I BERLUSCONES VOGLIONO IL “PROCESSO” IMMEDIATO AL GIUDICE ESPOSITO - MA IL CSM NON HA ANCORA ACQUISITO LA CASSETTA DELL’INTERVISTA
Liana Milella per "la Repubblica"
"Processare" subito Antonio Esposito al Csm. Già dalla prossima settimana. Anticipare l'anticipazione. Alla pattuglia dei berlusconiani - Zanon, Palumbo, Romano - cui si associa anche il leghista Albertoni, non basta la già anticipata data del 5 settembre. I tempi stringono, bisogna colpire immediatamente il giudice che ha presieduto il collegio del processo Mediaset in Cassazione e che ha condannato l'ex premier a 4 anni per frode fiscale.
Per questo i quattro vogliono che la prima commissione, incaricata dei trasferimenti d'ufficio, cominci a lavorare al più presto. Addirittura prima di Ferragosto. La richiesta è già stata rivolta, se pur in maniera informale, ad Annibale Marini, il quinto laico del centrodestra al vertice della commissione, che non sembra però "in sintonia" con gli altri quattro. Al momento, dal suo rifugio in montagna, Marini è tassativo: «Su una questione così delicata io rispondo solo a richieste formali e mi adeguo in presenza di una volontà collegiale della commissione».
L'obiettivo dichiarato dei laici più oltranzisti - il costituzionalista Nicolò Zanon, che fa parte anche del gruppo dei 40 saggi chiamati a riscrivere la Carta, gli avvocati Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano, tutti per il Pdl, ed Ettore Adalberto Albertoni in quota Lega - è quello di acquisire al più presto il nastro dell'intervista di Esposito al Mattino, pubblicata nel numero del 6 agosto.
Lì sono convinti di trovare la "prova" non solo per chiedere il trasferimento di Esposito dalla Cassazione in altro ufficio, ma soprattutto per mettere in crisi il processo Mediaset magari prima delle motivazioni. Dice ancora Marini, che è stato presidente della Consulta, dov'era entrato in quota An: «Fino a questo momento io non ho chiesto alcun documento relativo al caso Esposito, come questa cassetta, né avrei potuto farlo perché si tratta di un atto istruttorio che può essere compiuto solo dopo che la commissione ha cominciato il suo lavoro, mentre prima qualsiasi passo è impossibile».
Ma l'occasione di ascoltare il nastro è troppo ghiotta e a questo punto i berlusconiani del Csm non stanno più nella pelle. Sono convinti che lì, in quei 34 minuti di conversazione, ci siano elementi sufficienti per "salvare" Berlusconi dalla condanna e quindi per garantirgli anche la sua sopravvivenza parlamentare. Nella vita di questo Csm, giunto agli ultimi 12 mesi del suo mandato, il caso Mediaset rischia davvero di arroventare il clima.
Il Pdl è deciso a fare la voce grossa, Marini è prudente e pretende la collegialità . Il prossimo passo formale sarà un'espressa richiesta al vice presidente Michele Vietti perché trasmetta a Marini la richiesta.
Ma il Pdl cosa si aspetta di trovare nella cassetta del Mattino? Piccanti rivelazioni di Esposito sul processo o peggio sue considerazioni più che osé su Berlusconi? La cassetta - 34 minuti registrati dal giornalista Antonio Manzo, il giorno dell'intervista con il suo amico Esposito - per ora è solo nelle mani del direttore Alessandro Barbano, salito al vertice del quotidiano a dicembre 2012 dalla vice direzione del Messaggero.
Ancora nessuno ha chiesto il nastro. Dal Csm non è partito nulla. Ma neppure la procura generale della Cassazione, né tantomeno gli ispettori di via Arenula, si sono mossi. Per certo la cassetta può costituire un elemento importante di prova per agire contro Esposito. Ma essa - dicono al Mattino - non contiene affatto quello che i berlusconiani vorrebbero. Esposito non pronuncia frasi in libertà contro Berlusconi.
«Su questa registrazione si sta montando una "canizza" inutile» dice chi l'ha ascoltato. In stretto napoletano e senza che Esposito ne fosse al corrente, essa prova soltanto - spiegano al Mattino- che il magistrato era perfettamente consapevole di star rilasciando un'intervista e ugualmente sapeva che l'intervista riguardava il processo Mediaset. Al Mattino la cassetta è stata sentita e risentita molte volte, ne sono stati chiariti punti oscuri, proprio per via del dialetto.
Tra questi uno riguarda il famoso passaggio del "non poteva non sapere", nel quale Esposito direbbe una frase del tipo «nelle motivazioni (della sentenza) potremo dire che...». Alla domanda se la cassetta sarà consegnata in caso di richiesta ufficiale la risposta per ora è la seguente: «Vedremo. Noi abbiamo fatto uno scoop e basta, non facciamo il gioco di nessuno. Vedremo da chi verrà la richiesta ufficiale e valuteremo». Ma per quello che si può capire l'affanno improvviso dei berlusconiani dietro il nastro è mal riposto. Di certo non sarà quello a mettere nel nulla il processo Mediaset.






