I MANDARINI NON SI FANNO SBUCCIARE – I BUROCRATI DI DIFESA E MEF VOGLIONO AGGIUNGERE UN ANNO AI TRE PREVISTI PER LA DURATA IN CARICA DEI VERTICI MILITARI. UN PARADOSSO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO, CHE RISCHIA COSÌ DI PROROGARE ULTERIORMENTE DIRIGENTI NOMINATI DA RENZI – INTANTO APPROFITTANDO DELL’INESPERIENZA DEI NUOVI POTENTI MOLTI BOIARDI SI SONO ALZATI GLI STIPENDI OLTRE IL TETTO DEI 240MILA EURO (ALTRO CHE CASALINO)
Giacomo Amadori e Alessandro Da Rold per “la Verità”
La vera opposizione al governo gialloblù arriva dai suoi uffici tecnici. Il caso è scoppiato per la guerra sotterranea che farebbero i dirigenti del ministero dell' Economia e delle finanze (Mef), minacciati via whatsapp dal portavoce del premier Rocco Casalino.
Ma trincee e botole si nascondono dappertutto e la guerriglia non riguarda solo il documento di programmazione economica.
Per esempio, approfittando dell' inesperienza dei nuovi potenti, in particolare dei 5 stelle, numerosi burocrati della macchina statale continuano a cercare di aggirare le norme e di consolidare le proprie posizioni, per definizione precarie in tempi di spoil system.
A quanto risulta alla Verità alcuni capi di gabinetto, degli uffici legislativi e dirigenti di Camera e Senato prestati al governo non starebbero rispettando la norma sul tetto stipendiale dei 240.000 euro.
Infatti l' indennità prevista per chi è distaccato in incarichi governativi avrebbe consentito a diversi di loro di andare ben oltre lo stipendio massimo. C' è addirittura chi sfiorerebbe i 300.000 euro.
Cifre che fanno impallidire il contestatissimo stipendio da 160.000 euro del già citato Casalino. Ma un' altra sacca di resistenza si ritrova ai vertici delle Forze armate che con l' arrivo di ogni governo cercano di far modificare le regole che riguardano la durata delle carriere apicali.
Nella prima versione del decreto sicurezza firmato dal ministro dell' Interno Matteo Salvini, l' articolo 37 sembra rimettere tutto in gioco. Il titolo è «ulteriori disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate» e di fatto potrebbe riaprire la partita sul riordino delle carriere.
paolo savona elisabetta trenta
I generaloni e i loro tecnici potrebbero provare a fare il colpaccio più in là, durante il passaggio parlamentare, per esempio, o ancora tramite il Mef, che - come recita sempre lo stesso articolo - «è autorizzato ad apportare con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
Ma andiamo con ordine. Nei giorni scorsi dal ministero della Difesa è uscita una bozza di decreto legge che prevedeva la durata in carica dei vertici delle Forze armate per due anni di mandato con l' opzione di due eventuali di rinnovo.
elisabetta trenta giuseppe conte
C' è stato un tentativo di inserirlo del decreto sicurezza, ma l' ufficio legislativo del Viminale ha espresso parere contrario. Il «no» è stato dato proprio perché la norma andrebbe a ritoccare il riordino delle carriere appena attuato.
Al contrario, invece, il Mef ha dato un parere positivo, proponendo però un 3+1, per mantenere l' attuale formula dei mandati triennali (improrogabili), introdotta appena un anno fa, ma con la possibilità di aggiungere 12 mesi.
La bozza è già sul tavolo del responsabile dell' ufficio legislativo del Tesoro, ovvero Francesca Quadri, mandarino di Stato, negli uffici ministeriali da più di 10 anni, vicina di ufficio del ragioniere Daniele Franco e del capo di Gabinetto Roberto Garofoli, i bersagli di questi giorni dei 5 stelle.
Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta avrebbe provato a parlare del pacchetto proroghe nel Consiglio dei ministri di lunedì, ma per il momento il discorso non sarebbe stato portato avanti per il parere contrario dell' Interno. Il paradosso è che il governo del cambiamento con questa norma rischierebbe di prorogare ulteriormente vertici nominati dal gabinetto di Matteo Renzi che nel 2016 si era vantato di aver ridotto a due gli anni di permanenza dei vertici delle forze armate e di polizia per consentire lo spoil system nel 2018, dopo le elezioni.
A parte che il mandato biennale era stato introdotto dal ministro Giulio Tremonti, la realtà è che fatta legge, trovato l' inganno. Ed è partita la corsa sotterranea alle modifiche di una norma già modificata nel 2017. Infatti, un anno fa, come rivelò La Verità, il ministro delle Difesa Roberta Pinotti aveva già modificato le regole allungando i mandati a tre anni secchi non prorogabili.
La vecchia norma dell' ordinamento militare (il decreto legislativo numero 66 del 2010) recitava: «Gli ufficiali generali o ammiragli nominati capi di stato maggiore della Difesa o di Forza armata, il comandante generale dell' Arma dei carabinieri e il segretario generale del ministero della Difesa durano in carica non meno di due anni».
Il governo Gentiloni ha corretto il testo in questi termini: «Gli ufficiali () durano in carica tre anni senza possibilità di proroga o rinnovo». Il Mef chiese e ottenne di uniformare alla nuova norma anche la posizione del comandante generale della Guardia di finanza. Ma il suo caso non poteva rientrare nella modifica del decreto legislativo del 2010 essendo le Fiamme gialle non Forza armata, bensì Corpo di polizia a ordinamento militare.
Così il decreto legge varato dal governo Gentiloni ha corretto anche la legge 23 aprile 1959 numero 189, cioè l' ordinamento della Guardia di finanza, il cui articolo 4, quarto comma, ora prevede che «il mandato del comandante generale ha una durata pari a tre anni e non è prorogabile né rinnovabile».
Nel 2017 beneficiarono della modifica, ma solo per qualche mese, il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e il capo di stato maggiore dell' esercito il generale Danilo Errico. È rimasto al suo posto anche il capo di stato maggiore dell' Aeronautica Enzo Vecciarelli, il quale, quasi certamente, a novembre sarà nominato capo di stato maggiore della Difesa al posto di Claudio Graziano.
MATTEO RENZI E TULLIO DEL SETTE
Il mandato triennale confermò sulle loro poltrone anche il comandante della Guardia di finanza Giorgio Toschi e il capo di stato maggiore della Marina militare, l' ammiraglio Valter Girardelli, ora in scadenza rispettivamente a maggio e giugno 2019. Girardelli, ex capo di Gabinetto della Pinotti, è appena uscito sconfitto dalla battaglia per la successione a Graziano.
La nuova norma, nella versione 3+1, favorirebbe sia Girardelli che Toschi che vedrebbero prorogati i loro incarichi sino al 2020, anziché andare in pensione. Ma perché ciò avvenga sarà necessario il beneplacito del governo. A godere della proroga potrebbe essere anche il capo di stato Maggiore dell' Esercito Salvatore Farina, in carica da febbraio, una delle ultime nomine del governo Gentiloni.