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IL GOVERNO SMONTA E RIMONTA IL PNRR – VISTI I RITARDI NELLA MESSA A TERRA DEL RECOVERY, IL MINISTRO ULTRAMELONIANO PER GLI AFFARI EUROPEI, TOMMASO FOTI, ANNUNCIA “UNA NUOVA REVISIONE DEL PIANO”, CHE SARA’ PRESENTATA A MARZO – IL SUCCESSORE DI FITTO SMENTISCE GIORGETTI, CHE AVEVA IPOTIZZATO UNA PROROGA DEL PNRR OLTRE IL 2026: “SE SI INIZIA A PARLARE DI PROROGHE, NON POSSIAMO FOCALIZZARCI SULLE SCADENZE. CIÒ DETTO, NON SONO IL MAGO OTELMA E NON POSSO PREVEDERE COSA CAPITERÀ NEI PROSSIMI MESI…”
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per "La Stampa"
giorgia meloni tommaso foti - foto lapresse
Tommaso Foti è nel suo ufficio di Largo Chigi, pochi metri da piazza Colonna. Due mesi fa ha accettato di sostituire Raffaele Fitto nell'incarico più complicato del governo Meloni: i rapporti con l'Europa e la gestione del Recovery Plan. […]
Ministro, la spesa complessiva del Pnrr viaggia ancora a rilento, fin qui abbiamo speso una sessantina di miliardi sui quasi duecento a disposizione. A che punto siamo?
«Una premessa indispensabile: il Pnrr è la somma di due cose: c'è da far avanzare la spesa, ma anche da attuare le riforme, per le quali dopo attente verifiche ci sono state concesse sei rate su dieci. La settima, ora sottoposta alla valutazione della Commissione europea, ha ben 67 obiettivi. Una volta conclusa, avremo altri 18 miliardi. Di qui al 2026 abbiamo da aggiudicarci complessivamente altri 54 miliardi».
E dunque?
«La mia premessa serve a dire che il Pnrr non è una passeggiata di salute. Se anziché discutere sempre dei dati in maniera polemica si potesse fare un discorso pacato sugli obiettivi, noi gli obiettivi li abbiamo ben chiari. Per questo, come stabilito dai regolamenti europei, prevediamo una nuova revisione del Piano e la porteremo in Parlamento».
Ci può anticipare che tipo di modifiche e quando?
«Se lo facessi, verrei meno al rispetto dovuto al Parlamento.
Dovrebbe essere pronta ai primi di marzo, poi le Camere decideranno quando discuterne. Ci sarà la revisione di alcuni investimenti a favore di altri. Su alcuni interventi dobbiamo registrare cause di forza maggiore che ci costringono a fare delle scelte. […]».
CHIAGNI E FOTI - MEME BY EMILIANO CARLI
Da tempo aleggia l'ipotesi di chiedere alla Commissione europea di rivedere la scadenza del 2026. Accadrà?
«Se si inizia a parlare di proroghe, non possiamo focalizzarci sulle scadenze del piano. Io penso invece che oggi l'obiettivo del 2026 vada tenuto fermo. Ciò detto, non sono il mago Otelma e non posso prevedere cosa capiterà nei prossimi mesi, ad esempio se altri Paesi, che pure hanno chiesto meno fondi di noi, chiederanno di rivedere le scadenze.
Di certo occorre avere un occhio di riguardo verso le risorse che abbiamo ricevuto a fondo perduto, circa 72 miliardi: nessuno deve poter dire che l'Italia è rimasta con le mani in mano su soldi frutto di debito comune».
raffaele fitto giancarlo giorgetti
C'è qualche misura concreta che state realizzando per accelerare la spesa?
«Vedremo presto i risultati dell'ultimo decreto del Tesoro che permette agli enti locali anticipazioni di spesa fino al novanta per cento».
L'unico Paese che ha ricevuto una mole di finanziamenti pari all'Italia è la Spagna, il cui tasso di crescita nel 2024 è quasi sei volte l'Italia. Stanno sfruttando l'occasione meglio di noi?
«Gli spagnoli hanno puntato molto sulla realizzazione di strumenti finanziari che permetteranno loro di andare oltre la scadenza del 2026. La cosiddetta messa a terra del piano spagnolo è molto più semplice della nostra: noi abbiamo 262mila fonti di spesa. In quanto ai risultati dell'economia spagnola, volgerei lo sguardo ai loro costi dell'elettricità, realizzata per quasi i due terzi da fonti rinnovabili e dal nucleare con costi molto più bassi dei nostri».
tommaso foti - DISEGNO DI FRANCESCO FEDERIGHI
Però lo scarto nel 2024 fra Italia e Spagna è impressionante.
«Invito a guardare il bicchiere mezzo pieno: in Italia la disoccupazione è ai minimi dai primi anni Settanta. Qualche merito lo avremo anche noi, no?»
Nell'aria c'è una minaccia che potrebbe peggiorare il quadro: i dazi di Trump.
«Oggi ho incontrato un gruppo di studenti che mi chiedevano che ne pensassi. Ho risposto che Trump ha una lunga storia di uomo di business. L'istinto a trattare non va sempre valutato in modo negativo».
La vicenda con il Messico e il Canada dimostra che i dazi possono essere uno strumento per discutere d'altro. Secondo lei Trump cosa vuole dall'Europa?
«Sarebbe un peccato di vanità mettermi nei suoi panni. Ma posso avanzare l'ipotesi che la nuova amministrazione ritenga di aver contribuito alla politica di difesa europea più di quel che sarebbe logico fare, e dunque si aspetta una maggiore autonomia dell'Unione. E poi c'è il tema delle forniture di gas».
[…]
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
Insomma, sta dicendo che a Trump la guerra con l'Europa non conviene. In ogni caso con lui occorrerà trattare. Pensa debba essere Ursula von der Leyen o Giorgia Meloni?
«Penso che ciascuna delle due debba esercitare il proprio ruolo. L'unico errore da non fare - lo dico all'opposizione - è temere che la premier possa svolgerlo, un ruolo».
giorgia meloni tommaso foti - foto lapresse
TOMMASO FOTI GIORGIA MELONI
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - MEME BY EDOARDO BARALDI