1- ANCHE I PONTEFICI, NEL LORO DIO IMMENSO, S’INCAZZANO: BERTONE MOLLA A OTTOBRE 2- ADDIO ALLA CURIA DE’ NOANTRI, FAZIOSA E LITIGIOSA E MEFITICA, COVO DI CORVI E DI FROCI: IL PROSSIMO SEGRETARIO DI STATO NON SARÀ ITALIANO, E SARÀ UN “DIPLOMATICO” 3- FIN DALLA SUA NOMINA NEL 2006 IL SALESIANO BERTONE FU RIGETTATO COME UN CORPO “TOSSICO” DALL'”ALA DIPLOMATICA” CHE IN VATICANO HA SEMPRE ESPRESSO IL SEGRETARIO DI STATO: DECISIONE CHE SANCISCE LA VITTORIA DI RUINI E BOFFO SU BERTONE E VIAN (IL PAPA CHIAMA, UNICO ITALIANO TRA I CINQUE SAGGI PER USCIRE DA VATILEAKS, RUINI) 4- L’ARCIVESCOVO DI PARIGI NOTA CHE “BERTONE HA 78 ANNI: NON C'È BISOGNO DI RIVELAZIONI SEGRETE PER SAPERE CHE LA SUA PARTENZA DALLA SEGRETERIA DI STATO È PREVEDIBILE” 5- LA SCONFESSIONE DEL PAPA ALL’ATTACCO DI BERTONE AI GIORNALISTI “CHE GIOCANO A FARE L'IMITAZIONE DI DAN BROWN”: DA FOX NEWS ATTERRA UN NUOVO CONSIGLIERE PER RAFFORZARE LA COMUNICAZIONE DELLA CHIESA. GREG BURKE È MEMBRO DELL’OPUS DEI


1- L'IPOTESI: BERTONE LASCIA A OTTOBRE PRONTO UN DIPLOMATICO STRANIERO
Gian Guido Vecchi per il Corriere della Sera

L'espressione-chiave nella dichiarazione ufficiale di padre Federico Lombardi è «non solo nell'ambito romano ma anche internazionale». La scelta dei (primi) cinque cardinali convocati ieri da Benedetto XVI «in forza della loro grande e varia esperienza di servizio della Chiesa» risponde a una logica ben precisa.

Il Papa si affida ad alte personalità della «Chiesa universale», in pensione o comunque fuori da manovre e veleni degli ultimi mesi, per avviare quelle che appaiono delle «consultazioni» sulla Curia e il suo governo in generale e sul segretario di Stato in particolare. Si tratta, come notava la Santa Sede, di «ristabilire» un «clima di serenità e di fiducia» nei confronti «del servizio della Curia romana».

La questione non nasce certo ora, ma nelle ultime settimane ha conosciuto un'accelerazione. Tutta la vicenda dei veleni, scontri e «corvi» in Curia, oltre che oscura, è stata fin dall'inizio percepita come integralmente «italiana» dalle Chiese fuori dal nostro Paese. Sono italiani tutti gli antagonisti veri o presunti, ecclesiastici o laici, dentro e fuori il Vaticano. Faziosi, litigiosi. Tanto che l'insofferenza tra le conferenze episcopali internazionali e le nunziature ha cominciato a montare, una rivolta sottotraccia cui ha dato voce, pochi giorni fa, il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi: che non a caso, considerata la tempesta mediatica, ironizzava sul «clima, assai abituale a Roma, di voci e commenti all'infinito».

Ma soprattutto, parlando alla radio della sua diocesi, chiedeva una riforma della Curia «inadatta» al funzionamento della Chiesa contemporanea e, en passant, notava che «il cardinale Bertone ha 78 anni: non c'è bisogno di rivelazioni segrete per sapere che la sua partenza dalla segreteria di Stato è prevedibile».

Non è un bel momento, per i cardinali e i vescovi italiani di primo piano. A notare che in questa situazione rischiano di andarci di mezzo anche gli italiani che non c'entrano, una fonte autorevole Oltretevere ieri sospirava: «Sono ben pochi». L'unico consultato dal Papa ieri, il cardinale Camillo Ruini, è in pensione. Così almeno due cose appaiono certe: il prossimo segretario di Stato non sarà italiano, e sarà un diplomatico.

Anche di questo si è parlato e si parlerà nelle «consultazioni» avviate da Benedetto XVI: dal Vaticano filtra che la decisione di sostituire il cardinale Tarcisio Bertone sia sostanzialmente presa. Si parla di un cambio a ottobre. Il segretario di Stato compie 78 anni il 2 dicembre, anche se di per sé non esiste una «età pensionabile» per il suo ruolo.

Fin dalla sua nomina nel 2006 il cardinale Tarcisio Bertone, uno studioso di Diritto canonico, è stato del resto considerato come una sorta di corpo estraneo dall'«ala diplomatica» che in Vaticano ha sempre espresso il segretario di Stato.

Nell'estate del 2009, dopo le polemiche sulla remissione della scomunica ai lefebvriani e la gestione del caso del vescovo antisemita e negazionista Richard Williamson, ci fu un incontro a Castel Gandolfo nel quale cardinali come Ruini - richiamato ieri -, Bagnasco, Scola e l'austriaco Christoph Schönborn suggerirono la sostituzione del segretario di Stato.

Si racconta che il pontefice avesse tagliato corto: Der Mann bleibt wo er ist, und basta, «l'uomo resta dov'è e basta». E finora Benedetto XVI ha sempre confermato il suo fidato collaboratore dai tempi dell'ex Sant'Uffizio: da ultimo quando le polemiche hanno investito sia Bertone sia monsignor Georg Gänswein e lui, a fine maggio, ha pubblicamente «rinnovato» la sua «fiducia» ai «miei più stretti collaboratori».

Ma adesso, ferma restando la «fiducia», la situazione si fa sempre più difficile. È significativo, tra l'altro, che la Santa Sede abbia deciso di dotarsi di un «advisor per la comunicazione» nella segreteria di Stato. Pochi giorni fa lo stesso cardinale Bertone ha denunciato «il tentativo accanito e ripetuto di separare, di creare divisione tra il Santo Padre e i suoi collaboratori», attaccando in particolare i giornalisti «che giocano a fare l'imitazione di Dan Brown».

Le «riflessioni» del Papa sulla «situazione che si è creata in seguito alla diffusione di documenti riservati», con relativa convocazione dei cinque cardinali, mostrano tuttavia che il problema non è considerato solo mediatico. Anche chi in Vaticano si diceva certo che Benedetto XVI volesse tenersi il suo segretario di Stato «a vita» non è più così sicuro e dice, semmai, «fra un anno o due».

Ma la questione è diventata urgente e si cerca di risolverla prima e senza traumi. Non va dimenticato che Bertone è anche e resterebbe il Camerlengo della Chiesa, cioè il cardinale che ha il compito di guidare la «Sede vacante» dopo la morte del Pontefice e fino all'elezione del successore.

Nel Collegio cardinalizio, l'ingresso massiccio di italiani è destinato a essere compensato nel prossimo concistoro. E lo stesso vale per la Curia, destinata a divenire sempre più internazionale. Nelle «consultazioni» il Papa valuterà anche il nome del futuro segretario di Stato. Il profilo di un «diplomatico non italiano» esclude possibili candidati come il cardinale Mauro Piacenza.

Un candidato «naturale» alla successione di Bertone è l'arcivescovo francese Dominique Mamberti, attuale vice di Bertone in quanto segretario per i Rapporti con gli Stati, ovvero «ministro degli esteri» della Santa Sede: lo stesso ruolo ricoperto da Angelo Sodano prima di diventare segretario di Stato. Si vedrà. Intanto tutti attendono le parole del Papa il 29 giugno, per la festa dei Santi Pietro e Paolo.


2-UN NUOVO CONSIGLIERE PER I MEDIA È UN GIORNALISTA DI «FOX NEWS»
Corriere della Sera
- Un giornalista per rafforzare la comunicazione della Chiesa. Greg Burke, 52 anni, corrispondente americano da Roma per Fox News diventerà «advisor per la comunicazione», ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa Vaticana. Per «contribuire a integrare l'attenzione alle questioni della comunicazione nel lavoro della segreteria di Stato e a curare il rapporto con il servizio della sala stampa e delle altre istituzioni comunicative della Santa Sede».

Quello di Burke sarà un ruolo nuovo per l'amministrazione vaticana. Il giornalista lavorerà all'interno della segreteria di Stato e in stretto coordinamento con il direttore della sala stampa Vaticana. La proposta di assumere questo nuovo incarico lo ha raggiunto per via telefonica a New York alla fine di maggio e in un primo tempo la sua risposta era stata negativa. Successivamente ha invece deciso di accettare l'incarico.

«Sono un po' nervoso, ma molto emozionato, diciamo che sarà una sfida», ha commentato Burke. Membro dell'Opus Dei e diplomato alla Scuola di giornalismo della Columbia University, Burke ha iniziato la carriera di cronista alla Upi. Poi è passato all'agenzia Reuters, è diventato corrispondente prima per il settimanale Time, quindi per Fox News.

3- IL PAPA CHIAMA CINQUE SAGGI PER USCIRE DA VATILEAKS
Gian Guido Vecchi per il Corriere della Sera

Adesso basta. Benedetto XVI ha seguito ogni passaggio delle indagini sul furto di documenti dal suo studio privato, una settimana fa aveva ricevuto i tre cardinali della commissione d'inchiesta per fare il punto della situazione, e ora interviene in prima persona. Ieri mattina ha partecipato alla riunione dei capi dicastero dedicata «alle questioni di buon coordinamento del lavoro della Curia», tema più che mai attuale.

Ma soprattutto, nel tardo pomeriggio, il Papa ha convocato un gruppo di cinque cardinali il cui profilo è decisivo per capire quello che sta accadendo. Cinque personalità che, «in forza della loro grande e varia esperienza di servizio della Chiesa, non solo nell'ambito romano ma anche internazionale, possono utilmente scambiare con lui considerazioni e suggerimenti per contribuire a ristabilire il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della Curia romana», ha spiegato padre Federico Lombardi.
L'unico italiano è un emerito, il cardinale Camillo Ruini.

Un altro porporato in pensione è lo slovacco Jozef Tomko, già prefetto di Propaganda Fide e tra l'altro membro della commissione di indagine su «Vatileaks». Quindi ci sono due dei più autorevoli componenti della Curia, il cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, e il francese Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. E infine l'australiano George Pell, arcivescovo di Sydney.

Un gruppo in apparenza eterogeneo, cui nei prossimi giorni si aggiungeranno altre personalità della Chiesa universale: «Naturalmente il Santo Padre continuerà i suoi colloqui e le sue riflessioni, profittando anche della venuta a Roma di tanti pastori in occasione delle festività dei Santi Pietro e Paolo», ha aggiunto il portavoce della Santa Sede. La festa del 29 giugno è centrale e simbolica, nella Basilica vaticana il Papa impone ai nuovi arcivescovi di tutto il mondo il «pallio», segno dell'«unità» degli apostoli intorno a Pietro, del «servizio» e della «testimonianza della fede».

Così non è affatto un caso che Benedetto XVI abbia iniziato i suoi «colloqui» con due cardinali in pensione da qualche anno e altri tre che occupano ruoli importanti ma sono estranei al clima mefitico nel quale è germinato il caso dei «corvi». In una vicenda percepita fin dall'inizio come tutta «italiana», il Papa ha scelto di consultarsi con personalità di alto profilo che «condividono con lui la responsabilità per il governo della Chiesa», apre porte e finestre e guarda alla Chiesa universale, oltre le manovre «romane» che hanno sconcertato e irritato gli episcopati del resto del mondo.

Le indagini su «Vatileaks» sono in corso, il maggiordomo del Papa Paolo Gabriele è in cella da ormai un mese, nel frattempo i magistrati e la commissione cardinalizia continuano le «audizioni»: compresi, si dice, altri «laici» interni al Vaticano ed esterni, giornalisti che avevano contatti col maggiordomo e hanno accettato di testimoniare. Ma intanto la Chiesa guarda avanti, il caso dei corvi avrà l'effetto di dare nuovo impulso alla «internazionalizzazione» della Curia.

Una conferma, del resto, arriva dalle tre nomine, molto importanti, che vanno a completare il «consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede», il «consiglio dei quindici» che tornerà a riunirsi all'inizio di luglio. Benedetto XVI ha scelto Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam (Tanzania), Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi (India) e il cinese John Tong Hon, vescovo di Hong Kong. La composizione del consiglio riflette tutti i continenti, gli unici italiani a farne parte - oltre al segretario di Stato Tarcisio Bertone, che lo presiede - sono il Vicario di Roma Agostino Vallini e l'arcivescovo di Milano Angelo Scola.

«Non abbiamo tempo per rimpianti o per ripiegamenti sui nostri eventuali errori», ha detto ieri in un'omelia ai seminaristi l'arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della segreteria di Stato: «Come tutti sapete, nel cuore della Santa Sede viviamo un momento tutto "particolare", nel quale avvertiamo che è posta in dubbio la nostra credibilità ed è messa alla prova la fiducia di tanti cristiani», ha spiegato. «Abbandoneremo la Chiesa perché la vediamo nei suoi limiti umani? O non sarà proprio questo il momento di amarla ancora di più?».

 

 

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