conte merkel zingaretti di maio letta berlusconi

ITALIA, UN GOVERNO SULL'ORLO DEL BURRONE - ECCO PERCHÉ ZINGARETTI E BERLUSCONI, PER RAGIONI DIVERSE, VOGLIONO IL VOTO SUL MES SUBITO - ECCO PERCHÉ CONTE NON SA DOVE SBATTERE IL CIUFFO: SE RINVIA A SETTEMBRE IL VOTO SUL MES, PER SOPRAVVIVERE ALLE TURBOLENZE DEI 5STELLE, ZINGA PERDE QUELLO CHE GLI RESTA DELLA LEADERSHIP NEL PD - IL PEGGIO PER CONTE DEVE ANCORA ARRIVARE: SE RINVIA A SETTEMBRE, DOVRA' DIRE ADDIO AI VOTI DEI SENATORI DI FORZA ITALIA, INDISPENSABILI SUL MES E SULL'EXTRA DI BILANCIO - DI MAIO TENTATO DAL CHIEDERE A GRILLO UN INTERVENTO SUI PEONES RIOTTOSI DEL SENATO - IL PIANO DI CONTE: A BRUXELLES TRATTA SUL RECOVERY PLAN, POI TORNA A ROMA E…

giuseppe conte luigi di maio

DAGONEWS

 

Grande è la confusione sotto il cielo giallo-rosso. L'uscita di Conte sul Mes dopo l'intervista alla Merkel (''non posso mica fare cadere il governo ad agosto solo per prendere il Mes'') ha scatenato un mini incidente diplomatico tra i due governi, risolto da Benassi, consigliere diplomatico del premier, che ha contattato il suo omologo a Berlino.

 

D'altronde la stessa intervista della cancelliera era un minestrone in cui c'era tutto e il contrario di tutto, una carezza alla Corte Costituzionale e una alla BCE, perché pure lei deve tenere in piedi la sua variegata maggioranza, divisa tra chi sogna di fare il falco all'olandese e chi ha capito che se crollano Italia e Spagna, crolla pure la Germania.

GIUSEPPE CONTE ANGELA MERKEL

 

Quindi Angelona ha capito che il rinvio a settembre del voto sul Mes è legato al fatto che né Di Maio né tantomeno Conte hanno il controllo dei senatori grillini riottosi.

 

Il problema non si risolve facilmente: manca un leader che possa serrare i ranghi e impedire che il governo vada sotto durante un eventuale voto sul Mes. Giggino è tentato di chiedere all'Elevato Grillo l'ennesima dichiarazione che richiami all'ordine i peones che ancora ascoltano il suo Verbo. Ma i numeri sono così scarsi che potrebbe non bastare, col rischio di bruciare la residua autorevolezza dell'ex capocomico.

luigi di maio beppe grillo

 

Il voto in Parlamento su questi maledetti 37 miliardi era atteso per il 7 luglio. Invece ci sarà un'informativa del premier prima del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio (che potrebbe allungarsi fino al 19) in cui si parlerà solo del suo mandato a trattare per il Recovery Plan.

 

BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA

Zingaretti si è giocato la faccia con la sua lettera al ''Corriere'' di ieri in cui ha chiesto di accedere subito ai fondi per la sanità. Se pure stavolta sarà smentito, la sua già inesistente leadership finirebbe definitivamente nel cesso.

 

Alle calcagna ha Gori e Bonaccini, due che non hanno nulla da perdere che lo pungolano: non possiamo andare a rimorchio dei 5 Stelle, il Pd così perde la sua ragion d'essere. Ci mancano solo le alleanze a livello locale, e i due partiti diventeranno indistinguibili (e infatti i dem arrancano nei sondaggi mentre il M5S di poco ma aumentano i consensi).

 

gianni letta e berlusconi

Anche Forza Italia vuole votare subito a favore del Mes. Il partito in questo momento è guidato da Gianni Letta – che parla con Berlusconi, barricato in Provenza a casa della figlia Marina, almeno 4 volte al giorno – e ha un grosso problema con il rinvio a dopo l'estate. Perché il 20 e 21 settembre ci saranno le elezioni regionali.

 

Come potrebbe allora Berlusconi di mattina garantire il soccorso azzurro al governo Pd-5Stelle e la sera fare campagna elettorale nelle regioni al fianco di Salvini e Meloni, che il Mes lo schifano?

 

A livello locale le alleanze restano quelle di sempre. Una cosa è votare oggi e poi lasciar decantare uno strappo che sancisce una rottura con il centrodestra per quasi tre mesi. Un'altra è creare un testacoda politico in mezzo a delicatissime competizioni elettorali.

 

Allora gli azzurri hanno alzato la posta: non votiamo l'extra deficit richiesto da Gualtieri (10-20 miliardi) se non arriva l'iniezione del Mes.

nicola zingaretti stefano bonaccini

 

Conte è stretto tra questi due fronti. Il suo piano è andare a Bruxelles, trattare sul Recovery Plan, e poi tornare a Roma spiegando che non si può avere il Recovery senza il Mes.

 

A quel punto i 5 Stelle dovrebbero ingoiare non un rospo, bensì due: accettare il fondo Salva-Stati e pure l'alleanza temporanea con Berlusconi.

 

Per i più radicali, il fondo Salva-Stati è il guinzaglio che l'Europa metterà all'Italia per i prossimi 10 anni, da tirare a seconda di chi andrà al governo. Ma anche tra i più moderati, non gradiscono la condizionalità da cui non si può scappare, ovvero la sorveglianza su come saranno usati i fondi. Perché appena diremo di sì, arriverà un commissario col compito di verificare che i 37 miliardi siano spesi nella sanità e non per mance, mancette e spese correnti.

 

Gli equilibri in bilico sono troppi. Il primo che fa una mossa, sa che rischia di far crollare tutto, a partire dal M5S. Per questo Conte rimanda, Di Maio non si muove. Ma presto arriverà qualcuno che ''spingerà'' in un senso o nell'altro…

 

 

A CHE SERVE IL PD SE È SCHIAVO DEI 5 STELLE?

Dall'articolo di Stefano Folli per ''la Repubblica''

 

(…)

grillo di battista

Al momento le questioni che premono sono altre. Soprattutto una: si chiama Mes, il fatidico "fondo salva-Stati" con i suoi 37 miliardi per spese sanitarie. Il Pd ha bisogno che il governo Conte ne faccia richiesta e lo incameri al più presto.

 

La ragione non è misteriosa: ci sono aspetti economici, legati alla precarietà dei conti pubblici post-virus. E ci sono aspetti molto politici connessi al rapporto con l' Unione europea, di cui il Pd, partito dell' establishment , è di fatto il garante.

 

Se rinuncia a svolgere il suo ruolo, se anche su questo punto cruciale dimostra di essere imbrigliato dall' avvocato Conte e incapace di sottrarsi all' egemonia dei Cinque Stelle, il Pd rischia di perdere la ragion d' essere.

 

Per ora il rebus è stato rinviato a settembre, ma è una tattica debole, suscettibile di creare più problemi di quanti ne risolva.

Sappiamo che in cuor suo Conte non esiterebbe un attimo a dire "sì" all' Unione e alla Germania.

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Ma la sua risposta ai rilievi di Angela Merkel è stata un cedimento ai malumori dei 5S («ai nostri conti ci pensiamo noi») e un ammiccamento alla linea nazionalista.

 

Questa replica non è piaciuta al Pd, s' intende, al punto da rendere ancora più urgente l' interrogativo: tra l' Europa e i Cinque Stelle fino a che punto Zingaretti e i suoi potranno permettersi di restare ambigui? Il tempo scorre e con esso le domande irrisolte sull' identità del centrosinistra.

(…)

 

 

DI MAIO NON BOCCIA IL MES, MA LO SCARICA A CONTE

Dall'intervista di Andrea Malaguti (''La Stampa'') a Luigi Di Maio

 

(…)

NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO

In quest' ultima da ministro degli esteri ha scoperto che la crudele Unione europea qualche pregio ce l' ha. Non riesce a dire apertamente sì al Mes, a quei 37 miliardi che servirebbero a risistemare il nostro sofferente sistema sanitario e che Nicola Zingaretti brama con tutto sé stesso.

 

Ma non lo boccia. Ne parla diffusamente, eludendo però il peso di una risposta che lascia volentieri a Giuseppe Conte.

 

«Il presidente del consiglio ritiene che sarà sufficiente il Recovery Fund e io non dubito delle sue parole». Lo dice con indifferenza, come una perfida nota a piè di pagina. «No, si figuri, è meglio che io non intervenga direttamente sul tema. Per non indebolire le trattative».

(…)

 

 

IL PD DEVE DEFINIRE LEADERSHIP E STRATEGIA PER NON FINIRE NEL BURRONE COI GRILLINI

Dall'intervista di Annalisa Cuzzocrea (''La Repubblica'') a Massimo Cacciari:

 

MASSIMO CACCIARI

«Il Pd deve fare i conti al suo interno, definire strategia, leadership. I 5 stelle sono di giorno in giorno sempre più impresentabili e pericolosi sotto certo aspetti.

 

Saranno spinti sempre di più a rivangare slogan antisistema per sopravvivere. Speriamo che riescano almeno a resistere alle elezioni anticipate. E non lo dico perché ho paura di Salvini, ma perché con la situazione economica che abbiamo, che avremo, il voto non aiuta. Siamo sull' orlo del burrone. Siamo già un gradino dentro».

 

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…