ITALIOPOLI - SE FINO A IERI, DOPO GLI ENNESIMI SCANDALI, C’ERA CHI AVREBBE GIURATO DI FARLA FINITA UNA VOLTA PER TUTTE COL CALCIO, OGGI CI SIAMO GIÀ DIMENTICATI TUTTO E SIAMO TORNATI AD ESSERE PIÙ TIFOSI DI PRIMA - È COME PER LA POLITICA (E COME PER TUTTO IN ITALIA): POSSIAMO ESSERE STANCHI E INDIGNATI, MA ALLO STESSO TEMPO CI RISCOPRIAMO TIFOSI APPASSIONATI…

Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"

La mutazione del calcio italiano (in peggio, a giudizio di tutti e a prova di tifo) sta diventando molto interessante. E non parlo degli scandali fuori campo, degli arbitraggi, dei terreni da beach-soccer alla napoletana, ecc., di cui sappiamo. No. Parlo del rapporto che c'è tra il calcio giocato e il contenitore-calcio: da sempre le partite, belle o brutte che fossero, coinvolgendo emotivamente milioni di persone specie davanti alla tv erano servite da straordinaria arma di distrazione di massa.

Nel doppio uso strumentale di distrarre dal sistema-Paese fatiscente (versione aggiornata del solito "oppio") e di non far incentrare l'attenzione del consumatore pallonaro sulle nequizie del sistema rotondolatrico. Negli ultimi anni la successione incredibile di scandali interni al calcio e commisurati allo sfaldamento italiano complessivo sembrava aver destato un minimo di indignazione all'interno dell'ambiente pallonaro: di qui la versione politicizzata del "che schifo, il calcio è come tutto il resto" e quella ipercalcistizzata del "se è così, non vado più allo stadio".

Il tutto ovviamente fino a quando l'arbitro non rifischiava l'inizio della partita successiva della squadra del cuore (e del fegato) del tifoso ritratto "nello stadio della maturità" di cui ho grossolanamente tracciato l'identikit. Dunque indignazione contro tifo, con massiccia prevalenza del secondo. Mi sembra che ultimamente - ed è questa la mutazione profonda che avremmo sotto gli occhi se non prendo abbagli - si stia passando da "indignazione contro tifo" a "indignazione e tifo insieme", a una sorta di convivenza.

Nella sensibilità collettiva c'è questa difesa estrema del calcio e del tifo che prevede una coabitazione nella stessa persona di due atteggiamenti molto diversi. Da un lato gli scandali e la non funzionalità del pallone nostrano sono talmente evidenti da non poter evitare l'indignazione, per recitativa e spesso di parte che sia (i tuoi sono innocenti, gli altri colpevoli pressoché a priori, cfr. lo scandalo di Scommettopoli); dall'altro nessuno vuol rinunciare alla franchigia umorale del tifo, che si rinnova quotidianamente o alle brutte (senza Coppe...) settimanalmente.

Si sentirebbe deprivato di qualcosa in un Paese già trafitto dalle deprivazioni. Quindi il calcio giocato non esorcizza più gli scandali, come in passato, né ne subisce le conseguenze: semplicemente i due aspetti convivono in una sorta di piano indifferenziato di logica e logistica, a un livello di coscienza sempre più menefreghista. Se è così, per l'ennesima volta il mondo del pallone farebbe da cartina di tornasole ai più generali umori degli italiani offrendone una lettura politicissima.

Da Tangentopoli a Italiopoli vent'anni dopo, da un calcio che si indignava a uno che mescola l'indignazione al tifo come se niente fosse. E questo sembra valere un po' per tutto. L'incidenza delle prime sentenze di Scommettopoli - in attesa tutt'altro che fremente delle seconde - sull'andazzo del campionato? Vicina allo zero: sì, qualche giocatore in ballo, qualche altro assolto (sempre in termini di giustizia sportiva), allenatori condannati che comunicano ai giocatori per interposto telefono e relativo vice le disposizioni vanificando le sentenze per fasulle che siano, squadre penalizzate ma senza pathos...

Si convive con la degenerazione come se fosse un fenomeno naturale. Gli arbitri e la new entry dei giudici di porta che continuano a sbagliare sospettamente a senso unico (cfr. la Juve, è il suo momento...)? Tutto regolare, è così per le squadre al comando dalla notte dei tempi pallonari. Inter e Telecom condannate a risarcire Bobo Vieri con un milione di euro per l'indebito spionaggio nei suoi confronti? Uno scherzetto da niente, impervio da collegare con tutta la faccenda di Calciopoli su cui si vuole stendere il noto velo non pietoso ma opportunista: chi ricorderà che Tavaroli spiava anche Moggi "prima", ripeto cronologicamente e illegalmente "prima" di quando sono partite le intercettazioni legali (e poi manipolate) dello scandalo degli scandali?

Si andrà allo stadio sapendo di tutto ciò "come se" fosse irrelato dagli eventuali gol di Milito... Anche se poi lo stesso stadio di Milano contempla il mistero gaudioso di uno striscione interista a favore dell'avversario in panchina, pro-Zeman e la sua etica... Che non è solo anti-juventina, come si vorrebbe forse far credere, ma anti-imposture del potere, nel caso quello rotondocratico.

E la convivenza tra indignazione e tifo si trasferisce ora alla Nazionale di Prandelli, ricettacolo di perversioni alla vigilia degli Europei (clicca su Monti, Bonucci, Criscito, lo stesso Prandelli ecc.) e risurrezione del pallone nella "cavalcata" quasi vincente (clicca su Napolitano e tutti gli altri, fino a Balotelli ecc.).

Venerdì la Bulgaria, martedì Malta, con convocazioni di necessità per Pazzini e di investimento per Insigne. Nel livellamento generale, possono bastare anche i resti italiani, pur nel dubbio del giocatore più importante infortunato, De Rossi.

Ma è calcio patriottardo giocato lontano dal resto che si vuol far dimenticare oppure sono due facce della stessa medaglia? Bah... intanto la Roma gioca bene e vince mentre la Fiorentina gioca bene e perde, ma almeno si vede un po' di spettacolo sportivo e non solo televisivo, teatrale e non solo cinematografico, del calcio non consueto e quasi reagente alla consunzione generalizzata. Zeman for president, comunque vada.

 

OLIVIERO BEHA Bobo Vieri Twiga sab lug ph Riccardo Dalle Luche BEPPE SIGNORIstefano-mauriSTRISCIONE INTERISTA PRO-ZEMANprandelliZEMAN

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? È SUCCESSO ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO DEL PONTEFICE UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - IN TALE IPOTESI, NON DOVREBBE MERAVIGLIARE IL RISERBO DELLA SANTA SEDE: I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)