I MOTIVI PER CUI ALEMANNO È FINITO IN CARCERE A REBIBBIA, DAGLI INCONTRI “VIETATI” AL MANCATO RISPETTO DI ALCUNE PRESCRIZIONI - L’EX SINDACO DI ROMA ERA AFFIDATO AI SERVIZI SOCIALI PRESSO LA COMUNITA’ DI SUOR PAOLA DOPO UNA CONDANNA A 22 MESI PER TRAFFICO DI INFLUENZE – NEL MIRINO LA FREQUENTAZIONE CON PAOLO COLOSIMO, AVVOCATO CONDANNATO PER IL PROCESSO FASTWEB E DUNQUE PREGIUDICATO - I PROBLEMI CON LA LEGGE DI "LUPOMANNO": DAGLI ARRESTI GIOVANILI CHIUSI CON UN PROSCIOGLIMENTO ALL’INDAGINE PER IL CASO PARMALAT - IL COMUNISTA RIZZO DELIRA: “NEI CONFRONTI DI ALEMANNO ACCANIMENTO PER POSIZIONI CONTRARIE ALLA GUERRA?”
Capodanno, h 20,arrestato Alemanno.
Revocata libertà condizionale ottenuta dopo una condanna che finiva tra 4 mesi. Mancato rispetto spostamenti e orari. In Italia si può uccidere un carabiniere e andare ai domiciliari.
Per lui accanimento per posizioni no guerra?
Solidarietà.
— Marco Rizzo (@MarcoRizzoDSP) January 1, 2025
Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera" - Estratti
Ex ministro dell’Agricoltura durante uno dei governi Berlusconi, ex sindaco di Roma, ma in primo luogo militante della destra sociale — ora anche con il movimento Indipendenza da lui stesso definito «pacifista» — Gianni Alemanno, 66 anni, torna in carcere per volontà del Tribunale di sorveglianza che ritiene il suo percorso presso i servizi sociali (la comunità di accoglienza So.Spe di suor Paola D’Auria) viziato da comportamenti dubbi e illeciti inequivocabili. Lacunosa la sua osservanza delle prescrizioni che includevano obblighi di orari (divieto di uscire prima delle sette e oltre le 21).
Ma soprattutto contraria alle regole la frequentazione con Paolo Colosimo, avvocato condannato per il processo Fastweb e dunque pregiudicato. Incastrato da una serie di intercettazioni — è appena finito in una nuova inchiesta per riciclaggio — che lo mettono in relazione con alcuni condannati, Alemanno ha trascorso le ore del veglione nel carcere di Rebibbia dove, per un soffio, non era finito all’epoca della grande retata per l’inchiesta «Mondo di mezzo», quando, accusato di finanziamento illecito, scampò le misure cautelari, affrontando il processo da uomo libero.
GIANNI ALEMANNO SINDACO DI ROMA
L’ultimo messaggino è stato, appunto, per suor Paola alla quale alle 17 circa del 31 dicembre ha fatto sapere: «Non potrò partecipare alla festa di fine anno perché i giudici mi hanno negato l’autorizzazione». Notizia accolta con rammarico perché, assicura la religiosa, «Alemanno aveva trovato tra le ospiti ucraine della comunità sostegno e perfino simpatia»: lui insegnava loro l’italiano, le religiose relazionavano positivamente per il Tribunale.
Scontava 22 mesi per la più mite accusa di «traffico di influenze illecite» subentrata, in un secondo momento, alla contestazione di corruzione.
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VITA CONTROVERSA DI «GIANNI»
Roberto Gressi per il "Corriere della Sera" - Estratti
Personaggio a stare stretti controverso, Alemanno Gianni, classe 1958 da Bari, romano d’adozione fin da quando era un ragazzino. Fascista, missino, fedele alla causa e poi accusato di tradimento politico dalla sua ex moglie Isabella Rauti, con Meloni e contro Meloni almeno un paio di volte, fasciocomunista per intelligenza con il nemico storico Marco Rizzo, uomo delle istituzioni, ministro con Silvio Berlusconi e sindaco di Roma, putiniano di fatto nella guerra in Ucraina, eterno scontento in cerca di rilancio, arrampicatore montanaro tanto da spingersi fino a cinquemila metri, al campo base del K2.
Ma proprio la neve farà di lui, sindaco di Roma, l’eroe di un’intera generazione di studenti, nell’anno di grazia 2012: giorni e giorni di chiusura delle scuole, per una nevicata di trenta centimetri che non si vedeva dal 1985 e per la disperazione dei genitori. Accusa da invidiosi, a sinistra, sostiene chi lo difende, perché, contro ogni previsione, aveva disarcionato Francesco Rutelli nel tentativo di riconquista del Campidoglio.
massimo arlechino gianni alemanno indipendenza
Al collo la croce celtica di Paolo Di Nella, regalatagli dalla madre del camerata ucciso negli anni di piombo, saluti romani fino ai vent’anni, saluto gladiatorio ben oltre, con le mani che stringono gli avambracci, simbolo per lui di amicizia, ma anche usato dai Nar negli anni del terrorismo.
Controverso, appunto. Tanto da far dire a Massimo D’Alema, negli anni in cui era al dicastero dell’Agricoltura, «è lui il miglior ministro del governo Berlusconi». C’è stato un momento in cui piaceva anche ai Verdi, per le sue battaglie ecologiste. Tanti i contropiedi: la riscoperta del ’68, l’alleanza del suo Fronte della gioventù con Comunione e Liberazione, senza mai rinunciare alle radici delle saghe tolkieniane, dei campi Hobbit e dei festeggiamenti del solstizio d’estate.
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gianni alemanno con gli altri esponenti di indipendenza
Visto da destra, un po’ Lupomanno e un po’ rinnegato, ma più rinnegato. Visto da sinistra, fascistone ammantato da destra sociale. Ma in mezzo, prima, dopo e durante, c’è la magistratura, quella che alla fine l’ha mandato a brindare all’anno nuovo a Rebibbia. Se fosse necessario aspettare la notte di Capodanno per, come si dice a Roma, mandarlo al gabbio, dopo le sue innumerevoli trasgressioni alle regole dei servizi sociali, sarà argomento di discussione. Ma le lame con la legge, Alemanno le ha incrociate più volte.
Breve elenco. Arresti giovanili, per, diciamo, esuberanza, chiusi con un proscioglimento. Indagato per il caso Parmalat, accusa di finanziamenti e pure per un viaggio alle Seychelles della sua segretaria. Proscioglimento definitivo del Tribunale dei ministri.
Corruzione e finanziamento illecito legati all’inchiesta Mafia Capitale: condanna a un anno e dieci mesi di reclusione per traffico d’influenze, pena poi commutata in lavoro socialmente utile con l’associazione Solidarietà e Speranza di suor Paola D’Auria. Nel 2015 rinviato a giudizio per finanziamento illecito che sarebbe stato mascherato con un falso sondaggio a favore della lista di Renata Polverini alle Regionali del Lazio. Processo finito in prescrizione.
MAURIZIO GASPARRI - GIANNI ALEMANNO - GIORGIA MELONI
Indagato insieme al suo successore Ignazio Marino per nomine dirigenziali in Campidoglio: archiviazione perché il fatto non sussiste. Archiviazione anche per un presunto abuso d’ufficio sull’ippodromo delle Capannelle. Assolto nel 2020 dall’accusa di danno erariale.
Tra le sue frasi celebri, google docet, spicca: «Una cosa va detta con chiarezza: la corruzione è un grande male dell’Italia, ma si deve abbandonare la retorica per cui è il nostro principale problema. Al primo posto, infatti, c’è una crisi economica che spacca a metà l’Italia tra una minoranza di ricchissimi e la stragrande maggioranza di cittadini che sprofonda nella povertà».
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