
FARE POLITICA O FARSI I CAZZI PROPRI? MEJO: SOLO I POVERI IN CANNA POSSONO GOVERNARE? – LUISELLA COSTAMAGNA CHIEDE A PASSERA, DELLA VALLE E MARCHINI DI NON ENTRARE IN POLITICA: “FARE SOLDI È LA VOSTRA NATURA” – MA “ARFIO” RISPONDE DI CUORE: “SEGUO UNA PASSIONE DI FAMIGLIA”
1. FACCIO POLITICA SOLO PERCHÈ È CIÒ CHE AMO
Lettera di Alfio Marchini al “Fatto Quotidiano”
Cara Luisella Costamagna, comprendo il suo sano scetticismo e potrei sintetizzare il suo stato d’animo con una battuta della serie: grazie, abbiamo già dato! Come lei ricorderà quando oltre due anni fa durante la trasmissione Servizio Pubblico mi pose la domanda sul perché avessi deciso di candidarmi a Sindaco di Roma le dissi che non c’era nulla di più lontano da me dal refrain: “Miei cari, visto che i politici fanno schifo, ho deciso di scendere in campo e bere l’amaro calice perché il popolo lo invoca...”. Richiesta difatti mai pervenuta.
Le risposi che era stata la passione politica che ha sempre caratterizzato la mia famiglia a far scattare la molla che mi ha spinto ad una radicale scelta di vita. Tutto ebbe inizio da mio bisnonno, vecchio socialista che conobbe il confino pur di difendere le sue idee. Dopo di lui, i miei nonni che combatterono prima come volontari in Spagna e poi da partigiani per la Resistenza dove nonno Alfio fu insignito alla medaglia al valor militare. Aggiunga un po’di sana follia ed ecco ciò che mi ha indotto due anni fa a candidarmi da solo e nello scetticismo generale denunciando quel consociativismo grazie al quale “di giorno facevano finta di litigare e di notte spartivano tutto” (appello dibattito finale su Sky).
Mi darà atto che in questi due anni abbiamo rinunciato a poltrone e incarichi combattendo le nostre battaglie spesso in solitudine. Dalla dura opposizione che ha impedito la svendita del patrimonio immobiliare del Comune, alla difesa dei lavoratori della multiservizi, fino al nostro voto contrario su tutte le delibere che prevedevano ulteriore consumo di suolo.
Quando qualcuno mi chiede “ma chi te lo fa fare?”, rispondo semplicemente che la politica è una delle cose più belle e gratificanti che abbia mai fatto. Avere la delega emozionale di cittadini che ti regalano la loro fiducia è la gratificazione, mi lasci dire anche narcisistica, più potente che esista. Ma la voglio aiutare anche con un po’di sano cinismo: oggi, ad esempio a Roma, non vedo queste straordinarie opportunità di business e allora meglio dar spazio ad una sana passione e cercare di lasciare un buon ricordo in questa città che tanto ha dato alla mia famiglia. Faccio politica perché mi piace e diffido da chi fa qualcosa senza ricavarne una gratificazione.
alfio marchini auguri all auditorium 3
Regola aurea che vale per tutti ad eccezione dei santi che non hanno questa limitazione ma ahimè santo non lo sono nè mai lo sono stato. Forse in un’altra vita, chissà. Per il momento cerco di fare i conti con la mia umana e debole natura e non essendo mai stato molto bravo a resistere alle tentazioni, l’unica difesa credibile è mettersi nelle condizioni di non averne. Di qui la decisione di cedere ogni attività, indossare il saio magari di cachemire... e da povero benestante provare a dare un po’ di speranza a me stesso e alla città che amo. Conosco bene lo scetticismo di voi donne quando sentite parlare noi maschietti di amore ma, trattandosi in fondo solo di una città, provi a fare uno strappo alla regola. Con stima e simpatia
2. IMPRENDITORI POLITICI, IL PAESE NON VE LO CHIEDE
Luisella Costamagna per il “Fatto Quotidiano”
Cari Della Valle, Marchini, Passera, dall’alto delle vostre vette imprenditoriali e manageriali avete deciso di scendere tra i comuni mortali. Invece di godervi le vostre ricchezze in qualche isola caraibica, volete spendervi per il Paese, per noi poveri italiani, intervenendo direttamente (Marchini come sindaco di Roma, Passera come ex ministro e ora candidato a Milano) o indirettamente (Della Valle a più riprese, dall’appello “Politici ora basta”, fino all’attuale non-partito “Noi italiani”) in politica.
Dite di farlo per “disperazione”, “amore”, “perché l’Italia deve cambiare rotta”, “i politici non sono all’altezza”, “bisogna chiudere i rubinetti della mala erba, superando gli steccati dx -sin ”, “mettere al centro le persone vere e non i riti della vecchia politica”,“i problemi della salute, la sicurezza, la scuola, il lavoro sono rimasti senza risposta”, e via a filantropeggiare.
Non senza ragione, criticate Renzi e il suo governo, Marino e Pisapia, e perché ci si fidi di voi e del vostro patriottismo puro, mosso solo da passione civile, promettete l’eliminazione di qualunque conflitto d’interessi: “Cederò aziende e quote”, dite, e qualcosa la fate pure.
Ma – sapete com’è – non ci si fida lo stesso. Come l’esperienza Berlusconi insegna, amministrare un’azienda è ben diverso dal governare: abbiamo imparato a nostre spese che è un falso mito quello che l’imprenditore di successo sia capace di guidare altrettanto bene l’Italia o Roma o Milano. Come B. insegna, le ragioni che spingono un imprenditore a “scendere in campo, perché l’Italia è il paese che amo”, finiscono per essere sempre – più o meno esplicitamente – i propri interessi, gli affari, gli amici degli amici (o qualche magagna da risolvere). E voi, quanto meno di interessi e amici, ne avete parecchi. Ammesso e non concesso che siate in buonafede, fare soldi è la vostra natura (nulla di male, se sono fatti onestamente).
Con B. avete avuto rapporti di amore e odio, ma l’affinità elettiva è testimoniata da quella lettera di solidarietà a Romiti del lontano 1997, dopo la condanna in primo grado per falso in bilancio (Della Valle e Marchini, voi firmaste; Passera, allora Ad dell’Ambroveneto, giudicò la sentenza “una gran brutta notizia”), in cui si chiedeva di “escludere dal perimetro delle responsabilità operative i fatti che abbiano una rilevanza marginale rispetto alle dimensioni dei conti delle imprese”. Insomma, la depenalizzazione del falso in bilancio che poi B. fece.
E oggi è proprio lui, mettendo da parte frizioni passate, a indicarvi come suoi candidati ideali perché “ci vuole gente nuova contro la politica di mestiere”.
Cari Della Valle, Marchini, Passera, grazie della disponibilità e del vostro incalzare la politica, ma è difficile fidarsi. L’Italia, più che di sempre nuovi “Salvatori della patria” che scendono dai loro cavalli bianchi perché “il paese me lo chiede” (ma chi gliel’ha chiesto?), avrebbe bisogno solo di gente onesta e competente, che non alimenti il dubbio “perché è entrato in politica?”, per poi scioglierlo quando è troppo tardi. Saremo malfidati, ma abbiamo buoni motivi (e buone cicatrici), non credete? Un cordiale saluto.