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DI TUTTA L'ERBA, UN FASCIO! IANNONE, LEADER DI CASAPOUND: “I GRILLINI SONO UN BLUFF: FINGONO DI RAPPRESENTARE L'ISTANZA SOCIALE E LA SVUOTANO DI SIGNIFICATO. SALVINI? È PARACULO. LUI E LA MELONI SONO FUNZIONALI AL SISTEMA. BERLUSCONI? DOVREBBE RITIRARSI. PUTIN MI PIACE MA NON E’ IL MESSIA. BERGOGLIO? PENSI ALL'ALDILA': NOI SIAMO PER LO STATO LAICO. L’ISLAM? ESTRANEO ALLA NOSTRA CULTURA”

Pietro Senaldi per “Libero quotidiano”

 

gianluca iannonegianluca iannone

All'armi, i fascisti tornano in Parlamento. Quelli veri, anche se del Terzo Millennio, come sono stati definiti. Potrebbe essere uno degli scherzi del proporzionale. «Il nostro simbolo è la tartaruga, andiamo piano ma arriviamo» afferma ostentando un certo distacco il leader di CasaPound, Gianluca Iannone, 44 anni, al tavolo del suo ristorante romano a Milano. «Se non è a questo giro è al prossimo, non cerchiamo il potere fine a se stesso ma come conseguenza della creazione di una comunità che costruisce il suo destino, e ci prendiamo il tempo necessario per farlo».

 

Oggi l'impresa sembra ancora lontana, i militanti sono 5000, ma Iannone sembra convinto: «La prima volta che ci siamo presentati, nel 2013, abbiamo ottenuto lo 0,3% ma in tre anni siamo saliti all'1,2. A Roma nelle elezioni per i municipi ci hanno votato in ventimila e le nostre organizzazioni studentesche nella capitale rappresentano 42 mila studenti».

 

gianluca iannone e vittorio feltrigianluca iannone e vittorio feltri

Siete forti anche in Bocconi, tra gli aspiranti manager girano i vostri libri e le vostre canzoni

«Purché poi non diventino come Monti. Fa comodo identificarci con il sottoproletariato romano ma è solo un modo per omologarci e schiacciarci. Tutti noi lavoriamo, non siamo contro il guadagno. CasaPound in Bocconi non deve stupire, tra di noi c'è di tutto, anche professionisti. E moltissimi studenti».

 

E poi ci saranno i soliti nostalgici?

«Nostalgici di che? Noi ai tempi del Duce non c'eravamo, non possiamo provarne nostalgia. Siamo fascisti perché siamo convinti che avesse ragione lui ma siamo giovani, siamo nati nel 2003 con l'occupazione del palazzo di via Napoleone III a Roma. Nessuna nostalgia, lavoriamo al futuro».

 

Bel palazzo, 11 milioni sottratti al demanio con la benedizione dell'allora sindaco Veltroni: il Duce gradirebbe?

manifesti elettorali di casapoundmanifesti elettorali di casapound

«Sì, undici milioni: me li vuole dare lei? Era un palazzo abbandonato, lasciarlo vuoto era un insulto. Noi ci ospitiamo venticinque famiglie di italiani e ne abbiamo fatto la nostra sede. Veltroni mica ce lo ha regalato, lo ha solo riconosciuto tra le occupazioni storiche di Roma, insieme a decine di stabili occupati dai compagni. Pensi che dopo Alemanno ha speso sei milioni per regalare il Forte Prenestino ai centri sociali».

 

La casa è il centro del vostro programma politico?

«È fondamentale. La tartaruga l'abbiamo scelta come simbolo perché è ottagonale, rappresenta l'ordine contro il caos, ma soprattutto perché si porta sulle spalle la sua casa. Tutto nasce con il mutuo sociale: dev'essere lo Stato a prestare ai suoi cittadini il denaro per comprare la casa, a zero interessi. Cosa c'entrano le banche?».

 

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Uno studio inglese li ha definiti «uno dei movimenti populisti più vitali e interessanti d'Europa» ma anche «ambigui e a rischio di contaminazioni anti-semite e violente». Certo morbidi non sono, e neppure disposti al compromesso. Rivendicano con orgoglio di essere fascisti e tutto parte e vuol finire, o meglio ripartire, da lì. Ed è per questo che tutti li tengono ai margini. «Ci evocano ma non ci invitano», spiega Iannone.

 

Vi ispirate a Pound che indicava nell'usura il male del mondo: chi sono gli usurai di oggi?

«Il primo nemico siamo noi stessi, quando ci lasciamo andare al fatalismo. Gli usurai più pericolosi sono gli indolenti, quelli che tengono famiglia e ti dicono lascia perdere, chi te lo fa fare?».

 

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Attenzione: non siete complottisti?

«Certo che ci sono dei gruppi di potere sovranazionali, un Grande Fratello che ti controlla e una grande madre che ti tiene buono ma il problema è che possono agire solo se il popolo è rassegnato perché non ha piglio culturale e una visione di Stato».

 

La grande madre è l'Europa?

«Noi siamo europeisti per vocazione ma per noi l'Europa è una patria spirituale non un dinosauro burocratico. Non a caso siamo stati i primi a promuovere un referendum contro l'euro, che è lo strumento per schiacciare i popoli».

 

E il fascismo invece cos'è secondo lei?

«Un grande padre, severo e giusto. E responsabilizzante».

 

gianluca iannone  gianluca iannone

Mi dica almeno una cosa che Mussolini ha sbagliato?

«Era troppo buono. Ha dato una seconda chance a gente che non lo meritava. Per esempio a Badoglio, che poi lo tradì. Lo sapeva che il Generale è tra gli artefici del disastro di Caporetto?».

 

Facile prendersela con Badoglio: facciamo una critica vera?

«È una mentalità da ostacolare quella che porta sempre a cercare gli errori del fascismo. In tv mi sono trovato con un tipo che rimproverava al fascismo l'estinzione di alcune specie di zanzare dopo la bonifica delle paludi. Ed era serio. Il fascismo ha reso moderna l'Italia e questo è indiscutibile. La guerra è stata un errore? Facile parlarne oggi a tavola, guardiamo alle contingenze del tempo».

gianluca iannone   gianluca iannone

 

Perché vi fanno gli attentati come a Capodanno, con la bomba alla vostra sede di Firenze?

«Perché facciamo paura, specie in Toscana dove stiamo crescendo. Di questo attentato si è parlato molto perché un poliziotto ha perso la mano, altrimenti sarebbe passato sotto silenzio come gli altri. A Firenze è già il terzo o quarto».

 

Chi vi attacca?

«Signori che godono dell'impunità perché hanno padrini politici che li proteggono. Utili idioti che si muovono in nome dell'antifascismo legittimati perché agiscono come centri sociali. Qualche anno fa a Roma un nostro militante è stato gambizzato ma dei responsabili non si è saputo nulla».

 

gianluca iannone gianluca iannone

La sua canzone cult si intitola "Nel dubbio, mena": che fa, non reagisce?

«Ma quella è ironica. Noi non siamo per la violenza. O meglio, siamo gandhiani. Anche se siamo sempre tacciati di violenza e razzismo noi siamo sempre le vittime ma, come Gandhi, giustifichiamo la violenza come reazione: se attaccati, non fuggiamo, quella sarebbe viltà».

 

Questi attentati vi daranno almeno pubblicità

«L'ordine è parlarne il meno possibile e non darci visibilità. Nella campagna referendaria il ministro Boschi accusò i partigiani di votare come noi, fummo paragonati al male assoluto ma nessuno mi ha chiamato in tv per sentire le nostre ragioni, eppure ci aveva evocati la madrina delle riforme: sarebbe stata almeno cortesia interpellarmi e consentirmi di difendermi».

 

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Sarebbe andato volentieri in tv?

«Certo, faccio politica, cose da dire ne ho».

 

Mi spieghi allora che bisogno c'è in Italia dell'ennesima formazione di destra?

«Noi esistiamo perché la destra istituzionale ha fallito. Sono stati capaci di tenere la piazza per anni anche a costo della galera ma una volta raggiunto il potere si sono liquefatti».

 

Io direi berlusconizzati

«Nella migliore delle ipotesi. La verità è che quella classe dirigente non aveva lo spessore umano e culturale per tenere duro».

 

Allude a Fini?

«Fini porta la croce del tradimento ma non era da solo, i colonnelli accettarono le sue scelte».

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La Meloni però ha provato a ripartire, ha fondato Fratelli d'Italia

«La Meloni ha votato 42 volte con il governo Monti. Dopo si è battuta per i marò, ma c'era anche lei quando li hanno rispediti in India. Giorgia è una nostalgica di Fiuggi ma non sono quelle le origini del Movimento Sociale, ha perso velleità ideologiche. In realtà ora stanno tutti pensando al patrimonio della Fondazione di An, un tesoro lasciato dai reduci e dai vecchi militanti; se lo stanno spartendo, Fini con la casa di Montecarlo è un esempio del saccheggio in atto».

 

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Rimanderebbe Borghezio in Europa o si è pentito?

«Bella domanda, ce n'è un' altra? Borghezio si è sempre dimostrato idealmente vicino al movimento e ci chiese una mano, noi acconsentimmo e fummo decisivi per farlo eleggere. Non mi pento, è stato un bel banco di prova, solo noi potevamo far eleggere un leghista a Roma».

 

Con la Lega invece è tutto finito adesso?

«Salvini è un grande pierre ma in un anno è passato da incendiario a pompiere. Vuole rivoluzionare l'Europa e poi sale sul palco a Bologna con Berlusconi a ballare la tarantella. Quando l'ho reincontrato per caso a Milano è svicolato».

 

Sotto sotto è timido: non pensa che in futuro le vostre strade potranno rincontrarsi, la politica è così in fondo?

«È paraculo. La prima volta ci casco, la seconda sarebbe colpa mia. Meloni e Salvini sono funzionali al sistema, uno fa il matto, l' antieuro, l' altra la destra sociale e li chiamano in tv a fare i loro show. Io faccio politica 365 giorni l' anno, è un'altra cosa».

FORCONI E CASAPOUND A PIAZZA DEL POPOLO FORCONI E CASAPOUND A PIAZZA DEL POPOLO

 

Ma che cos'è per lei fare politica?

«Per esempio autofinanziarsi. Molte nostre sedi sono dei pub che si finanziano con il commercio, la vendita di magliette e dischi. Siamo gli unici che alla politica danno anziché prendere».

 

Avete anche delle scuole calcio

«Sì, a Lecce, e una squadra di prima categoria a Roma. Ma con il calcio conviene andarci piano, se no ci meniamo sul serio tra noi. È troppo divisivo e ormai le tifoserie non c' entrano nulla con la politica. Le confesso però che abbiamo molti ex calciatori che ci apprezzano, gente che a Roma ha vinto lo scudetto».

 

E di Di Canio che fa retromarcia dopo quarant'anni che corre sulla fascia destra cosa pensa?

FORCONI E CASAPOUND A PIAZZA DEL POPOLO FORCONI E CASAPOUND A PIAZZA DEL POPOLO

«È molto triste quando qualcuno rinnega perfino i propri tatuaggi. Ci hanno pensato i tifosi della Lazio a dirgliene quattro».

 

Il Duce a che squadra teneva?

«Questo è un mistero. Quelli dell'Inter dicono che era interista, ma li ha perfino costretti a cambiare nome. Altri dicono era laziale per via dell' aquila, poi si racconta che ha fatto vincere lo scudetto alla Roma nel '42».

 

Un po' come Berlusconi, che all'inizio era indeciso tra Inter e Milan

«Berlusconi è un grande esperto di marketing, dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Tutte le sue uscite di questi anni a favore di Mussolini vanno lette solo in quest' ottica».

 

Lui però è stato il primo a sdoganare la destra

«Ancora oggi un calendario del Duce vende più di quello con le star di Hollywood nude. Berlusconi lo sa e quando gli serve strizza l'occhio anche a Mussolini».

 

Ma a voi vi sta simpatico Berlusconi?

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«L'abbiamo votato, poco, e tifato, molto, quando è sceso in campo e ha sfilato da sotto i denti la torta ai comunisti che già si pensavano di governare con la gioiosa macchina da guerra. Berlusconi ci ha fatto godere tanto ma aveva molto potere e non l'ha sfruttato».

 

Adesso aspetta la sentenza di Strasburgo che lo riabiliti per ritornare

«Berlusconi è stato vittima di un colpo di Stato nel 2011, ha ragione Tremonti, che è venuto a spiegarcelo a CasaPound. E anche estrometterlo dal Parlamento con una sentenza retroattiva è stata un' ingiustizia. Mi auguro per lui come persona che venga riabilitato ma politicamente non ne voglio sapere. Dovrebbe ritirarsi. Ma come, ti fanno il colpo di Stato contro e tu li sostieni con il patto del Nazareno? Qualcosa non torna, significa che alla fine sei sotto ricatto o ti conviene».

 

Se però non vi va bene nessuno

«Lo so, alla fine pare che il problema sono io».

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Più che altro è arduo che riesca a combinare qualcosa di concreto senza allearsi

«Io credo che non sia l'unità a fare la forza ma la forza a fare l'unità. I fatti dicono che abbiamo ragione, stiamo crescendo, non parlo di sogni nel cassetto. Per ora siamo una minoranza, ma vincente. Sto sulla riva del fiume e aspetto».

 

Che cosa, il disastro?

«In effetti noi siamo forti dove c'è il disagio sociale, essendo un movimento popolare».

giorgia meloni matteo salvinigiorgia meloni matteo salvini

 

Quel voto però oggi va ai Cinquestelle

«Dei nove milioni di voti che ha preso nel 2013 almeno un milione e mezzo sono nostri potenziali elettori. Gli altri, e molti, sono tra il cinquanta per cento di italiani che non va a votare».

 

Cinquestelle però numericamente è un gigante in confronto a voi: perché gli italiani li votano?

«Per qualunquismo, perché i media dicono che sono loro la protesta e finora la gente ancora ci crede».

 

Cosa non la convince dei grillini?

«Loro sono un muro di gomma, molto funzionali al sistema. Si chiama tecnica del rimbalzo: raccolgono l'istanza sociale, fingono di rappresentarla e la svuotano di significato. Dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, sono ancora lì ben pasciuti e hanno votato contro il reato di clandestinità e a favore delle nozze gay».

beppe grillo davide casaleggiobeppe grillo davide casaleggio

 

Grillo proprio ieri ha annunciato il divorzio dagli euroscettici di Farage per entrare nell' Alde dei filo-Merkel.

«I Cinquestelle sono uno dei più grossi bluff della storia italiana. Promettono una cosa e fanno esattamente l'opposto».

 

Voi siete decisamente contro gli immigrati?

«Non è una questione di razzismo ma economica. Noi siamo per la difesa degli italiani. Gli immigrati sono funzionali ad arricchire le multinazionali e chi è già ricco, visto che accettano salari che gli italiani non accettano. E attenzione, ho detto salari, non lavori. È in corso un progetto di sostituzione di manodopera a basso costo, si fa arrivare dall' Asia, dall' Africa e dal Sud America, gente pronta a lavorare per due lire. E poi la sinistra spalanca le porte perché vuol prendere i loro voti, visto che gli italiani ormai non la votano più. Ma il sistema va in cortocircuito perché gli immigrati non sono come la sinistra se li aspetta. Non sono addomesticabili».

putin trumpputin trump

 

L'Italia è di destra?

«Certo è anticomunista. Nella memoria storica degli italiani c'è il ricordo di essere stati ben governati dalla destra. Forse per questo Napolitano ha recentemente messo in dubbio la validità del suffragio universale: certa gente se non votiamo come ci dicono ci resta male. Ho sentito un'inviata del Tg3 dopo l'elezione di Trump lamentarsi in tv: "Ma se la gente non ha capito come si vota, noi giornalisti che ci stiamo a fare?" Il guaio è che era seria».

 

Le piace Putin?

«Mi piace quello che sta facendo in Siria, dove sta combattendo in difesa di un popolo. Ma non lo aspetto come il messia. Nessuno ci darà una mano, dobbiamo cavarcela da noi».

 

È un dittatore?

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«Non più della Clinton».

 

Quindi in Siria lei sostiene Assad?

«Certo, siamo andati anche laggiù ad aiutarlo. La Siria è uno Stato sovrano e Assad è amato dalla sua gente ed è un baluardo all'Isis, che è nato per colpa degli Stati Uniti, che volevano esportare la democrazia nel mondo e hanno fatto solo danni. Sette o otto anni fa noi in Italia rivedevamo Gheddafi e Mubarak, facevamo affari e l'immigrazione era sotto controllo. Poi a qualcuno non è stato più bene e guardi come ci ritroviamo oggi».

 

Si augura che in Francia vinca la Le Pen?

«Meglio di altri ma poco cambierebbe. La vedo già indirizzata al politicamente corretto. Vedo una sorta di Alleanza Nazionale quindici anni dopo».

 

marine le pen marine le pen

Cosa pensa di Bergoglio?

«Fa il suo lavoro, ma non capisco perché il leader di un terzo Paese evochi più immigrati per altre nazioni. Rispetto all'Italia lui è un agente esterno e come tale dovrebbe comportarsi. Pensi all'aldilà, all'aldiqua ci pensiamo noi».

 

Vi accusano di essere anti-cristiani

«Semmai precristiani. Noi siamo convinti che la religione riguardi la sfera intima dell'individuo. Non tolleriamo ingerenze, siamo per uno Stato laico».

 

Mussolini aveva buoni rapporti con l'Islam

«Essendo il leader di uno Stato padre dialogava con tutti, specie con chi si affacciava sul Mare Nostrum, anche se adesso non ce lo fanno più chiamare così. Il problema per noi non è l'Islam in sé ma l'Islam qui in Italia. Non appartiene alla nostra cultura. Assad è musulmano ma, a casa sua, lo sosteniamo».

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