GRECIA, PROBLEMA INNOMI-NATO - LA CASA BIANCA TEME CHE IL CRAC DI ATENE POSSA INDEBOLIRE L’ALLEANZA ATLANTICA - IL DEFAULT INFATTI POTREBBE RIACCENDERE LE RIVENDICAZIONI ELLENICHE SU CIPRO IN CHIAVE ANTI TURCHIA - WASHINGTON HA BISOGNO DI UN’EUROPA COMPATTA: SE PARTE IL PAPOCCHIO GRECO SARÀ IMPOSSIBILE CHIEDERE AGLI EUROPEI IL FINANZIAMENTO DELLE TRUPPE AFGHANE NEL 2014, QUANDO GLI USA AVRANNO LASCIATO KABUL…

Maurizio Molinari per "la Stampa"

L'amministrazione Obama teme che se la crisi del debito porterà la Grecia a lasciare l'Eurozona ad uscirne indebolita sarà l'Alleanza atlantica. Questo si evince da una serie di colloqui informali avuti a Washington dall'indomani del summit della Nato di Chicago con funzionari dell'amministrazione americana che si occupano dei rapporti economici e militari con l'Europa.

I rischi di un «effetto domino» con conseguenze a livello strategico della crisi del debito europeo sono all'esame del presidente americano almeno dall'inizio dell'anno. Il primo indicatore per Washington sono state le resistenze della Germania ad impegnarsi finanziariamente in Afghanistan con maggiori risorse. «Angela Merkel guida il Paese più ricco dell'Eurozona ma in Afghanistan non vuole impegnarsi più di quanto già fanno con il contingente inviato nelle regioni del Nord» osserva un diplomatico al corrente dei contenuti di una specifica conversazione in materia avuta dalla cancelliera con il presidente.

Il punto è che Washington non ha chiesto a Berlino di assicurare più truppe, bensì un impegno economico per il dopo-2014, quando sarà ultimato il ritiro delle truppe combattenti, «di entità compatibile con il fatto che è il Paese più ricco d'Europa». Ma la Merkel ha continuato ad esitare nell'assumere il ruolo di Paese-guida per la raccolta fondi per il dopoguerra, facendo suonare un primo campanello d'allarme alla Casa Bianca sull'impatto della crisi del debito.

Al summit di Chicago l'atmosfera fra alleati europei è stata più distesa a seguito dell'accordo pro-crescita che era stato siglato il giorno prima a Camp David in seno al G8 ma è bastato il ritorno delle delegazioni nel Vecchio Contintente per riproporre i timori, questa volta in maniera accentuata.

Casa Bianca e Dipartimento di Stato si aspettavano infatti che il Consiglio europeo di giovedì avesse un esito più netto a favore di misure di rilancio mentre si sono trovati davanti allo scenario di un'Eurozona che inizia a valutare scenari di uscita della Grecia. Da qui il commento di un alto funzionario, che chiede l'anonimato: «Se ciò dovesse avvenire la Nato come alleanza ne risentirebbe».

Ecco il perché: «La Nato è tanto più forte quanto più coesi sono i partner dell'Europa, l'integrazione europea rafforza l'Alleanza mentre le divisioni fra partner la indeboliscono» soprattutto in una fase dove le risorse economiche si avviano a contare più delle truppe per la Nato.

Si aprono così gli scenari di molteplici preoccupazioni americane. Basti pensare che il concetto di «Smart Defense», varato a Chicago, prevede che i partner armonizzino sistemi e investimenti militari per risparmiare risorse ma ciò si basa su una «coesione fra alleati» che potrebbe uscire indebolita dall'impatto dell'uscita greca, soprattutto se accompagnata da forti tensioni con Berlino e la conseguente spaccatura dell'Eurozona in opposte fazioni.

Poi c'è la raccolta fondi per finanziare le truppe afghane nel post-2014, che si basa sulla capacità degli europei di «trovare risorse nei propri bilanci» con manovre finanziarie che le tensioni conseguenti all'uscita greca potrebbero «rendere più difficili». E ancora: alla Casa Bianca c'è «forte preoccupazione» per le tensioni nel Mediterraneo Orientale fra Turchia e Grecia che rischiano di «ledere gli interessi americani» e passano per Cipro, che sarà avrà la prossima presidenza di turno dell'Unione Europea.

«La rottura fra Atene e Eurozona potrebbe far venir meno uno degli argini che contengono le tensioni greco-turche» aggiunge un altro diplomatico, puntualizzando: «Non voglio andare oltre». Da qui l'interrogativo su come impedire che la Nato finisca per pagare il prezzo della crisi del debito.

Sebbene nessun funzionario dell'amministrazione sia disposto a dirlo a chiare lettere, Washington è a tal punto preoccupata da arrivare a ritenere che l'opzione «male minore» sia un'uscita controllata della Grecia dall'Eurozona attraverso una nuova procedura inserita nei Trattati, per evitare il corto circuito e rendere possibile un futuro rientro di Atene dopo il risanamento. Ciò che colpisce in questi colloqui con funzionari dell'amministrazione è come le riflessioni sull'indebolimento della coesione fra europei abbiamo sempre una postilla: «I partner dell'Est sono diversi, hanno un entusiasmo che ad altri manca».

 

 

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