toga magistrati magistrato

 

I MAGISTRATI VOGLIONO DISTRUGGERE LE REGISTRAZIONI CHE LI IMBARAZZANO - AGLI INDAGATI DELL'INCHIESTA DI PERUGIA, NIENTE BOBINE CON LE INTERCETTAZIONI. GLI INQUIRENTI: ''NON VI SFUGGIRÀ LA DELICATEZZA DELLE CONVERSAZIONI''. LE DIFESE DEVONO ACCONTENTARSI DI TRASCRIZIONI IMPRECISE. UNA SENTENZA DEL 2019 DICE ESPRESSAMENTE CHE «LA PROVA È COSTITUITA DALLA BOBINA O DALLA CASSETTA», E PROVARE A TUTELARE ADESSO LA PRIVACY DEI SOGGETTI COINVOLTI È COME CHIUDERE LA STALLA QUANDO I BUOI SONO SCAPPATI

 

Giacomo Amadori per ''La Verità''

 

Le intercettazioni del Csm, sia quelle captate dal trojan che quelle tradizionali, sono ritenute «sensibili» e saranno distrutte su ordine della Procura di Perugia. Quindi avvocati e indagati non potranno avere copia delle bobine, ma potranno solo riascoltarle in apposite stanze messe a disposizione nei Tribunali di Roma (per il trojan) e Perugia (intercettazioni tradizionali) in attesa dell'udienza stralcio in cui potranno chiedere copia delle conversazioni che riterranno indispensabili alla difesa e il termine ultimo in cui dovranno «avere concluso gli ascolti» è il 25 giugno. Ovviamente a queste condizioni difficilmente i consulenti di parte potranno realizzare relazioni tecniche puntuali.

 

magistrato 1

La formula con cui il tutto è annunciato è la seguente: «Questo ufficio intende avviare il subprocedimento» previsto dall'articolo 268 del codice di procedura penale «al fine di garantire la riservatezza delle persone sottoposte ad indagini e di altri interlocutori». L'udienza stralcio, una specie di filtro, è stata la controproposta dei pm di fronte alla richiesta degli avvocati difensori di avere tutte le intercettazioni in nome di una sentenza della Cassazione del 2017.I pm Gemma Miliani e Mario Formisano hanno giustificato la decisione di non dare agli indagati copia delle intercettazioni spiegando che «il pubblico ministero può promuovere l'udienza qualora ritenga che tra le conversazioni intercettate ve ne siano alcune rilevanti in termini di tutela di dati sensibili».

 

A parte che una sentenza del 3 maggio del 2019 dice espressamente che «la prova è costituita dalla bobina o dalla cassetta», provare a tutelare adesso la privacy dei soggetti coinvolti è come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Infatti i dati sensibili circolano da un anno sui giornali, in alcuni casi, prima che fossero nella disponibilità del Csm e delle difese, come dimostrato gli articoli del Corriere della Sera e della Repubblica dell'1 giugno 2019, in cui venivano anticipate notizie coperte da segreto.

 

LUCA PALAMARA DA GILETTI

Inoltre, nel frattempo, sono state divulgate anche le conversazioni dei deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri, nonostante l'articolo 68 della Costituzione garantisca l'«inviolabilità delle comunicazioni» dei parlamentari. Invece le loro chiacchiere sono state registrate, trascritte e finite sui media. Recentemente la Corte costituzionale ha deciso di non entrare nel merito di tale scelta dichiarando inammissibile la richiesta di distruzione delle bobine presentata da un singolo parlamentare, in questo caso Ferri. Adesso, però, a voler cancellare tutto sono gli stessi pm perugini. Che ai difensori hanno scritto: «La delicatezza delle conversazioni non Vi sfuggirà certamente».

 

Gli inquirenti sembrano essersene accorti ora che la bontà delle trascrizioni inizia a essere messa in discussione sui giornali.Un anno fa le stesse sbobinature erano state strumentalizzate per distruggere una corrente della magistratura, ribaltare la maggioranza al Csm, favorire alcuni regolamenti di conti tra toghe, ma senza riuscire a inchiodare Palamara al reato per cui era partita l'inchiesta: la corruzione. Per questo il procedimento di Perugia si è trasformato in una vera Caporetto della giustizia.

 

palamara boschi legnini

Al punto che, dopo la diffusione di migliaia di chat che raccontano che cosa siano davvero le correnti e come i magistrati facciano carriera, e la prova provata del fallimento del trojan, l'applicazione della cosiddetta legge Spazzacorrotti e l'utilizzo di certi strumenti d'indagine non potranno più essere gli stessi, a patto che l'avvocatura sappia unire le forze e cogliere l'occasione per reclamare un profondo rinnovamento del processo penale.

 

Intanto indagati e legali, in attesa di tempi migliori, sono costretti, soprattutto in vista dei procedimenti disciplinari, a sobbarcarsi maratone di ascolto in scomode stanzette, con occhiuti rappresentanti della polizia giudiziaria appostati alle loro spalle per impedire registrazioni o estrapolazioni di file.Ma da dove nasce la preoccupazione che i protagonisti delle conversazioni possano fare copia degli audio che contengono le loro stesse parole come succede in buona parte dei processi? Ci viene il sospetto che il motivo sia piuttosto banale: in questa storia ci sono di mezzo dei magistrati e tutto il mondo potrebbe scoprire che il re è nudo, in questo caso il trojan usato nell'inchiesta di Perugia.

luca lotti

 

Ovvero un banale programmino che trasforma un cellulare in un microfono che registra le voci di chi ha intorno, ma non, per esempio, quelle degli interlocutori nelle chiamate Whatsapp. A luglio la ditta che aveva in carico l'utilizzo della microspia ha dovuto inviare una relazione alla Procura umbra per giustificare le défaillance del mezzo.I tecnici hanno spiegato che i dialoghi vengono registrati dall'«agente spyware» a blocchi di 5 minuti (chunk) e che tra l'uno e l'altro ci sono 1 o 2 secondi di interruzione. In realtà le difese stanno verificando che gli stop sarebbero stati molto più lunghi e che per certe conversazioni quel buco nero poteva rappresentare un'eternità.

 

Senza contare che a volte il trojan non risultava proprio attivo. Per esempio gli avvocati non hanno trovato le registrazioni del pomeriggio e della sera del 9 maggio, quando ci fu la cena a cui parteciparono l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, Palamara e il giudice Paola Roja con i rispettivi compagni. L'ultima conversazione registrata dal trojan in quella giornata è quella delle 15 e 54 in cui Palamara dice all'amica Adele Attisani che la sera sarebbe andato al ristorante con lo stesso Pignatone e con l'attuale procuratore di Roma Michele Prestipino (che però non partecipò all'evento).

 

cosimo ferri 1

Durante la serata il pm sotto indagine si scostò per chiamare un'amica. Quella telefonata sarebbe finita nelle bobine, confermando che il cellulare era attivo e che Palamara lo aveva portato con sé. Peccato che il trojan non abbia registrato nulla.C'è poi il problema delle trascrizioni e della selezione delle intercettazioni. Ieri gli avvocati Roberto Rampioni, Mariano e Benedetto Buratti, i difensori di Palamara, hanno diffuso un comunicato per far sapere che Lotti non pronunciò mai l'ormai celebre frase «si vira su Viola» in occasione dell'incontro con gli allora consiglieri del Csm all'Hotel Champagne del 9 maggio del 2019. Insomma, non ci sarebbe mai stato l'ordine del parlamentare renziano di puntare su Marcello Viola come procuratore di Roma. Per i legali «la frase effettivamente pronunciata da Lotti dopo aver ascoltato il racconto degli altri presenti a quell'incontro sarebbe stata: "vedo... che si arriva a Viola"».

 

Dunque ci troveremmo di fronte a una semplice constatazione. Eppure quella frase «fake» finì nei titoli di molti giornali, bruciando il candidato.All'interno delle informative si trovano altri incredibili errori, come le fantasiose trascrizioni in cui Pignatone diventa «carabinieroni», Perugia si tramuta in «Torino», «persona giusta» in «politico» e via dicendo. Strafalcioni finiti sui giornali e anche, in forma audio, sui siti. Forse per questo adesso i magistrati hanno deciso di non far più uscire i file dal tribunale.Infine secondo le difese negli atti giudiziari non sarebbe stata depositata una coppia di intercettazioni dell'8 maggio tra Palamara e Ferri in cui gli interlocutori prendevano appuntamento per l'incontro allo Champagne.

 

paola balducci

Tali chiamate, se riportate, avrebbero reso irrealistica la versione che la registrazione della riunione con due politici presenti (Lotti e Ferri) sarebbe avvenuta in modo casuale.Mancherebbe anche la trascrizione dei conversari del 29 maggio tra Ferri, Palamara e Paola Balducci, ex parlamentare dei Verdi e consigliere del Csm in quota Nichi Vendola, con ottime frequentazioni tra le toghe progressiste. Nel menù della cena pure in questo caso ci sarebbero state le nomine.Se le bobine verranno distrutte, come richiesto dai pm, tutti i processi disciplinari si baseranno unicamente sulle trascrizioni imperfette e incomplete della guardia di finanza.

 

 

Ultimi Dagoreport

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...

massimiliano filippo romeo matteo salvini luca zaia

DAGOREPORT – AL CONGRESSO DELLA LEGA DEL 6 APRILE, SALVINI SARÀ RIELETTO SEGRETARIO PER LA TRAGICA ASSENZA DI SFIDANTI. L’UNICO CHE AVREBBE POTUTO IMPENSIERIRLO SAREBBE STATO IL COORDINATORE DEL CARROCCIO IN LOMBARDIA, L'EX FEDELISSIMO MASSIMILIANO ROMEO: MA IL COINVOLGIMENTO DEL FRATELLO, FILIPPO DETTO ''CHAMPAGNE'', NELLO SCANDALO LACERENZA-GINTONERIA NE HA AZZOPPATO LE VELLEITÀ – MA SUL TRIONFO DI SALVINI GRAVA UNA NUBE: CHE FARÀ IL “DOGE” ZAIA? SI PRESENTERÀ O RIMARRÀ A SCIABOLARE AL VINITALY DI VERONA?

stephen schwarzman jonathan grey giorgia meloni giancarlo giorgetti blackstone

DAGOREPORT: CHI TOCCA I FONDI, MUORE... – CHE HANNO COMBINATO DI BELLO IN ITALIA I BOSS DI BLACKSTONE, LA PIU' POTENTE SOCIETA' FINANZIARIA DEL MONDO? SE IL PRESIDENTE SCHWARZMAN ERA A CACCIA DI VILLONI IN TOSCANA, JONATHAN GRAY, DOPO UNA VISITA A PALAZZO CHIGI (CAPUTI) CON SALUTO VELOCE A MELONI, HA AVUTO UN LUNGO COLLOQUIO CON GIORGETTI SULLO STATO DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA (TRA CUI ASPI, DOVE I DIVIDENDI SONO STATI DECURTATI) – MENTRE IL FONDO USA KKR POTREBBE VALUTARE UN'USCITA ANTICIPATA DALLA RETE EX TIM (3 ANNI ANZICHE' 5)PESSIMI RUMORS ARRIVANO ANCHE DAL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE, PRESENTE IN ASPI E OPEN FIBER: MEGLIO DISINVESTIRE QUANDO I DIVENDENDI NON SONO PIU' CONVENIENTI....