiarazione di Pier Paolo Baretta. «Per dicembre c'è tempo - ha detto ieri il sottosegretario all'Economia - se si decide di intervenire si vedrà».

Di tutta la frase bisogna puntare i fari sul «se». Baretta è prudente e in qualche modo lascia intendere che, salvo miracoli, la seconda rata si dovrà pagare. Magari si troveranno risorse per evitare di stangare le fasce più deboli. Di sicuro, sembra improbabile poter racimolare tutti i 2,4 miliardi necessari all'azzeramento totale del balzello. Anche i tempi (stretti) riducono gli spazi di manovra. Non si può puntare sul tesoretto regalato dallo spread sceso nel 2013 né tanto meno sull'una tantum pagata dalle banche per la rivalutazione delle quote di Bankitalia.

 

 

LETTA E SACCOMANNI images saccomanni, alfano e lettaLETTA, ALFANO, SACCOMANNIcase e catasto IMUTASSA SULLA CASA jpeg

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…