LADRO GO HOME! - PER ARGINARE "IL GRILLINO" FARAGE LA VECCHIA CLASSE POLITICA INGLESE LANCIA IL "RECALL": UNA PETIZIONE PER MANDARE A CASA IL POLITICO INDEGNO
Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"
Se alla fine di aprile quel furbacchione del deputato conservatore Patrick Mercer non avesse avuto il buon gusto di dimettersi, alla Camera dei Comuni siederebbe ancora un parlamentare che, per sua stessa ammissione, accettava contanti dalle aziende per perorare la loro causa a Westminster. Ha avuto un sussulto di dignità e se ne è andato di sua spontanea volontà. E così nel collegio di Newark, roccaforte tory, si vota di nuovo oggi.
Ma questo andazzo, e cioè che un rappresentante del popolo una volta eletto possa decidere autonomamente se restare in carica o meno, pur in presenza di reati o di suoi comportamenti censurabili, sta per finire. La regina Elisabetta è andata a Westminster a leggere il tradizionale discorso con gli impegni annuali del governo. Atto formale: la sovrana non fa che esporre ciò che Downing Street le scrive.
Però la formalità è sostanza, sia perché ci sono le parole del capo dello Stato (la regina) che sono un timbro di solennità non aggirabile, sia perché c’è l’impegno della maggioranza politica che è un giuramento sull’azione dell’esecutivo nei prossimi mesi. L’intervento di Elisabetta assume un significato assai importante. E innovativo.
palazzo di Westminster - Houses of Parliament
Tutto il potere al popolo che vota. I deputati corrotti, i deputati spendaccioni, i deputati violenti e i deputati che si beffano della legge avranno di che soffrire. Da qui all’anno che verrà i Comuni discuteranno e approveranno una legge che è una solida arma puntata alla tempia dei politici dal codice etico traballante. Lo scranno se lo vogliono lo devono meritare prima e durante il mandato. Altrimenti a casa, con le buone o con le cattive maniere. O prendono atto e si dimettono. Oppure ci pensano gli elettori.
palazzo di Westminster - Houses of Parliament
La trappola è pronta ed è semplice. Un parlamentare «che si è reso responsabile» di offese, di atti sconsiderati, di crimini, se condannato anche a pena inferiore all’anno di reclusione, finirà sotto la tagliola del suo collegio. Basterà una petizione sottoscritta dal 10 per cento degli iscritti alle liste elettorali di quella circoscrizione da cui proviene per indurlo al passo d’addio. Certo, per evitare procedure di persecuzione o di vendetta la petizione passerà al vaglio dei Comuni.
Ma che gli stessi Comuni possano mettersi di traverso è assai difficile da pensare. Già la popolarità di chi siede a Westminster è in calo, se poi scattasse una sorta di solidarietà di casta manifesta allora il sistema rischierebbe. E non poco. Dunque, via all’iter legislativo del «Recall of MP’s Bill», ossia la revoca del mandato.
DAVID CAMERON IN TRENO CON LA SUA VALIGETTA ROSSA
Fosse stata in vigore nel 2009, ai tempi dello scandalo sulle note spese, l’aula dei Comuni si sarebbe svuotata. Ma fu proprio quella storia a spingere i liberaldemocratici nella direzione di una proposta così severa. I loro alleati conservatori hanno tergiversato un po’, ma adesso, con le elezioni politiche che si avvicinano, occorre coraggio.
Lo Ukip di Nigel Farage incalza e soffia sul fuoco della irritazione. Quindi serve il colpo di coda per ristabilire credibilità. Non è mai troppo tardi. Il collegio di Newark, con le suppletive di oggi determinate dall’abbandono del furbacchione Patrick Mercer sono un bel test. E l’annuncio della legge-tagliateste aiuta a spostare gli indecisi che sembravano intenzionati a regalare il seggio ai populisti. Forse se lo terranno i tory.