calenda zingaretti

POSSIBILE CHE IL PD NON ABBIA UN CANDIDATO DECENTE PER ROMA? - CALENDA LANCIA LA CORSA PER IL CAMPIDOGLIO SFERZANDO I DEM: “NON HANNO NESSUNO, SI ACCONTENTINO DI ME” - ZINGARETTI È FRENATO DALLE BEGHE GRILLINE: I VERTICI M5S NON RIESCONO A TOGLIERE DALLA CORSA VIRGINIA RAGGI - A DESTRA NON BRILLANO PER LUCIDITA': SALTA FUORI L'IPOTESI LUISA TODINI - OGGI IL VERTICE SALVINI-MELONI-TAJANI MA L'ACCORDO È LONTANO...

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

calenda zingaretti

Il gelo, ma possiamo dire anche rabbia, di Zingaretti per la candidatura di Calenda è in queste parole che il segretario del Pd non pronuncia ma fa pronunciare dai suoi: «Non ci si può auto-candidare e pretendere il nostro sostegno incondizionato. E non si può mettere l'Ego davanti a Roma».

 

Zingaretti e Calenda ieri non si sono sentiti. «Se vuole mi chiama lui», è il reciproco mood. E da parte dem la reazione alla discesa in campo ormai ufficiale dell'ex ministro è stata furibonda per l'intera giornata di ieri. Calenda nella rissa ha affondato il colpo così: «Quando ci sarà il candidato della sinistra, io resterò in campo lo stesso, non mi faccio certo intimidire. Ma se intanto il Pd avesse avuto un candidato suo, non si sarebbe creata questa situazione. Il fatto è che uno di loro non c'è, e allora il Pd deve accontentarsi di me».

 

calenda zingaretti

Sono suonate come uno schiaffo queste parole calendiane, e l'atmosfera è incandescente. Zingaretti continua a dire che Calenda, se vuole, deve partecipare al «percorso unitario» per la scelta del candidato, ossia alle cosiddette primarie dei sette nani.

 

Il vicesegretario dem, Andrea Orlando, è sulla stessa linea: «Si candidi pure Calenda, ma non tenti di delegittimare le primarie con argomenti discutibili». Uno dei quali, come dicono ad Azione e non lo considerano affatto «discutibile», è che i capibastone del vecchio Pd che ha tanto male hanno fatto a Roma ancora sarebbero capaci di condizionare-inquinare il voto nei gazebo.

 

ZINGARETTI CALENDA SIMBOLO PD EUROPEE

E comunque: Italia Viva è schieratissima con Calenda («Dal Pd più attacchi a lui che alla Raggi», protesta il renziano Luciano Nobili) e anche i radicali di Più Europa. Per non dire di Base Riformista (non tutta), la cui coordinatrice romana, Patrizia Prestipino, lancia un appello: «Calenda è forte, il Pd lo rassicuri e lo convinca sulle primarie».

 

Zingaretti è stretto in una morsa. Da una parte Calenda, dall'altra la Raggi che i vertici M5S non riescono a togliere dalla corsa (ha l'appoggio di Grillo e di una parte della base) e nonostante sia ripartito il pressing dem sugli stellati, per trovare un candidato comune espressione rossogialla del governo nazionale, non sembra proprio che il risultato sia a portata di mano. Anzi.

 

Così dicono nei 5Stelle: «Siamo inguaiati sia noi sia il Pd. Sarebbe bello andare insieme per il Campidoglio. Ma viste le difficoltà, ognuno di noi faccia la sua corsa e ci incontreremo al secondo turno». Il problema però è che il Pd, causa Calenda, causa 7 nani, causa incapacità a trovare un nome di alto profilo (Barca è stato bocciato perché troppo di sinistra ma a lui piacerebbe e ieri ha attaccato con virulenza Calenda;

carlo calenda nicola zingaretti anna finocchiaro

 

Bray è una speranza; Tagliavanti è circolato ma chissà; figure di alto profilo come Zanda ancora non sono state sondate; e pesano i tanti no compreso quello di Enrico Letta che ieri ha fatto una mezza apertura a Calenda a riprova che un pezzo di Pd lo vorrebbe sostenere), teme che ad arrivare al ballottaggio possa essere la Raggi e non uno dei loro. Sarebbe uno smacco, una vergogna, una sconfitta personale di Zingaretti.

 

luisa todini foto di bacco (2)

Davanti a una situazione così, il centrodestra potrebbe consolarsi. E invece: si naviga nel buio più pesto da quelle parti. Oggi s' incontrano Salvini, Meloni e Tajani, ma l'accordo sul nome ancora non c'è. E siamo ancora alla girandola delle (vaghe) possibilità. L'ultima entrata nel vortice impazzito del totonomi - accanto a Rita Dalla Chiesa, all'ex prefetto Pecoraro, ad Aurelio Regina, mentre Berlusconi insiste per Bertolaso - è l'imprenditrice Luisa Todini, ex presidente delle Poste, dotata di buon nome e tante relazioni. «Ma la verità vera è che in mano non abbiamo niente di niente», è il comune sfogo dentro i tre partiti alleati.

luisa todiniluisa todini foto di bacco (1)

Ultimi Dagoreport

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA SI INGARBUGLIA – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…