COME VIVERE SENZA BERLUSCONI? CONDANNATO, IL PDL MORIRÀ CON LUI?

Ugo Magri per "la Stampa"

Possono, gli orfani di Silvio, salire come se nulla fosse sulla giostra istituzionale (elezione delle alte cariche, consultazioni di governo, conclave sul nuovo Capo dello Stato), ignorando che il loro leader sta lottando per evitare l'onta della prigione?

Già, perché proprio di questo si tratta, altro che semplice interdizione dai pubblici uffici: se si sommano le condanne in essere con quelle pendenti, Berlusconi rischia sulla carta tra i 16 e i 32 anni di galera complessivi. Per togliere di mezzo Al Capone, l'America si accontentò di dargli 11 anni.

In qualche caso (vedi Unipol) la prescrizione è certa. Per altre invece risulta del tutto esclusa, e sui diritti Mediaset il verdetto definitivo della Suprema Corte arriverà al massimo entro un anno (anche su Ruby il tempo vola). Per altre inchieste ancora, vedi compravendita dei senatori, è molto dubbio che l'eventuale processo arrivi al traguardo; però è possibile (stando ai boatos romani addirittura scontato) che il pm Woodcock voglia tentare comunque lo scacco matto, con una richiesta di arresto del Cavaliere indirizzata al nuovo parlamento grillino. Questione di giorni...

Per cui Alfano e tutti i massimi dirigenti Pdl convengono che no, davvero non possono far finta di nulla. Né le circostanze consentono loro di limitarsi a convogliare pullman sulla manifestazione del 23 marzo in Piazza del Popolo, perché lo psicodramma giudiziario si sta consumando adesso, e loro reciterebbero la parte degli ingrati se abbandonassero al suo destino l'uomo al quale debbono tutto (ammette l'ex-ministro Fitto: «Senza Berlusconi, saremmo una simpatica comitiva di amici e niente più»).

Dunque, qualcosa dovranno fare. Quagliariello vorrebbe muovere le acque sul piano internazionale. Matteoli e Gasparri ritengono urgente ficcare qualche zeppa nell'ingranaggio della crisi, senza nemmeno attendere il 15 marzo, primo giorno di scuola del nuovo Parlamento. Napolitano si sarà sentito in queste ore fischiare le orecchie, perché inevitabilmente di lui stanno parlando. La questione, in un modo o nell'altro, finirà sul tavolo del Presidente come suprema forma di protesta.

E ciò sebbene già sappiano, in via dell'Umiltà, che ben poco potranno concretamente ottenere dal Quirinale. Anzi, nulla. Se Napolitano domandasse alla delegazione Pdl che cosa propone per evitare la gogna giudiziaria del Cavaliere, i «berluscones» non saprebbero cosa suggerire perché tutti i Lodi sono già stati tentati, tutte le leggi ad personam già esperite senza successo, e alla «moral suasion» del Colle nei confronti dei magistrati non crede più nessuno.

Dunque un gesto verrà fatto, ma solo per allontanare l'indegno sospetto (già affiorato sui quotidiani di centrodestra) che il gruppo dirigente non veda l'ora di licenziare il Capo. Però con l'intima convinzione della totale irrilevanza ai fini pratici. Serpeggia il timore che il destino sia segnato, e che in un modo o nell'altro Berlusconi verrà messo fuori gioco. Fosse solo incandidabile, pazienza: in fondo nemmeno Grillo è in Parlamento eppure è al centro di tutto. Invece gli arresti domiciliari vorrebbero dire divieto di andare in televisione, di tenere conferenze stampa, di presiedere riunioni al partito, di compilare le liste dei candidati, di guidare come solo lui è capace le prossime campagne elettorali...

Per Berlusconi, il silenziatore; per il partito, un triste epilogo. E allora, tra i colonnelli già si ragiona sottovoce su come salvare il salvabile. Un volto da spendere davanti agli elettori, perché le urne potrebbero riaprirsi tra poco, magari a giugno... Due le scuole di pensiero. La prima scommette su personaggi di partito, in primis Alfano però non solo lui.

Molto è cresciuto Lupi nelle gerarchie interne, per non dire di Brunetta al quale la presidenza del gruppo alla Camera starebbe stretta. Tra le donne, oltre a Mariastella Gelmini, molto si chiacchiera della Bernini, dura e pura. L'altra strada sarebbe una supplenza esterna. A circolare sono i soliti nomi, da Passera alla Cancellieri (no Monti, no Montezemolo). Con l'avvertenza che nessun personaggio di prestigio si imbarcherebbe mai su una nave, finché sul ponte sventola la bandiera gialla degli appestati.

 

 

BerlusconiSILVIO BERLUSCONI HENRY JOHN WOODCOCK Mariastella Gelmini dal Corriere AnnaMaria Cancellieri Corrado Passera

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...