INDULTI & INSULTI - IL “POPOLO” DEL PD CONTRARIO ALL’AMNISTIA

Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

«Guardi, io sto sempre in mezzo ai militanti. Sono un 'termometro'. Amnistia e indulto? Ecco, non sottovaluterei le reazioni della nostra gente. Nel 2006 furono molto dure». Raffaele Donini è segretario provinciale del Pd bolognese. E racconta di un travaglio. Perché un atto di clemenza - che è poi lo scenario su cui il partito combatte l'ennesima battaglia interna - suscita mille dubbi nella base dem.

Sarà forse perché «la legalità è di sinistra», come sostiene Matteo Renzi, scontrandosi con alcuni big democratici. O forse solo perché l'incubo è che un'amnistia contribuisca a salvare Silvio Berlusconi. Di certo, il tormento esiste. E si manifesta nei mille cinguettii che invadono Twitter o nei dibattiti che coinvolgono i circoli dem.

L'esperienza dei quadri intermedi è preziosa. Come il resoconto di chi ascolta ogni giorno gli iscritti. Ilaria Bugetti è segretario provinciale di Prato: «La verità? La prima cosa che mi chiede la gente è: 'Mica salverete Berlusconi?"».

Ecco, da lì si parte. Dai guai giudiziari del Cavaliere. Dal timore di un salvacondotto mascherato. Poi il ragionamento si allarga, mette in discussione la filosofia stessa della misura di clemenza. «Ricordo l'indulto di Mastella. Provocò nei nostri un bel contraccolpo. Ecco- sostiene Bugetti - anche ascoltando i nostri militanti c'è la consapevolezza che il problema delle carceri esiste. Ma penso che meglio sarebbe lavorare sulla depenalizzazione di alcuni reati. E sulle misure alternative al carcere».

Scorrendo i tweet e i post su Facebook si ricava un quadro sfumato. E la sfida congressuale non sembra favorire la serenità del dibattito. Al centro finisce il sindaco di Firenze. La sua stroncatura dell'amnistia spacca la galassia dem. Che reagisce così: «Ha ragione Renzi - scrive Santi Di Paola - Il problema si presenta periodicamente, quindi la soluzione non è amnistia e indulto». Oppure così: «Prima Grillo sulla clandestinità, poi Renzi sull'amnistia e indulto scrive Pietro Occhiuto - Per un po' di consenso facile non si guardano in faccia i problemi».

È una valanga di reazioni. E non si capisce cosa andrà a colpire. Per qualcuno Renzi è subalterno al grillismo: «Dovrebbe dire solo: scusate mi sono sbagliato! Ho voluto correre dietro a Grillo e sono andato a sbattere». «Il coraggio scrive un altro - si ha quando si fanno scelte impopolari. Dire no all'amnistia la chiamerei vigliaccheria ». E Giovanni Arena, su Facebook: «Bisogna fare l'amnistia sia per dare un senso di civiltà al Paese».

Ma quando si affronta il nodo più profondo - amnistia sì, amnistia no - i commenti virano. Bruscamente. «Indulto e amnistia sono impopolari - rileva Andrea - perché sono il trionfo dell'ipocrisia della politica». Per Matteo Sansalone, quindi, la contrarietà alla clemenza è «un sentimento diffuso, non solo prerogativa di Renzi».

La sensazione che registrano i vertici locali del Pd non promette nulla di buono. Ancora Donini: «I militanti sono sensibili ai diritti umani. Non sono 'ghigliottinari', hanno un giudizio abbastanza laico. Ma, certo, c'è il sospetto che serva a una persona sola. E che atti del genere deresponsabilizzino lo Stato rispetto ai problemi strutturali delle carceri».

Luigi Cimmino, invece, ha un'opinione diversa. Dirige la segreteria napoletana del Pd: «Non è ho ancora parlato con i militanti. Ma le parole di Napolitano sono state molto chiare. Il fondamento di giustizia, libertà e serietà sono patrimonio del centrosinistra. Magari alcuni provvedimenti nella pancia del corpo elettorale suscitano un commento negativo. Anche una tassa impopolare, ma necessaria e si fa».

Nel capoluogo campano, insomma, si respira un'altra aria. «Perché? Forse perché siamo a Napoli. E il Presidente della Repubblica è napoletano... È una battuta, naturalmente! ».

 

logo partito democratico napolitano renzi MATTEO RENZI E GIORGIO NAPOLITANOCivati Giuseppe BERLUSCONI CON LA MASCHERA DI GRILLO Clemente Mastella

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