IMU, TRISE, TARI, TASI, IMPOSTA SUL BOLLO: TUTTE LE PATRIMONIALI MASCHERATE CHE GIÀ PAGHIAMO

Massimo Fracaro e Nicola Saldutti per "Il Corriere della Sera"

Ci sono cose che difficilmente il Fisco ama chiamare con il giusto nome. La manovra economica appena varata ne è un esempio (anche se non il primo). Ricordate il dibattito, mai sopito, sulla necessità o meno di introdurre un'imposta patrimoniale per tagliare il debito pubblico che ormai ha raggiunto il 133% del Prodotto interno lordo? Confronti, convegni, dichiarazioni di principio. Formalmente la patrimoniale non è mai stata introdotta.

In nessun documento ufficiale, in nessuna legge, in nessun decreto, in nessuna circolare, in nessuna direttiva si legge questo termine. Eppure bastano alcune sigle, più o meno misteriose, e quello che molti dicono di non voler fare, di fatto accade. Nessuno vuole chiamarla così, ma comunque lo si veda, il terzetto delle imposte appena nate - la Trise (Tributo sui servizi), la Tari (Tassa sui rifiuti) e la Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) - rappresenta una forma molto ambigua di patrimoniale mascherata. Con buona pace dei rigoristi del vocabolario fiscale.

Le prove tecniche erano arrivate con la Tares, la tassa con la vita più breve nella lunga stagione delle imposte (appena un anno): ci sono 30 centesimi aggiuntivi per metro quadrato che a dicembre andranno versati. E che cosa è, se non una patrimoniale, un'imposta che si misura sulle dimensioni di un appartamento? Certo i professori di Scienza delle Finanze non saranno completamente d'accordo in punto di dottrina, ma già l'Imu rappresenta una forma di prelievo patrimoniale. Perché si paga in base al valore degli immobili e li tassa anche se non danno nessun reddito.

A pensarci bene, con il terzetto Trise-Tari-Tasi viene introdotta la patrimoniale comunale, visto che saranno i sindaci a fissare il livello dell'imposta. Certo la tassa rifiuti serve per coprire i costi della raccolta. Ma la Tasi? Non sembra esserci in questo caso un collegamento diretto tra prelievo e servizi erogati. Ricordiamo che servirà a pagare dagli stipendi della Polizia municipale all'illuminazione cittadina, all'arredo urbano. Non è, quindi, una vera e propria tassa.

Anche intorno al risparmio si sta esercitando la nuova strategia del Fisco per aumentare le entrate. Così l'aliquota per l'imposta sul bollo che colpisce gli investimenti finanziari - dai Bot ai Btp, dai fondi alle azioni, dai depositi vincolati alle obbligazioni bancarie - è gradualmente salita fino a raggiungere il 2 per mille.

Un'attenzione fiscale, quella riservata al risparmio, che non sempre lo tutela, come prevede la Costituzione. E, guarda caso, l'unica patrimoniale a viso aperto mai pagata dagli italiani fu il prelievo straordinario del 6 per mille su tutti i conti correnti introdotto dal governo Amato nel 1992. Una patrimoniale senza metafore che consentì all'Italia di evitare la deriva, ma che è stata oggetto di un duro confronto arrivato fino alla Corte costituzionale. Finora è l'unica imposta chiamata con il suo vero nome di patrimoniale.

E, strano ma vero, proprio in quell'anno fu inventata l'Isi, l'Imposta straordinaria sugli immobili. Poi sostituita dall'Ici che a sua volta ha lasciato il posto all'Imu, l'imposta municipale sugli immobili.

Secondo alcuni storici, come il professor Massimo Baldini, lo Stato italiano ai suoi albori aveva, addirittura, come imposta più importante una patrimoniale, quella che una volta si chiamava imposta fondiaria. L'ex ministro Giulio Tremonti, citando il Corso di Scienza delle Finanze di Luigi Einaudi nel 2009 sottolineò come l'imposta fondiaria rientrasse nelle «Imposte italiane sui redditi». Non una patrimoniale dunque, ma un'eccezione. Che negli ultimi anni si sta ripetendo troppo spesso.

 

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