INGROIA NON MOLLA: “LE VERITÀ DIMEZZATE SULLE STRAGI ITALIANE SONO IL RISULTATO DI UNA POLITICA DI CONNIVENZA CON LA MAFIA” - SHOW A VASTO DEL PM DI PALERMO: “CERTI AMBIENTI POLITICI SAPEVANO DELLA TRATTATIVA. ECCO PERCHE’ IN COMMISSIONE ANTIMAFIA SI È COMINCIATO A PARLARNE CON COSÌ TANTI ANNI DI RITARDO” - “IO IN POLITICA? NON SONO IN PROSSIMITÀ DI NUOVI INCARICHI PERTANTO NON RISPONDO…”
da il Sole 24 Ore
«Se non cambia anche la politica, la magistratura non potrà arrivare alla verità nelle aule giudiziarie». Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, uno dei titolari dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, lancia l'accusa dal palco di Vasto, durante un dibattito sulle stragi di mafia di 20 anni fa, organizzato dall'Idv. «Quando ho detto che abbiamo bisogno di un'altra classe dirigente - dice - è perché sono perfettamente consapevole che le verità dimezzate sulle stragi italiane sono il risultato di una politica di connivenza con la mafia».
Parole destinate a innescare nuove polemiche, di cui il pm sembra peraltro consapevole, pur sottolineando che le sue parole creano «scandalo» soltanto se pronunciate alle feste di alcuni partiti e non di altri. Ieri è tornato ad attaccarlo Maurizio Gasparri del Pdl, secondo cui Ingroia «ha altri interessi personali ed elettorali. à un militante di parte», mentre Md, la corrente cui il Pm aderisce, ha respinto l'accusa di voler «normalizzare» Ingroia ma ha rivendicato il proprio diritto di «mettere in guardia dalla crescente drammatizzazione che circonda le indagini palermitane, in quanto può diventare un fattore di rischio per l'accertamento della verità , che ha solo nel processo la sua sede naturale».
Ma ieri, a Vasto, i toni sono stati lo stesso molto forti. «Noi abbiamo il massimo rispetto per il presidente della Repubblica ma abbiamo l'ansia di sapere la verità - ha detto Luigi Li Gotti durante un intervento applaudito con una standing ovation - e lui ci deve rispetto. Quando Napolitano disse, in occasione dell'anniversario dei 20 anni dalle stragi, che bisognava scoprire la verità , noi - aggiunge con voce rotta dall'emozione - ci abbiamo creduto. Avremmo davvero desiderato che fosse così. Ma quando poi scopri che Mancino chiede aiuto al Quirinale per non fare il confronto con Martelli e chiede che si tolga l'inchiesta alla procura di Palermo, noi ci siamo sentiti profondamente offesi come cittadini».
Per Li Gotti la verità va costruita «centimetro dopo centimetro», ma il Colle non ha mantenuto le promesse e perciò, conclude il senatore dell'Idv che è anche componente dell'Antimafia, «siamo grandemente delusi». «Non tocca a me fare il difensore di Napolitano, che è difeso da mezzo Paese - osserva Ingroia -, ma quando Mancino venne intercettato non era noto che fosse indagato».
Quanto al conflitto di attribuzioni sollevato dal Quirinale per le intercettazioni indirette delle telefonate tra Napolitano e Mancino, dice: «Non ce lo aspettavamo» anche perché «non è previsto da nessuna parte che si debba procedere immediatamente alla distruzione delle intercettazioni irrilevanti». E a chi gli chiede perché non resta in Italia, invece di andare in Guatemala, per continuare ad accertare la verità sulla trattativa Stato-mafia risponde: «L'accertamento della verità non dipende solo da Ingroia. Se fosse dipeso da me, non avrei aspettato 20 anni e la verità l'avrei già trovata».
Insiste sul fatto che «certi ambienti politici» sapevano della trattativa e che perciò, poiché c'era «imbarazzo», in commissione Antimafia si è cominciato a parlarne «con così tanti anni di ritardo». Infine chiosa: «Io non cerco consensi. Se li cercassi sarebbe più facile occuparsi di coppola e lupara piuttosto che di collusioni tra mafia e colletti bianchi». E Infine: «Io in politica? Non sono in prossimità di nuovi incarichi pertanto non rispondo».




