“LO SANNO TUTTI CHI VINCE...” - IN PIEMONTE, DOPO LO PSICODRAMMA DEM, VITTORIA ANNUNCIATA PER IL PRESIDENTE USCENTE DI CENTRODESTRA ALBERTO CIRIO – GLI SCAZZI TRA RIFORMISTI E PROGRESSISTI FILO SCHLEIN NEL PD HANNO PORTATO A IMPALLINARE LA CANDIDATURA DI CHIARA GRIBAUDO, UN TEMPO VICINISSIMA A ELLY DI CUI E’ STATA ANCHE LA COINQUILINA – I DEM HANNO TROVATO UN COMPROMESSO SUL NOME DI PENTENERO MA COL M5S SI E’ CONSUMATA UNA ROTTURA INSANABILE…
Marco Imarisio per il "Corriere della Sera" - Estratti
ALBERTO CIRIO CHIARA APPENDINO
L’età ormai avanzata ci permette di ricordare quando il Piemonte era ancora una regione contendibile. Mattina di sabato 16 marzo 2024. Assemblea regionale del Partito democratico, un centinaio di persone nella sala dell’Hotel Fortino, affittato per l’occasione. Sta per andare in scena una resa dei conti in nessun altro luogo d’Italia così cruenta.
L’ala riformista del partito, a farla breve i seguaci di Stefano Bonaccini, insiste per proporre alla presidenza della regione Daniele Valle, giovane esponente di una tradizione governista che dura da trent’anni. L’ala progressista che sostiene Elly Schlein ha lanciato invece Chiara Gribaudo, deputata di Borgo San Dalmazzo, provincia di Cuneo, vicepresidente nazionale e amica personale della segretaria.
Sono mesi che va avanti così. La base chiede da tempo una soluzione unitaria, il Nazareno ha supplicato entrambe le parti, «Fermatevi, o il partito esplode». Niente da fare. I fratelli coltelli erano Disneyland al confronto. Non c’è stato modo di evitare il duello. Ma sul palco non si vede nessuno.
I vertici locali sono chiusi in una stanza attigua. Attendono comunicazioni, da Roma. Quando ne escono, hanno facce scure. Il segretario regionale Domenico Rossi lancia uno sguardo preoccupato alla platea. E poi fa il nome di Gianna Pentenero, come candidata alle elezioni regionali.
Mai prima di quel momento l’assessora al Lavoro del Comune di Torino era stata indicata come una possibile soluzione. Oltre a un notevole spirito di abnegazione, le viene riconosciuta un’altra qualità. È una cuperliana, specie rara in Piemonte.
Non appartiene né all’una né all’altra corrente. Gli iscritti presenti si guardano perplessi. Scorrono minuti di imbarazzato silenzio, rotto da un applauso di circostanza.
All’uscita, entrambe le fazioni hanno il muso lungo.
alberto cirio sergio mattarella stefano lorusso torino
Mentre si mandano pubblicamente a quel paese l’uno con l’altro, gli esponenti della segreteria regionale esprimono la propria rabbia per una decisione calata dall’alto, una terza via che cerca di evitare una spaccatura che comunque esiste, e intanto tiene aperta la strada all’agognato dialogo con i Cinque Stelle.
Passano dieci minuti di orologio, e un commento sferzante della deputata pentastellata ed ex sindaca di Torino Chiara Appendino fa capire che di alleanza non se ne parla proprio.
Siamo pur sempre in Piemonte, la terra dell’odio primordiale tra democratici ed ex grillini. Qualche giorno dopo, verrà annunciata la candidatura autonoma di Sarah Disabato, che da allora non smette di girare in camper, spesso accompagnata da Appendino, con l’obiettivo dichiarato di fare proseliti tra gli scontenti del Pd.
Sono passati appena dieci giorni dalla candidatura di Pentenero, e il partito si ricompatta sulla formazione delle liste. Infatti, viene lasciato fuori Mauro Salizzoni, il mago dei trapianti che cinque anni prima, alle regionali del 2019, aveva attutito la sconfitta di Sergio Chiamparino raccogliendo la cifra record di diciottomila preferenze. «Resto un uomo di sinistra ma la mia carriera politica finisce qui» dice il settantaseienne chirurgo. Ma il suo ritiro non dura neppure una settimana.
Non appena viene indagato per voto di scambio Raffaele Gallo, esponente di spicco del Pd torinese, il partito esegue una rapida inversione a U e affida a una telefonata di Schlein il compito di convincere Salizzoni. Macchè candidato, capolista addirittura, con tante scuse.
Mentre si dipanava il cupo dramma del centrosinistra, il presidente uscente e in cerca di riconferma Alberto Cirio ormai da due mesi portava a spasso il suo volto sorridente e il suo eloquio forbito a congressi, feste, funerali e bocciofile.
giuseppe conte bacia chiara appendino e alberto cirio sta a guardare
La moderazione, le buone maniere e una spiccata tendenza all’ubiquità sono la sua forza. Albese, di tendenza e attitudine democristiana, coltiva la capacità di parlare con tutti. Al punto che la sua intesa con il sindaco democratico di Torino Stefano Lorusso è molto più che cordiale.
I rapporti tra le due principali cariche istituzionali della regione sono davvero amichevoli. Pure troppo, come lamenta qualche dirigente del Pd, che mette le mani avanti, imputando a questa collaborazione dichiarata sui principali dossier del capoluogo l’impossibilità di condurre una campagna elettorale credibile. Perché un capro espiatorio bisognerà pur trovarlo.
«Tanto lo sanno tutti chi vince…».
(...)
gianna pentenero 3sergio mattarella con fedriga, fitto, fontana e cirio