volodymyr zelensky vladimir putin crimea

LA GUERRA IN UCRAINA È INIZIATA OGGI, DIECI ANNI FA – IL 20 FEBBRAIO DEL 2014 COMINCIÒ L’OCCUPAZIONE DELLA CRIMEA: MENTRE A KIEV I MANIFESTANTI DI EUROMAIDAN VENIVANO MASSACRATI (IN CENTO FURONO UCCISI), PUTIN INVIAVA GLI “OMINI VERDI” NELLA PENISOLA DEL MAR NERO. POI L’HA UNITA AL TERRITORIO RUSSO CON UN PONTE (E CON UN REFERENDUM L’HA ANNESSA…)

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

 

putin in crimea

Prima o poi gli ucraini inventeranno un codice interno per contare il tempo che passa, una linea temporale nazionale che magari diventerà anche un monumento e i cittadini guardandolo si chiederanno l’un l’altro: dove eri il 24 febbraio? E il 6 marzo? E il 23 novembre? E il 20 febbraio? E non sarà neppure necessario dire di che anno, ognuna di questa date ha scandito un prima e un dopo.

 

berlusconi e putin in crimea nel 2015

Oggi, di dieci anni fa, a Kyiv si consumava la più caparbia tra le mattanze a piazza Indipendenza, al Maidan la Piazza delle piazze, una piazza mentale, in cui tutti sono stati o almeno passati. Morirono cento persone, tra manifestanti e polizia, dopo quel 20 febbraio del 2014 l’Ucraina non sarebbe più stata la stessa. Non soltanto Kyiv, con il suo sangue di piazza, ma tutta la nazione.

 

Lo stesso giorno, la Russia iniziò a mettere in pratica il suo piano per spogliare l’Ucraina e iniziò dalla penisola agognata, dalla Crimea che l’amante di Caterina II aveva ribattezzato la verruca sul naso della Russia: soldati senza insegne, che per non dire che erano russi si preferì chiamare “omini verdi”, entrarono nel territorio della Crimea e tutto cambiò.

CRIMEA

 

L’ultima volta che Alim Aliyev è stato nella penisola, dove ha trascorso la maggior parte della sua vita, era il gennaio del 2014. Era andato per due festeggiamenti: il matrimonio di suo fratello e la nuova casa dei suoi genitori. Poi non l’ha più vista, oggi telefona, si fa raccontare come è la situazione, ma il suo mondo si è ristretto: ha la Crimea nel sangue ed è convinto che come tutto è iniziato in Crimea deve finire in Crimea.

 

Aliyev è un giornalista, è tataro, quindi è parte di quella popolazione che ha subìto le deportazioni di Mosca dai tempi di Stalin, aveva trovato pace negli anni Ottanta, e si è ritrovata sotto il regime di Putin.

 

Dal 2014 hanno lasciato la penisola circa 70 mila persone, più della metà erano tatari: “L’ultima grande ondata di emigrazione c’è stata nel settembre del 2022, quando l’esercito russo ha cercato di mandare in guerra i cittadini della Crimea, soprattutto i tatari: è un crimine di guerra”, precisa Aliyev, che nel 2014 si divideva tra la sua casa, Leopoli e Kyiv, dove spesso andava anche lui nella Piazza delle piazze.

 

esplosione nella base navale russa di Feodosia

[…] Quella piazza era composita e lo è ancora oggi, quando non trascorre giorno senza un coro, un picchetto, una manifestazione, una commemorazione: “C’erano tutti, la sinistra, la destra, il centro, eravamo tutti lì per costruire un paese democratico che avesse come centro il rispetto dei diritti umani”.

 

Se Kyiv è riuscita a diventare il laboratorio della democrazia ucraina, la Crimea è rimasta incastrata, bloccata, Putin l’ha presa, le ha messo addosso un ponte per collegarla direttamente con il territorio russo. Quel ponte è uno sfregio, sono delle manette e la Crimea che era il luogo di vacanza per elezione degli ucraini e anche dei russi, oggi è il posto dell’oltraggio e dell’inganno.

 

vladimir putin

“Quando è iniziata l’occupazione avevo venticinque anni, faccio dei calcoli rapidi e mi appare subito chiaro che ho dedicato parte della mia vita a lottare per la Crimea. Il mio obiettivo personale è tornare a casa, poi però c’è l’obiettivo più grande: se non libereremo la penisola non saremo mai liberi dalla minaccia. Se l’Ucraina o la comunità internazionale accetteranno che Putin tenga la Crimea, sarà un segnale.

 

Per il Cremlino vorrà dire che può ancora fare quello che vuole, che la violenza funziona e le leggi internazionali non hanno nessun effetto”. Fu quello l’errore di dieci anni fa: rimanere fermi fu uno sbaglio e il presidente russo lo interpretò come la garanzia di avere un mondo a disposizione, da montare e smontare, da torturare e a cui mentire. […]

 

TATARO DELLA CRIMEA PREGA IN MOSCHEA

[…] Quelle manifestazioni bloccarono alcune leggi a sostegno dei piani russi, la sentimmo come una vittoria, ma qualche ora dopo iniziò il processo di annessione, arrivarono gli omini verdi, occuparono i palazzi delle istituzioni”, nel frattempo, in tutta la penisola manifestanti a favore di Mosca davano inizio a manifestazioni che inneggiavano al Cremlino, sembrava che dicessero: occupateci, occupateci, occupateci.

esplosione nella base navale russa di Feodosia

 

Non serviva far trascorrere dieci anni per capire che guardavamo una scenografia scritta altrove, scritta senza troppa cura, sciatta, nella convinzione di Mosca che tanto si sarebbe potuta permettere qualsiasi affronto e sarebbe rimasta impunita.

esplosione ponte tra crimea e russia 5meme sull'esplosione del ponte di kerch 17 luglio 2023 4visita a sorpresa di vladimir putin a sebastopoli, in crimea 8ESPLOSIONE PONTE CRIMEA CRIMEA mow kjzh x corriere web sezioni x kHNF x Corriere Web Sezioni PERSONE SI FOTOGRAFANO CON IL FRANCOBOLLO DELLA CRIMEAARCIVESCOVO DI CRIMEA DAVANTI A SOLDATI RUSSI ESPLOSIONE PONTE CRIMEA CRIMEA MILITARI UCRAINI LASCIANO LE BASI IN CRIMEA CON LE BUSTE Bandiera della Transnistria berlusconi e putin in crimea putin inaugura il ponte con la crimea 7berlusconi con putin in crimeaputin inaugura il ponte con la crimea 6esplosione ponte kerch crimea attacco al ponte di kerch in crimea 17 luglio 2023 1

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