giorgia meloni matteo salvini fuoco palazzo chigi scontro

UN GOVERNO A RISCHIO IMPLOSIONE! - COME DAGO-DIXIT, SALVINI VUOLE FAR SALTARE I NERVI ALLA MELONI SU TUTTO E ORA DIFENDE ORBAN SUL CASO ILARIA SALIS PER METTERE IN IMBARAZZO PALAZZO CHIGI - "REPUBBLICA" CONFERMA: "SALVINI VUOLE DIFENDERE ORBÁN PIÙ DI QUANTO MELONI POSSA FARE. METTERLA IN IMBARAZZO, PERCHÉ L’UNGHERESE STA PER ENTRARE NEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI. SA CHE LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO HA UN OBBLIGO ISTITUZIONALE: PROVARE A RIPORTARE IN ITALIA LA DETENUTA. È UN PROBLEMA DELLA PREMIER RESTARE IN EQUILIBRIO, NON SUO. ECCO PERCHÉ A PALAZZO CHIGI MONTA LA RABBIA. E PERCHÉ MELONI, IN PRIVATO, SI DICE STUFA DEI CONTINUI SGAMBETTI DELL’ALLEATO" - DAGOREPORT

Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

Arriva nella notte, all’hotel Amigo. Viktor Orbán raggiunge Giorgia Meloni poco prima delle 23. Per l’atteso faccia a faccia con la premier. 

 

(...)

Succede al termine di una giornata durissima in cui si segnala l’attacco premeditato di Matteo Salvini. Studiato fin nei dettagli. «È pronta quella cosa di Ilaria Salis e dell’assalto ai gazebo della Lega nel 2017?», domanda il leghista al suo staff mentre cerca l’uscita dell’aeroporto di Bruxelles. Con i cronisti di Repubblica, inizia ad attaccare la ragazza detenuta a Budapest.

 

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Il bersaglio politico, però, è soprattutto un altro: Giorgia Meloni. Il vicepremier vuole, fortissimamente vuole scavalcare la premier a destra. Difendere Orbán più di quanto lei possa fare. Metterla in imbarazzo, perché l’ungherese sta per entrare nel gruppo dei Conservatori europei. E vuole portare avanti l’affondo in terra belga, nel cuore dell’Europa. Sa che la presidente del Consiglio ha un obbligo istituzionale: provare a riportare in Italia la detenuta.

 

È un problema della premier restare in equilibrio, non suo. Ecco perché a Palazzo Chigi monta la rabbia. E perché Meloni, in privato, si dice stufa dei continui sgambetti dell’alleato ed è costretta il vertice serale e segreto con il leader ungherese.

giorgia meloni matteo salvini atreju

 

E d’altra parte, la divaricazione diventa giorno dopo giorno sempre più marcata. Mentre il leghista si scatena contro Salis e sostiene che può serenamente restare in Ungheria, alla Farnesina si lavora per tentare di convincere le autorità ungheresi a cambiare il centro detentivo in cui è reclusa la ragazza di Monza, in modo da garantirle condizioni sostenibili e dignitose. Salvini, insomma, può spingersi dove Meloni non può avventurarsi.

Non è la prima volta che accade.

 

Quando la presidente del Consiglio lascia il Paese, i leghisti escono allo scoperto contro il governo. Quasi un metodo. Se poi il viaggio internazionale è a Bruxelles, la dose di critiche raddoppia.

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO

 

Era già successo a fine ottobre, con il segretario del Carroccio che straccia il patto per blindare la legge di bilancio e pretende pubblicamente alcune modifiche. Succede anche stavolta, irritando non poco la leader. Anche perché Salvini sa bene che la vicenda finirà già nei prossimi giorni nell’Aula dell’Europarlamento di Strasburgo, mettendo in difficoltà i meloniani.

 

Se n’è accorta Meloni, osservando la dinamica in atto: Salvini — infuriato con la premier per la scelta di candidarsi come capolista — non fa altro che selezionare e poi rodare argomenti da spendere in campagna elettorale per le Europee. E quindi, non soltanto Salis: il vicepremier si scaglia contro il bis di Ursula von der Leyen, ormai in rapporti strettissimi con Meloni. Ma non basta.

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

 

A Palazzo Chigi sono consapevoli della delicatezza di un altro dossier: quello degli agricoltori. La protesta sta esplodendo in tutta Europa e rischia di diventare un problema anche in Italia per la destra di governo. Salvini si schiera con loro e critica il suo stesso esecutivo. È una dinamica a due, quella tra Salvini e Meloni, che rischia di esplodere in qualsiasi momento.

 

Su Salis, i big meloniani si sono spesi ed esposti. Ignazio La Russa, ad esempio, insiste sul fatto che il problema non sia la catena che costringe Salis — ci sarebbe a suo dire anche in Italia, ma non per i piedi — ma l’averla fotografata in una condizione degradante che umilia la detenuta e viola la legge 492 del 1992. La verità è però che la questione è ormai diventata politica. A Meloni tocca comunque risolvere il problema. 

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