luigi di maio dimitris avramopouolos

LO SCANDALO AIUTA LUIGINO: GRAZIE AL QATARGATE DI MAIO TORNA FAVORITO COME INVIATO DELLA UE NEL GOLFO! - IL GRECO AVRAMOPOULOS ERA IL PREFERITO DI BORRELL, ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA DELLA UE, MA ESCE DALLA CORSA PERCHÉ COINVOLTO NELL'ONG DIRETTA DA PANZERI: RESTA IN PISTA LUIGINO – CHISSA’ COSA DIRA’ IL MINISTRO DEGLI ESTERI ITALIANO ANTONIO TAJANI, CHE SOSTENEVA AVRAMOPOULOS…

Carlo Nicolato per Libero Quotidiano

 

LUIGI DI MAIO JOSEP BORRELL

Il Qatargate potrebbe riesumare le velleità internazionalistiche di almeno un italiano, la cui carriera politica rischiava di spegnersi sul più bello dopo anni di inspiegabile ascesa.

Già si sapeva che Luigino di Maio era lì in prima fila tra quelli che avrebbero potuto rivestire il ruolo di inviato dell'Unione Europea nel Golfo, ma nonostante il parere del panel tecnico alle cui selezioni era incredibilmente risultato primo e nonostante la presunta stima che l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell, ha sempre speso per lui, sembra che quest' ultimo, cui spetta la decisione finale, avesse infine optato per affidare il prestigioso incarico al greco Dimitris Avramopoulos, come il buon Di Maio ex ministro degli esteri del suo Paese ma risultato terzo nella selezione di cui sopra.

 

luigi di maio meme

Non chiedete come l'attuale leader di Impegno Civico si sia aggiudicato il primo posto di quella misteriosa classifica, forse per le sue numerose visite in Medio Oriente da ministro degli Esteri di Draghi, forse perché la selezione si è tenuta in inglese, di cui si narra l'ex grillino sia arguto conoscitore, forse per i buoni rapporti intessuti con i suoi ex colleghi francesi e tedeschi, forse anche per la non certo buona impressione che al contrario aveva lasciato al caustico ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov («La sua idea di diplomazia è viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala» aveva detto di lui), ma anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che è una vecchia volpe degli ambienti europei, spingeva perché al posto di Di Maio ci andasse l'ateniese Avramopoulos, suo compagno di avventure nel Ppe.

 

luigi di maio meme

ITALIA-GRECIA Poi però è arrivato il Qatargate che secondo la vulgata europeista che conta è un "italian job" è quindi in teoria dovrebbe guastare ulteriormente le prospettive dell'ex grillino, ma dal momento che lo scandalo è in realtà è un "greek-italian job", non a caso si dice "italiani-greci una faccia una razza", in attesa che si allarghi a qualche altra nazionalità, e soprattutto che il greco Avramopulos è risultato essere nel boarding dell'ong Fight Impunity, quella diretta da Antonio Panzeri, dal quale è stato di conseguenza costretto a dimettersi, anche le quotazioni dell'ex ministro degli Esteri ellenico sono crollate. O meglio, a scanso di equivoci il suo nome sarebbe già stato depennato dalla lista dei papabili stilata dallo spagnolo Borrell al quale resta poco più di un mese per dare il suo responso finale.

 

Resta dunque Di Maio, sul quale appunto però pende la spada di Damocle dell'italianità molesta aggravata, secondo alcuni, dal fatto che l'ex ministro è stato alleato dei piddini e quindi in area Socialisti e Democratici europei. In realtà un non problema dal momento che lo stesso Borrell è a sua volta socialista del gruppo S&D.

 

LUIGI DI MAIO

L'OSTACOLO La ritrovata fiducia di Di Maio, corroborata pare anche da una serie di messaggi della Meloni con i quali pare assicurasse che il governo in carica non si sarebbe opposto alla sua nomina (ma non avrebbe nemmeno fatto campagna elettorale per lui), può alla fine trovare solo un plausibile ostacolo lungo la strada per il Golfo, un complicato sloveno di nome Jan Kubis. Il secondo classificato dalla commissione valutatrice, anche lui ex ministro degli Esteri nel suo Paese ma, a differenza di Di Maio, con una vasta esperienza come inviato speciale delle Nazioni Unite in Paesi islamici piuttosto complicati come l'Afghanistan, l'Iraq e Libano.

 

Kubis però, che si è laureato a Mosca e vanta la stima di Lavrov, a sua volta viene considerato un personaggio di non facile gestione, come dimostrerebbero le recenti burrascose dimissioni da capo della missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia in polemica con la linea americana della stessa. Ancora una volta resta dunque solo il nome di Di Maio, l'unico immacolato e inoffensivo, come le cose che dice e non dice. Il profilo perfetto perché nessuno si faccia del male, almeno nel Golfo.

LUIGI DI MAIO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...