SPIONAGGIO A BUON MERCATO! - IKEA HA MESSO SU UNA RETE DI SPIE PER CONTROLLARE DIPENDENTI, CLIENTI E CANDIDATI ALL’ASSUNZIONE
Mario Pirani per "la Repubblica"
Qualche anno fa si scoprì che Telecom Italia celava una rete spionistica controllata dai Servizi segreti. Trattandosi di un settore sensibile come le telecomunicazioni la cosa non apparve poi così scandalosa, ma ora comincia a sorgere il dubbio che altri gruppi industriali internazionali possano servire da paravento per analoghe operazioni.
Così ecco venir fuori in Francia, alcuni mesi orsono, su un noto settimanale satirico,
Le Canard Enchainé, la notizia, ripresa alcuni giorni orsono, addirittura su Le Monde,
che l'Ikea, il gigante svedese del mobile a buon mercato impiantato con enormi installazioni anche in Italia, ha messo in piedi una rete di spionaggio per controllare (in Francia ma probabilmente anche nel resto d'Europa) migliaia di persone, compresi i candidati all'assunzione, i dipendenti, e persino i clienti con cui aveva in corso controversie commerciali.
Ora il tribunale di Versailles, capofila dell'inchiesta, ha messo in stato di accusa le strutture dirigenziali di sorveglianza dei magazzini Ikea di numerose città . L'elenco si allunga ogni giorno, riducendo al ridicolo le smentite della multinazionale svedese che ha violato tutti i principi del diritto alla privacy. Via via che l'inchiesta si allarga vengono fuori altri risvolti inquietanti che coinvolgono i servizi segreti.
Centinaia di migliaia di persone risultano essere state poste sotto sorveglianza attraverso l'utilizzazione illecita del database digitale Stic (Sistema di registro delle infrazioni constatate), un immenso schedario informatico che contiene diversi milioni di nomi, registrati attraverso le patenti o l'immatricolazione delle auto.
Responsabile delle ricerche risultava essere la società Eirspace, ora in via di liquidazione, con cui, sempre secondo le informazioni del magazine, Ikea aveva sottoscritto un accordo "molto segreto". L'azienda nega di aver ordinato questo tipo di controlli, e afferma di voler fare piena luce.
«Disapproviamo in modo chiaro e vigoroso - ha spiegato il direttore della comunicazione di Ikea France, Pierre Deyris - tutte queste pratiche illegali che possono minacciare valori importanti come il rispetto della vita privata». D'altra parte negli ambienti della polizia parigina non si nega che «alcuni poliziotti, convertiti alla sicurezza privata, possono essere tentati di utilizzare il proprio network per ottenere indebitamente delle informazioni».
L'aspetto più grave che l'autorità giudiziaria avrebbe però verificato sono i legami intercorrenti tra le strutture commerciali di copertura e i Servizi segreti (i
Reinseignements généraux) che avevano piazzato uno dei loro esponenti più autorevoli, Jean Pierre Fourès, alla testa, appunto, di Eirpace, definita "Società di Informazioni economiche", la società in via di dissoluzione nel 2011.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari è emerso ora che nel passato le attività di Eirpace andavano ben al di là della multinazionale dell'arredamento domestico. Fourès e i suoi erano alle dipendenze del famoso Jacques Foccart segretario generale dell'Eliseo, incaricato degli affari africani ai tempi di De Gaulle. La documentazione ritrovata prova inoltre gli stretti legami di Fourès con la Sac, il servizio d'ordine gollista fino al suo scioglimento nel 1982. Fulcro di questa attività era il sostegno e la sicurezza del ben noto dittatore del Gabon, Omar Bongo, che aveva sborsato in cambio 100.000 euro.
L'avvocato dell'Ikea, Didier Leroux, si è affrettato a dichiarare che le missioni africane non avevano nulla a che fare col dossier Ikea, i cui responsabili «non avevano alcuna ragione di arrossire per impegni politici, assolutamente onorevoli». C'è da chiedersi se gli "onorevoli impegni" dell'Ikea si siano estesi anche al nostro paese, visto che le strategie di una grande multinazionale rispondono a una logica similare in tutti gli Stati in cui si impiantano.
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