IL BALLO DI SIMONE/2 – IL MANAGER DELLA COOP LAVORAVA ALLA FARNESINA CON BOBO CRAXI QUANDO D’ALEMA ERA MINISTRO (2006-2008) – POSSIBILE CHE SIMONE ABBIA CONOSCIUTO IL POLITICO VIGNAIUOLO GIÀ IN QUELL’EPOCA – CON IL FIGLIO DI BETTINO UNA COLLABORAZIONE DURATA 7-8 ANNI
Giacomo Amadori per “Libero quotidiano”
Il super consulente per le relazioni istituzionali della cooperativa Cpl Concordia Franco Simone, arrestato il 30 marzo scorso, sembra pronto a vuotare il sacco. Per l’inchiesta napoletana sulla metanizzazione dell’isola di Ischia si tratta di ore decisive. Anche perché, come svelato da Libero la settimana scorsa, Simone ha chiuso il suo rapporto con Cpl in modo traumatico, con scambio di carte bollate. Ieri il suo avvocato, Maria Teresa Simone, era irraggiungibile, «a causa di un interrogatorio».
In mattinata dallo studio avevano annunciato un comunicato, che però non è stato diramato. L’argomento? Resta un mistero. In attesa degli sviluppi dell’indagine, Libero ha scoperto che Simone, l’uomo ragno della Cpl Concordia, aveva iniziato a lavorare con la coop modenese ai tempi in cui era uno stretto collaboratore del sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi. Stiamo parlando del biennio 2006-2008, quello del secondo governo Prodi, quando il capo ufficio dello stesso Craxi era un certo Massimo D’Alema. Qualche anno prima, Simone aveva puntato sui cavalli.
Li accudiva nella sua azienda agricola con maneggio in provincia di Latina (si è preso cura anche del campionissimo Varenne). Poi l’impresa fallì e Simone decise di scommettere su altri purosangue, quelli della politica: «È ovvio che ha avuto un vantaggio nel frequentare certi ambienti», concede Craxi con Libero.
«Ma questo non è un reato». Dunque la seconda vita del socialista Simone inizia in quei mesi alla Farnesina. Anche se Bobo nega che quel passaggio sia mai stato formalizzato: «Simone è stato un mio collaboratore per 7-8 anni, ma non risulta sia stato agli Esteri con me, non c’era nessun decreto che regolava i suoi rapporti con il ministero».
Tuttavia, come vedremo, sono diversi i testimoni diretti di quell’esperienza di Simone alla Farnesina e così alla fine Craxi si limita a escludere che D’Alema e Simone si siano conosciuti grazie a lui. Anche se risulta difficile da credere che quando Bobo e gli altri viceministri e sottosegretari si riunivano con il ministro D’Alema non ci fossero anche i rispettivi collaboratori.
«Non mi pare proprio», continua il figlio di Bettino, «non credo che il rapporto tra D’Alema e Simone sia nato ai tempi della Farnesina, penso che i due si siano conosciuti, come apprendo dai giornali, per la campagna elettorale del sindaco di Ischia del 2014».
In realtà, le intercettazioni ambientali rendono poco credibile questa versione, visto che in una conversazione dell’anno scorso Simone si rivolge a D’Alema con una certa confidenza: «Presidente buongiorno... senti ho parlato del nostro incontro con Roberto Casari (l’ex presidente della Cpl, ndr) al sindaco di Ischia che è un compagno di vecchia data, Ferrandino, Giosi Ferrandino, che è anche in collegamento con i 400 operatori alberghieri dell’isola. Siccome tu ci avevi accennato della tua produzione eccellente, lui sarebbe disponibile, quando vorrai, se vorrai e riterrai, di fare una specie di riunione degli albergatori più importanti e presentare il frutto del sudore della fronte».
A questo punto D'Alema richiede probabilmente il nome del candidato e Simone s’infervora: «Si chiama Giosi Ferrandino (…). Persona deliziosissima è, poi ti stima molto. Ti stimiamo molto Presidente, ciao (....). assolutamente lo assaggeremo a Ischia, allora. Ciao Presidente». Il dato storico e incontrovertibile è che D’Alema e Simone frequentavano la Farnesina negli stessi mesi e che in quel periodo il consulente ha iniziato a lavorare con la coop Concordia.
Per avere conferma di ciò è utile contattare un altro ex dipendente di Cpl, Dario Solari, ascoltato come testimone dai pm nel 2014. Agli inquirenti ha detto a verbale: «Simone nasce come segretario di Bobo Craxi. La Cpl è una realtà commerciale molto radicata politicamente, soprattutto in un certo contesto. Rimasi molto sorpreso nel vedere che loro della Cpl dialogavano con ministri, politici e amministratori a tutti i livelli».
Quindi ha aggiunto: «Sono stato io a presentare Francesco Simone al presidente Roberto Casari. Tra i due si è stabilito un rapporto strettissimo dal quale io in qualche modo sono rimasto fuori. Lo presentai a Casari quando la Cpl voleva affermarsi in Tunisia, i due “si innamorarono”, poi Simone fece aprire alla Cpl un ufficio a Roma. Simone mi fu presentato da Saro Munafò, ex segretario del ministro Claudio Martelli. Simone mi ha sistematicamente bypassato e per questa ragione ho gettato la spugna».
In effetti Solari ha lasciato Cpl nel 2011 e a Libero confida: «Quando lo portai in azienda, lui lavorava alla Farnesina, non so a che titolo e in che forma, ma una volta lo accompagnai personalmente al ministero». In quel periodo la coop cercava qualcuno che aprisse alla Cpl il mercato tunisino: «Un giorno eravamo tutti in Algeria, compreso il presidente Casari, e ci siamo spostati in Tunisia. Lì Casari e Simone si sono incontrati ed è partito il tutto. Poi io l’ho perso di vista perché si occupava di tutto meno che della Tunisia».
Ma chi erano i ministri e i politici a cui si riferiva Solari con i pm? «Dopo qualche settimana Bobo Craxi è venuto a fare un convegno da noi a Teramo ed è lì che lo conobbi. Ma anche altri hanno partecipato alle riunioni di bilancio della coop. Sicuramente Renato Brunetta, ma mi sembra pure lo stesso D’Alema. Mi pare nel giugno 2011». Solari rammenta che la Cpl insieme con Simone ingaggiò pure la sua compagna, l’avvocato Silvia Motta.
renato brunetta pierfrancesco pingitore
«La moglie aveva bisogno di lavorare e le hanno offerto un posto per supportare l’ufficio legale. Erano arrivati talmente tanto in confidenza (Simone e Casari, ndr) che si decise di dare una mano anche a lei. Ma non fu una mia idea, partiva tutto da Modena». Libero ha rintracciato anche Saro Munafò, ex capo segreteria dell’allora ministro socialista Martelli: «Simone lo rincontrai casualmente un paio di volte alla Farnesina, dove collaborava con la segreteria di Bobo Craxi, e quando la Cpl, di cui ero consulente, mi chiese un aiuto per entrare sul mercato tunisino, lo segnalai».
È la conferma: la carriera di Simone svolta grazie a quel suo fugace passaggio dal ministero degli Esteri, ai tempi in cui il reggente era D’Alema. In Tunisia Simone aveva aperto una società di consulenza, la Tunita, la cui mandataria era un’imprenditrice campana, attivista del Pd. Chiediamo a Bobo Craxi se ne sia mai stato socio e la risposta è evasiva: «Che mi risulti no».
Replichiamo che dovrebbe sapere se abbia partecipato o meno all’impresa: «Ho avuto dei rapporti stretti certamente, ma non mi sono mai occupato delle vicende di cui si sta parlando ora sui giornali», svicola. Torniamo alla carica: ha mai fatto affari con Simone? «Che cosa vuol dire affari? Non sono un ente pubblico», è il catenaccio dell’ex sottosegretario. Che, però, alla fine ammette: «Se ho collaborato alla nascita di Tunita? Io incoraggiai a suo tempo Francesco a sviluppare con quel Paese dei rapporti virtuosi.
La finalità di quella società non era quella di diventare un collettore di tangenti; comunque dopo quell’inizio insieme, io mi sono organizzato diversamente e ho fatto altro, ci siamo totalmente separati da quel punto di vista». Dopo l’esperienza nel governo Prodi, nel 2008, anche le loro strade politiche si divisero. Craxi non volle entrare nel Pd, mentre Simone iniziò a flirtare con i suoi esponenti: «Anche se non credo abbia preso la tessera».