GRADISCE UN COCKTAIL DI VACCINO? - LAZIO, LOMBARDIA E PUGLIA HANNO DUBBI SUL MIX TRA ASTRAZENECA E PFIZER O MODERNA TRA PRIMA E SECONDA DOSE: LE TRE REGIONI CHIEDONO SPIEGAZIONI AL GOVERNO, CHE PERÒ TIRA DRITTO SULLA SOLUZIONE ETEROLOGA - SI VA VERSO IL CONSENSO INFORMATO COME IN SPAGNA: CHI VUOLE PUÒ FIRMARE E FARSI INIETTARE ANCORA IL FARMACO ANGLO-SVEDESE - ESPERTI E VECCHI VERTICI DELL'AIFA CONTINUANO AD AVERE DUBBI SUL CAMBIO DI VACCINO…
Paolo Russo per "La Stampa"
Per un governatore che rientra nei ranghi, il campano De Luca, ecco subito un'altra Regione, il Lazio, che tenta lo strappo. L'oggetto del contendere è il mix vaccinale, che in base a una doppia circolare del ministero della Salute impone a chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca ed ha meno di 60 anni di fare il richiamo con un vaccino a Rna messaggero, ossia Pfizer o Moderna.
Situazione nella quale si trovano circa un milione di italiani, un 10% dei quali al momento sembra non volerne sapere di farsi somministrare un antidoto diverso dal primo. Insomma, sui vaccini è ancora caos, anche perché alla richiesta di chiarimenti al ministero della Salute da parte del Lazio, che non vorrebbe imporre la scelta del mix ai propri assistiti che la rifiutano, si sono unite anche Lombardia e Puglia, mentre la Campania ieri ha dato il via libera ai richiami con l'eterologa.
Il dicastero di Speranza per ora tace, sostenendo che è già tutto chiaro nelle circolari che allegano tanto il parere del Cts che quello dell'Aifa, nel quale si citano gli studi che proverebbero una buona reazione immunitaria con il cambio di vaccino.
Ma la soluzione la fa intravedere l'assessore laziale alla salute, Alessio D'Amato, sostenendo che «in caso di rifiuto da parte dei cittadini del mix eterologo, sarebbe opportuno rimettersi alla valutazione del medico in scienza e coscienza».
Rivelando poi di aver sottoposto alla Salute «un'ipotesi di consenso informato, per permettere il completamento della vaccinazione». Che poi è quello che da tempo richiede la Spagna che ha già adottato l'eterologa.
Sul «modello spagnolo» si esprimerà ora il Cts, annuncia Speranza. Mentre l'Ema, che lo stesso Draghi aveva sollecitato ad esprimersi, la sua l'ha detta già, ribadendo che AstraZeneca è valido e sicuro per tutte le fasce di popolazione. Bocciando così a monte la decisione italiana di vietarlo agli under 60.
Dubbi sul mix li nutrono anche parte degli esperti e i vecchi vertici dell'Aifa. Prima di tutto a non convincere sono gli studi citati a supporto della decisione. Lo spagnolo ComibivacS ha arruolato 663 persone tra i 18 e i 59 anni che avevano ricevuto la prima dose di AZ. Di questi 450 hanno ricevuto Pfizer come richiamo, mostrando una risposta anticorpale 150 volte superiore alla seconda dose con lo stesso AZ.
La ricerca inglese ha arruolato invece 830 persone e i dati preliminari per ora rilevano un aumento delle reazioni avverse lievi, come febbre, affaticamento, mal di testa e dolori. Dati giudicati estremamente parziali, anche perché quando si tratta di autorizzare un farmaco per una malattia rara, che quindi di pazienti da testare ne offre pochi, le agenzie regolatorie di solito non prendono in considerazione sperimentazioni con meno di 4 mila volontari.
L'ex dg dell'Aifa, Luca Pani, giudica poi persino «pericolosa» la decisione dell'agenzia, poiché essa stessa ammette che «il mix vaccinale presenta un profilo di reattogenicità che è caratterizzato da maggiore frequenza in termini di effetti collaterali locali e sistemici che appare nel complesso accettabile e gestibile».
La decisione dell'Aifa è invece giudicata un precedente pericoloso dall'altro ex dg e presidente dell'Agenzia, Mario Melazzini, che intravede il pericolo di uno scardinamento delle regole che portano all'autorizzazione dei farmaci in genere.
coronavirus vaccinazioni a fiumicino
«Per autorizzare una procedura che riguarda una massa enorme di persone, l'Aifa ha utilizzato una legge, nota a noi esperti come la 648 del '96, normalmente richiamata solo in casi eccezionali, cioè quando per un paziente non c'è alternativa terapeutica. Temo che questa sia l'ennesima decisione assunta più sulla spinta emotiva prodotta dagli effetti della pandemia che non su basi e dati scientifici», va giù duro Melazzini.
Il quale poi ricorda che «la valutazione deve avvenire a fronte di dati che devono essere chiari, solidi e veri, a tutela della totale sicurezza del cittadino». Tutte accuse rinviate al mittente dall'attuale dg dell'Aifa, Nicola Magrini, che parla di «studi clinici condotti nel massimo rigore», ribadendo che «gli effetti indesiderati, sono per lo più lievi o moderati» e che quindi «la sicurezza è molto elevata».