GRASSO CHE VOLA - COME FERMARE IL PRESIDENTE DEL SENATO CHE VUOLE TOGLIERE I VITALIZI AI PARLAMENTARI CONDANNATI? FACILE: SI SPEDISCE A FARE IL GIUDICE COSTITUZIONALE! CASINI E FINOCCHIARO GIÀ CANDIDATI PER LA SUA POLTRONA
1. GRASSO VUOLE TOGLIERE I VITALIZI AI PARLAMENTARI CONDANNATI? E I SENATORI, PER FERMARLO, LO VOGLIONO PIAZZARE ALLA CORTE COSTITUZIONALE
DAGOREPORT
pietro grasso con la moglie foto lapresse
Attenzione! Cospirazione! Che cosa ci facevano mercoledì scorso, riuniti come carbonari, i capigruppo di palazzo Madama al gran completo, ad eccezione dei Cinque Stelle? E perché s’aggiungevano quatti alla riunione i due questori Malan (Fi) e De Poli (Ncd), mentre la questora grillina Laura Bottici veniva tenuta accuratamente all’oscuro dell’allegro consesso? Tenetevi forte: avevano da discutere la tragedia che si profila all’orizzonte, la revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati. E, soprattutto, su come accidenti fare per evitarla.
Quanti siano i suddetti vitalizi in pericolo lo sanno solo i partiti, che con eccezionale velocità e discrezione hanno provveduto, e da tempo, a stilare ciascuno la propria lista. Sommersi dalle telefonate allarmate (a dir poco) degli interessati, hanno provato a trovare un accordo sulla sottile linea rossa che deve separare i sommersi dai salvati. E niente da fare: la quadra non si trova. Per esempio: l’abuso di potere si può includere, e quello di ufficio no? E i reati mafiosi? E il finanziamento illecito? Il terrorismo? L’abuso edilizio?
Raccontano le occhiute tappezzerie del Senato che mentre, nelle scorse settimane, i senatori si spompavano come un vecchio espresso a discutere sui reati, il presidente di Villa Arzilla, Pietro Grasso, è partito invece come un frecciarossa. Non solo l’ha detto, non solo l’ha ripetuto, non solo ha trovato una sintonia con la presidente della Camera. Lui alla mission ci crede davvero: i vitalizi ai condannati vanno tolti. Punto. E in fretta.
pietro+grasso+maria+fedele+grasso+aq3a1blrh6lm
Da qui, il raduno segretissimo di mercoledì scorso. Al riparo dalle orecchie (e dalla prevedibile indignazione) dei Cinque Stelle, i capigruppo si sono spremuti il cervello per trovare una via d’uscita. E ne hanno trovata una sola: levarsi Grasso dalle balle prima che accada l’irreparabile.
Facile a dirsi, eh. Ma a farsi? Beh, una scappatoia ci sarebbe. Le Idi di marzo si avvicinano. E da giovedì 19 si ricomincia a votare per eleggere i due giudici mancanti alla Corte Costituzionale. Non ci starebbe bene, Pietro Grasso, su uno scranno della suddetta Corte?
Ma ci farebbe una figura fantastica!
E per salvare i vitalizi, suvvia, non si troverebbero 560, ma addirittura anche 700 votarelli trasversali per organizzare un piccolo plebiscito? Per blandire e gratificare Grasso, togliendoli nel frattempo la sedia da sotto le natiche?
Dicono le tappezzerie del piano primo che l’irsuto Zanda Luigi, capogruppo Pd, è già partito ventre a terra a sondare, tastare, blandire, convincere. Idem la rossa Fedeli Valeria, vicepresidente vicaria del Senato, Pd pure lei, quella che Grasso è convintissimo gli sia fedele di nome e di fatto.
Non sa, il tagliatore di vitalizi, che i due di cui sopra sono pronti a scannarsi per succedergli sul più alto scranno di Madama, su cui per altro hanno lanciato un’opa anche Anna Finocchiaro e Pierferdinando Casini. Con un simile poker di candidati – ricapitoliamo: Zanda, Finocchiaro, Fedeli, Casini – non esiste proprio di lasciare il posto ad Anna Maria Bernini o a Paolo Romani, come hanno fatto credere al Foglio, per rianimare il patto del Nazareno!
RENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Il patto del vitalizio è ben più trasversale e potente. Tanto che a Palazzo Chigi, dicono, Matteo Renzi è già pronto a dare il suo via libera; e dal Quirinale pure Sergio Mattarella, ben informato da alcuni alfieri volonterosi, benedirebbe volentieri la scelta del Parlamento sovrano di eleggere l’illustre ex procuratore antimafia alla Consulta.
Ora. Ci sono alcune piccole pecche in questo piano perfetto, sostengono gli spifferi di Villa Arzilla.
Per esempio, Grasso potrebbe accelerare il passo e intestardirsi a portare la revoca dei vitalizi già al prossimo ufficio di presidenza del Senato. E allora come farebbero, i nostri eroi, a votare contro un simile provvedimento? L’opinione pubblica se li mangerebbe vivi. Ergo devono evitare, a tutti i costi, che l’ufficio di presidenza si riunisca prima del voto per la Corte Costituzionale; o fare in modo che, se proprio deve riunirsi, lo faccia senza la questione vitalizi all’ordine del giorno.
Ma se proprio Grasso dovesse insistere?
Ecco, ci sarebbe pronto un piano d’emergenza.
Dichiararsi tutti perfettamente d’accordo. D’accordissimo. E allungare il brodo, prendere tempo, chiedere, per maggiore sicurezza istituzionale, un ulteriore parere pro veritate a qualche illustre giurista, tipo Valerio Onida e Massimo Luciani, che magari potrebbe, ecco, potrebbe sostenere che per levare i vitalizi ai condannati non basta una decisione unilaterale della presidenza; e nemmeno una delibera dell’ufficio di presidenza; ci vuole, ecco!, per lo meno una legge. Si, si, certo! Facciamo una bella legge! Intanto noi le portiamo la valigia, va bene, presidente Grasso? Tanti auguri per il nuovo e prestigioso incarico. Un bacio ai nipotini.
E salutame ‘a soreta.
2. VITALIZI AI CONDANNATI GRASSO STRINGE I TEMPI ECCO LA DELIBERA-TAGLIOLA
Emanuele Lauria per "la Repubblica"
L’affondo di Pietro Grasso viaggia su una bozza di delibera con appena due articoli. Prevede la revoca del vitalizio per tutti i senatori che hanno sul groppone una condanna di almeno due anni per reati di mafia, terrorismo, e per tutti i delitti contro la pubblica amministrazione. Una proposta scritta di proprio pugno dall’ex magistrato che guida l’assemblea di Palazzo Madama, introdotta da una premessa esplicita: «Considerata l’esigenza di introdurre una disciplina di forte moralizzazione dell’attività politica... ».
Una norma, quella di Grasso, depositata sul tavolo dei questori e che alimenta ancor di più il braccio di ferro che, sul tema delle “pensioni” ai parlamentari nei guai con la giustizia, contrappone il presidente del Senato (spalleggiato dalla collega della Camera Laura Boldrini) a una ampia rappresentanza dei partiti. Così com’è scritto, lo schema di delibera pone infatti paletti molto rigidi. Lo spettro dei reati è ampio e basso è invece il limite minimo della condanna per cui scatta lo stop al vitalizio.
Inoltre, la disposizione prevede la cosiddetta “retroattività”: la soppressione del beneficio avviene anche se la sentenza definitiva colpisce il titolare dopo la fine dell’attività parlamentare. L’elenco di ex deputati e senatori che sarebbero colpiti dal provvedimento è corposa.
Vi rientrano, fra gli altri, il co-fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che dal Senato percepisce un vitalizio di quasi 5 mila euro al mese; l’ex ministro della Difesa Cesare Previti, sei anni per corruzione e un assegno da 4.235 euro; Gianstefano Frigerio, tre anni e 9 mesi per tangenti e 2.139 euro di “pensione” mensile”.
E ancora: l’ex eurodeputato Vito Bonsignore, due anni per tentata corruzione e 3.162 euro di vitalizio, e l’ex sindaco di Taranto Giancarlo Cito - cui sono stati inflitti in via definitiva 4 anni per corruzione - che prende un assegno da 2.139 euro. Fino a colui che meno ha bisogno del vitalizio: Silvio Berlusconi, che in virtù della condanna per frode fiscale perderebbe il diritto a un contributo mensile da 8 mila euro.
CESARE PREVITI E LUIGI ANGELETTI IN TRIBUNA ALLO STADIO
Lo scatto in avanti di Grasso discende dall’irritazione per la “melina” che, a suo modo di vedere, avrebbe messo in atto l’ufficio di presidenza. A una prima riunione di luglio sono seguiti sette mesi di silenzio, nel corso dei quali i questori Malan e De Poli hanno chiesto un parere al presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli.
Un parere che esclude la possibilità di cancellare, senza una legge, i vitalizi ai condannati e di cui Grasso ha appreso il 24 febbraio, proprio alla vigilia di una nuova seduta del collegio dei questori che avrebbe dovuto discutere dell’argomento. A quel punto il presidente ha vergato nottetempo un proprio parere, definendo “paradossale” la posizione di Mirabelli: i vitalizi sono disciplinati da regolamenti interni del Senato e «l’organo che produce una norma è anche l’unico che può modificarla». Ecco la mossa finale: la delibera-tagliola sottoposta ai questori.
Ma le resistenze sono ricominciate: Malan e De Poli (da cui si è dissociata il terzo questore, la grillina Laura Bottici) hanno sentito tutti i capigruppo e si narra anche di un incontro segreto per bloccare o comunque emendare la proposta Grasso. L’irritazione nasce sia da quello che viene definito un “metodo irrituale” seguito dal presidente del Senato, sia dal fatto che anche chi ha riportato condanne per abuso d’ufficio sarebbe penalizzato dalla sua proposta.
«Indubbiamente c’è molta perplessità da parte degli esponenti dei maggiori partiti», dice Stefano Dambruoso, eletto in Scelta Civica, che da questore segue la vicenda a Montecitorio. «Si sta ragionando - dice Dambruoso - sulla possibilità di limitare la revoca del vitalizio a chi, con una sentenza di almeno 5 anni, è interdetto dai pubblici uffici. E una soluzione potrebbe essere una semplice sospensione del vitalizio, per il solo periodo della condanna, al posto della definitiva soppressione del beneficio». Intanto, i questori della Camera hanno sondato la disponibilità di un altro noto costituzionalista, Valerio Onida, a fornire un parere. Il braccio di ferro continua.