matteo salvini giorgia meloni stabilimenti balneari spiagge

PRIMUM VIVERE, DEINDE BALNEARE – GIORGIA MELONI HA CAPITO CHE NON PUO' TIRARE LA CORDA CON BRUXELLES (CHE SGANCIA I FONDI DEL PNRR) E HA DECISO DI RISOLVERE LA GRANA DELLE CONCESSIONI BALNEARI FACENDO PARTIRE I BANDI IL PRMA POSSIBILE, COME RICHIESTO DALLA COMMISSIONE: BISOGNA EVITARE UNA LETTERA DI RICHIAMO ED EVENTUALI SANZIONI - IL PROBLEMA E' CHE LEGA E FORZA ITALIA VOGLIONO SFIDARE LA COMMISSIONE UE E DIMOSTRARE CHE NON C'È BISOGNO DI LIBERALIZZARE IL SETTORE…

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”

 

concessioni balneari

La lettera della Commissione è nel cassetto da tempo: l'Italia deve indire le gare per le concessioni balneari il prima possibile. Ora è fondamentale capire quando arriverà. […] Se la lettera con la richiesta di conformarsi al diritto europeo non arrivasse domani, infatti, ci sarebbe un mese di tempo in più che si somma ai sessanta giorni previsti dalla legge per adeguarsi.

 

raffaele fitto giorgia meloni

Ossigeno per una destra prigioniera della sua difesa dei titolari degli stabilimenti, ma che al tempo stesso non può aprire una guerra con la Commissione su un dossier minore, specie se resta aperta la partita più importante: il Pnrr.

 

Le indicazioni filtrate da Bruxelles, anticipate ieri da La Stampa, sono state mal digerite a Palazzo Chigi e in via della Scrofa: «Una pressione inelegante e costrittiva», la definisce Riccardo Zucconi, deputato di FdI e storico difensore dei balneari. Nel colloquio di giovedì scorso tra Giorgia Meloni e il commissario Ue Thierry Breton si è toccato il tema. Il messaggio che la premier ha voluto inviare è stato: l'Italia rispetterà le norme, ma si attende rispetto dalla Commissione. Ovvero meno pressioni.

 

concessioni balneari

Le trattative portate avanti da Raffaele Fitto si sono fermate, davanti alla diffidenza di Palazzo Chigi verso quelle che al ministro degli Affari Ue erano sembrate aperture: fare le gare, ma indicare i paletti da inserire. Secondo lo stato maggiore di FdI in questa proposta si annida una trappola, «perché poi quei paletti verrebbero smontati uno a uno dai funzionari di Bruxelles».

 

La premier, però, un problema ce l'ha dentro la maggioranza: la Lega, ma soprattutto Forza Italia, fanno pressione perché, ignorando sentenze e pronunciamenti della giustizia italiana e comunitaria, si cominci il monitoraggio, «lo abbiamo deciso con il Milleproroghe e sono molto dispiaciuto che il governo non lo metta in pratica», dice Maurizio Gasparri, senatore forzista.

 

GIORGIA MELON MATTEO SALVINI E ANTONIO TAJANI ALLA CAMERA

Il monitoraggio delle coste, secondo Lega e FI, servirebbe a dimostrare che non esiste la cosiddetta «scarsità della risorsa», uno dei requisiti della direttiva Bolkestein in base alla quale si chiede la liberalizzazione del settore. Quindi, secondo questo ragionamento, essendoci migliaia di chilometri di spiaggia libera, gli stabilimenti balneari non rientrerebbero nelle regole sulla concorrenza.

 

concessioni balneari

[…] Anche la Lega la pensa così. Matteo Salvini aggiunge: «Se qualcuno è stanco e non se la sente più è giusto che chieda l'indennizzo per tutti gli investimenti fatti su quella spiaggia - dice parlando a Marina di Pietrasanta (luogo sensibile al tema) - Se uno ha voglia di andare avanti deve poterlo fare». Parole che nelle chat dei balneari sono state giudicate ambigue, di fatto una resa all'idea che le gare si faranno. Per richiedere gli indennizzi peraltro bisognerebbe cambiare l'articolo 49 del codice della navigazione, che le esclude.

 

matteo salvini antonio tajani

Quello dell'esclusione delle spiagge dalla Bolkestein è un argomento che la categoria porta avanti da decenni e che però Fratelli d'Italia considera ormai superato, anzi nel partito della premier c'è la certezza che Forza Italia, specie al Senato, agisca con una logica di vendetta, «facendo il gioco del nemico, come quando ci ha fatto votare la proroga delle concessioni, un errore gravissimo», dice un dirigente di FdI.

 

NO BOLKESTEIN

Giorgia Meloni, infatti, oramai da mesi si è convinta che le gare vadano fatte. Detesta più di altri di essere accusata di tradimento e quindi sta cercando il modo per non perdere la faccia con i titolari delle concessioni, che l'hanno votata in massa con la promessa di opporsi alla liberalizzazione.

 

[…]

 

La soluzione che FdI spera di imporre è quella di mettere a gara solo le concessioni ottenute dopo il 2009, l'anno in cui la Bolkestein fu emanata, «sarebbe un modo per poter digerire delle norme che male si adattano all'Italia», dice Zucconi. Ma in questo modo sfuggirebbero alla liberalizzazione la gran parte dei bagni, rendendo di fatto inapplicata la direttiva e quindi in pochi la ritengono un'opzione percorribile.

 

 

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