giuseppe meliado - corte di appello di roma - inaugurazione anno giudiziario giorgia meloni

“IL GOVERNO NON SI FERMERÀ FINCHÉ NON TROVERÀ QUALCHE GIUDICE COMPIACENTE” – I MAGISTRATI DELLA CORTE D’APPELLO DI ROMA FANNO TRAPELARE STUPORE E AMAREZZA PER GLI ATTACCHI ARRIVATI DA FDI DOPO LA NUOVA BOCCIATURA DEI TRATTENIMENTI DEI MIGRANTI SPEDITI IN ALBANIA – L’ACCUSA DEL PRESIDENTE DELLA CORTE, GIUSEPPE MELIADÒ: “DESTA SGOMENTO LA SCELTA DEL LEGISLATORE DI TRASFERIRE A QUESTA CORTE, CON PROCEDURA D’URGENZA E SENZA RISORSE AGGIUNTIVE, LE PROCEDURE DI CONVALIDA DEI TRATTENIMENTI...”

Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

Giuseppe Meliado - Corte di Appello di Roma - inaugurazione anno giudiziario - foto lapresse

Lo sconcerto tra i magistrati della Corte d’Appello di Roma è attenuato solo dal fine settimana che ha svuotato gli uffici. Ma le reazioni governative ai provvedimenti che venerdì sera hanno liberato e fatto venire in Italia i 43 migranti richiedenti asilo portati in Albania hanno suscitato proprio quel sentimento. Che si sovrappone all’altro espresso pubblicamente dal presidente Giuseppe Meliadò il sabato precedente, nella relazione con cui ha aperto l’anno giudiziario [...]

 

«Ha destato sgomento — aveva detto in quell’occasione — la scelta del legislatore di trasferire a questa corte, con procedura d’ugenza e senza risorse aggiuntive, le procedure di convalida dei trattenimenti degli stranieri decisi dal questore, ad appena pochi mesi dall’opposta scelta di rafforzare, a Roma e con ben dieci posti in più, le sezioni di primo grado competenti in materia di protezione internazionale».

 

Il bando della discordia

migranti in albania - vignetta by vukic

A ben vedere, l’accusa di aver truccato le carte mossa nemmeno troppo velatamente a quest’altra toga tutt’altro che «rossa» (tra il 2002 e il 2006 fu consigliere del Csm per la corrente «centrista» Unità per la costituzione, insieme all’attuale procuratore Francesco Lo Voi che rappresentava la destra di Magistratura indipendente) nasce proprio da lì: dal decreto legge dell’11 ottobre che ha riversato sui giudici d’Appello le attribuzioni sui migranti, in risposta alla decisione del tribunale di rilasciare i migranti e rivolgersi alla Corte di giustizia europea.

 

Gravando con nuovi compiti e nessun aumento di organico una corte che ha già uno scoperto del 20 per cento, dopo che in aprile il ministero aveva rafforzato il tribunale di dieci unità proprio in virtù del lavoro aggiuntivo per l’«operazione Albania». Di qui la soluzione ideata dal presidente Meliadò adottando lo stesso criterio governativo: un bando per sei posti al quale hanno risposto altrettanti giudici di primo grado, quattro dei quali provenienti dalla sezione che con le sue ordinanze sgradite aveva provocato la contromossa di governo e Parlamento.

NUOVI CENTRI PER I MIGRANTI IN ALBANIA

 

Tuttavia dei cinque giudici che hanno sottoscritto gli ultimi provvedimenti contestati, solo uno si era già pronunciato quando stava in tribunale. E tra questi ce n’erano alcuni che si trovavano alla sezione protezione internazionale di primo grado con un incarico provvisorio, in attesa di essere assegnati all’ufficio definitivo; dunque è difficile catalogarli come strutturalmente e «culturalmente» organici alla squadra che il centrodestra considera ostile.

 

Decisioni attese

Giuseppe Meliado - Corte di Appello di Roma - inaugurazione anno giudiziario - foto lapresse

Sono queste considerazioni ad alimentare lo sconcerto che si respira nella Corte d’Appello di Roma. La stessa che ha atteso inutilmente il parere del ministro della Giustizia Carlo Nordio prima di scarcerare il generale libico Osama Almasri, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, ritenendo di non poter fare altrimenti. Tanto più che i provvedimenti con cui i giudici di secondo […]

 

 

Nello stesso senso, infatti, con un «rinvio pregiudiziale» alla Corte di giustizia, si erano già pronunciati non solo i magistrati di Roma, ma pure quelli di Firenze, Bologna e Palermo. E, soprattutto, quelli della corte di Cassazione che con l’ordinanza del 30 dicembre sul ricorso del governo contro i «no» del tribunale avevano anch’essi sospeso il giudizio in attesa del verdetto dei giudici di Lussemburgo.

 

La Cassazione

Si tratta del provvedimento che a detta della premier e di tutto il centrodestra aveva «dato ragione al governo», poiché ribadisce che il giudice chiamato a convalidare i trattenimenti non può sostituirsi al potere esecutivo, titolare esclusivo della designazione dei «Paesi sicuri» di provenienza dei migranti che giustificano le procedure accelerate in Albania per l’esame delle richieste d’asilo e l’eventuale rimpatrio; principio che peraltro nessun giudice ha mai contestato.

 

IL DECRETO LEGGE SUI PAESI SICURI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

La stessa Corte suprema, però, ha aggiunto che il giudice deve valutare caso per caso la situazione del singolo richiedente asilo, e «verificare, in ipotesi limite, se la valutazione ministeriale abbia varcato i confini esterni della ragionevolezza e sia stata esercitata in modo manifestamente arbitrario, o se la relativa designazione sia divenuta non più rispondente alla situazione reale».

 

Ecco perché i magistrati d’Appello sono rimasti stupiti dalla sbrigativa dichiarazione del responsabile organizzativo di FdI, Giovanni Donzelli, secondo il quale i provvedimenti di venerdì «più che contro il governo vanno contro la Cassazione». [...]

 

Dopo le Procure e i Tribunali, ora tocca alle toghe d’Appello finire nel mirino. «E non si fermeranno finché non troveranno qualche giudice compiacente che dia ragione al governo», pronostica preoccupato un magistrato della Corte.

CENTRO PER MIGRANTI IN ALBANIA

Giuseppe Meliado - Corte di Appello di Roma - inaugurazione anno giudiziario - foto lapresse

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