I CANI DA GUARDIA DEL POTERE - L’ELEFANTINO FERRARA OSSERVA MEDIOSBANCA, REGISTRA IL RISPETTO STAMPA SUL NAGEL-GATE E TIRA L’ACQUA AL MULINO DEL BANANA: “DOVEVAMO CAPIRE CHE IL GARANTISMO AVREBBE FATTO FINALMENTE LA SUA COMPARSA NEI GRANDI GIORNALI PIÙ O MENO LEGATI AL PATTO DI SINDACATO DI MEDIOBANCA, CHE HA QUALCHE PARENTELA CON ALTRI PATTI DI SINDACATO E ALTRE GALASSIE, ANCHE LE PIÙ INSOSPETTABILI”…

Giuliano Ferrara per "Il Foglio"

Non ho niente contro Alberto Nagel o Renato Pagliaro, i capi di Mediobanca. Enrico Cuccia era un bel tipo di italiano, piuttosto disinvolto con i "pisquani" (come li chiamava) e non particolarmente rispettoso dei canoni del perbenismo economico (che non si sa quali siano): simpatico, strano, lontano e portatore sano di errori bestiali per il bene della causa (la famiglia, anche in senso capitalistico).

Il suo delfino Vincenzo Maranghi, un giornalista nemico delle notizie e delle interviste, mi era anche vicino come tipo umano e professionale (e il figlio Piero è un genio elegante della musica classica in divulgazione televisiva e documentaria). Cesare Geronzi, banchiere e amico, avrebbe fatto meglio a restare lì dove la sua avventurosa e interessante carriera lo aveva portato, a Piazzetta Cuccia o a via Filodrammatici (ma tutto sarà spiegato da lui stesso nel libro feltrinelliano con Massimo Mucchetti, eroe bazoliano, da cui molto ci aspettiamo).

La combriccola, fino ai discendenti, sa di potere, di denaro, di Milano e Roma (con puntate in Sicilia, più o meno felici), e alla fine va detto che Mediobanca è la regina della zona grigia, l'interstizio famigerato ma sempre benedetto dalla storia delle nazioni in cui si fanno affari e si fa politica con riguardo lasco e losco verso le regole. Qui siamo da sempre difensori della zona grigia, senza la quale non si fanno frittate commestibili, e con la quale non c'è pane per puritani, in tempo di carestia.

Insomma, non sono così atrocemente scandalizzato quando sento che fu firmato da Nagel un "accordo" con il costruttore e assicuratore Salvatore Ligresti in via di fallimento finanziario, e che quell'accordo contra legem (contro i desiderata ovvii delle autorità di controllo sulla Borsa, che devono proteggere gli azionisti innocenti dalle manovre dei grandi della finanza appunto grigia) fu strappato con minacce, dice Nagel, di suicidio seduta stante, e poi ricoverato in una cassaforte di un grande avvocato di Mediobanca, Cristina Rossello, e poi negato davanti ai magistrati, e poi rinvenuto per via di una spiata organizzata da una Ligresti che registrava una conversazione privata.

Scandalizzato magari sì, ma non così atrocemente, appunto in nome della zona grigia. Però ci sono giornali in Italia che vogliono sapere tutto del valore immobiliare di una villa sul lago di Como, quel ramo del lago di Como che guarda a Dell'Utri e Berlusconi, e non sono parchi, in nome di una trasparenza che non conosce zone grigie, di indiscrezioni sulla vita privata di certe ragazze alloggiate in modo munificente a via dell'Olgettina, e questi giornali affidano spesso ai loro commentatori, analisti e cronisti non sempre attendibilissime, ma sempre sugose, al sangue, ricostruzioni ex cathedra giudiziaria.

Parlo del Corriere della Sera, di Repubblica, della Stampa e del Fatto. Ecco, questi giornali più o meno raccontano quel che è successo a Mediobanca, ma c'è modo e modo.
Noi abbiamo usato ieri un titolo un po' forzato, e del tutto volontario, come ci succede quando qualcosa ci irrita, parlando di uno "scandalo degradante" in prima pagina.

Ce ne scusiamo con i lettori, così per burla, visto che alla fine è bello vedere che accusa e difesa (Ligresti e Nagel) ora sono sullo stesso piano. Dovevamo capire che il garantismo avrebbe fatto finalmente la sua comparsa nei grandi giornali più o meno legati al patto di sindacato di Mediobanca, che ha qualche parentela con altri patti di sindacato e altre galassie, anche le più insospettabili. Tutti sanno che quello "scandalo degradante" (e dàgli) è materia scabrosa per noi pennivendoli.

Da Berlusconi a Doris a tutto il grande padronato finanziario di establishment, di cui il gruppo Ligresti è stato parte costitutiva e decisiva per volontà di Cuccia, tanti anni fa, il circuito di Mediobanca è di quelli che non devono andare mai in corto. Bisogna recuperare un miliardo e mezzo di sofferenze, c'è un'operazione da fare, Unipol non ha una banca, per dirla con le "ignobili" registrazioni di conversazioni tra capi del Pd e il buon Consorte, ma può ben avere - finalmente! - il secondo gruppo assicurativo italiano.

E se Generali non ci sta, Generali può ben avere un diverso amministratore delegato eccetera. La quadriglia prevede vari e inversi movimenti di ballo, e tu che eri lì adesso sei qui, in geometrie variabili che se ne fottono di destra, sinistra, centro, moralismo, immoralismo: l'importante è il ritmo, che non deve cedere mai.

Ecco. A forza di minimizzazioni oneste (il Fatto ha incaricato un giornalista economico impeccabile, Giorgio Meletti, di dire la verità del degrado, ma lo ha consegnato a uno spazio angusto, che non fa il paio con il blasone scandalistico del mezzo, da sempre reverente verso certi patti e patteggiatori); a forza di eufemismi (Mucchetti è il re dell'analisi eufemistica, quando vuole; e Ferrarella sa essere il principe del garantismo corrierista anche lui, quando le informazioni di procura riguardano i signori); a forza di pistolotti e soffietti, e molte altre cose ancora, ieri il giornalismo italiano (la Stampa in front page si dedicò al caldo, a Mediobanca c'è l'aria condizionata) era un'esemplificazione di come si possa essere equilibrati, seri, distaccati, pensosi, di fronte a una zona grigia degli affari colpita dal fulmine di una storiaccia che ha del losco.

Lunga vita a Mediobanca, alle galassie finanziarie del nord, e ai giornali che le raccontano con un fair play verso gli amministratori e firmatari di papelli che speriamo sia dedicato in futuro alle altre molte caste, piccoli assessori di provincia, outsider dell'economia e della politica, di questo paese in cui la stampa è tanto coraggiosa e perbene. Tanto rispettosa della zona grigia.

 

 

GIULIANO FERRARA FERRUCCIO DE BORTOLI nagel vincenzo maranghi 001 lapCRISTINA ROSSELLO Silvio Berlusconi - Copyright Pizziennio dorisMassimo Mucchetti tris09 paolo colonnello luigi ferrarella

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…